Ai nostri microfoni Jean Paul Fitoussi, esponente della teoria economica della nuova ecologia politica, parla della crisi che ha investito il pianeta e che ormai è diventata specificamente europea. L’economista francese è intervenuto al convegno “L’industria manifatturiera italiana e lombarda in una prospettiva europea”, promosso oggi dal Centro studi Economia applicata (Csea) dell’Università Cattolica, diretto dal professor Luigi Campiglio.

Nell’intervista il professore dell’Institut d’Etudes Politiques de Paris parla della trasformazione della crisi da ciclica in strutturale e, probabilmente della fine di un modello di capitalismo. In questa crisi l’Italia ha vissuto un andamento paradossale: fino al 1995 è stato il Paese con la crescita più alta d’Europa, ma dal 2000 è in stagnazione. Quindi la crisi, per l’Italia, è iniziata ben prima del 2008.

L’economista francese, tuttavia, non è pessimista sulla possibile ripresa italiana. Anche se, qui come altrove, i governi hanno scarsi margini di manovra. E un governo rischia di valere l’altro.

 

 

 

Nel corso del convegno sono stati presentati i risultati di uno studio dedicato al tema dell’innovazione tecnologica nel settore manifatturiero italiano e lombardo in relazione al contesto in cui l’azienda opera. Hanno partecipano al dibattito, tra gli altri, i professori dell’Università Cattolica Luigi Campiglio (a destra nella foto, con il professor Fitoussi), Maurizio Baussola, Carlo Bellavite Pellegrini, Enzo Rodeschini, direttore operativo Unioncamere Lombardia, Mario Melazzini, assessore Attività produttive, ricerca e innovazione Regione Lombardia, Eleonora Bartoloni e Lia Coniglio, ufficio territoriale per la Lombardia Istat, e Raffaele Malizia, direttore centrale per lo sviluppo e il coordinamento della rete territoriale e del Sistan, Istat.

Jean Paul Fitoussi e Luigi CampiglioIl settore manifatturiero, nell’ambito delle economie più avanzate, rappresenta circa il 90% della spesa privata in Ricerca e Sviluppo, contribuisce con la quota più significativa alla crescita della produttività e rappresenta circa il 70% del valore delle esportazioni complessive. In Italia il settore manifatturiero rappresenta un numero di occupati pari a circa 4 milioni di addetti, con una perdita di circa il 25% rispetto al 2001 e di circa il 33% rispetto al 1971.

Sulla base di queste considerazioni, il Centro studi di Economia applicata dell’Università Cattolica e l’Istat hanno deciso di avviare una collaborazione per sviluppare una ricerca centrata sul tema dell’innovazione tecnologica nel settore manifatturiero italiano e lombardo in relazione al contesto in cui l’azienda opera, caratterizzato, per esempio, dalla presenza di metadistretti industriali. Ne è scaturita la costruzione di una base dati il cui elemento distintivo è rappresentato dal fatto di considerare un periodo di tempo lungo dieci anni (2000-2010) e di incrociare le informazioni sulle performance innovative con quelle quantitative dei bilanci. Un arco temporale che offre spunti di riflessione interessanti per cogliere, da un lato, l’evoluzione delle caratteristiche strutturali del sistema produttivo italiano e, dall’altro, per meglio comprendere lo stato della reale capacità competitiva nello scenario globale.