“Meditate che questo è stato”: sono le parole di Primo Levi a cui la Repubblica Italiana ha dato seguito istituendo il 27 gennaio il “Giorno della memoria”, per affermare che non si deve dimenticare e per continuare a far conoscere gli orrori delle leggi razziali e dei campi di concentramento. L’Università Cattolica di Brescia ha in programma due iniziative per celebrare questo appuntamento annuale.
La prima è lo spettacolo “Al di qua del caos” di e con Gerardo Ferrara, Paola Papirio Cerutti e Alan Zamboni, promosso dalla libreria dell’Università mercoledì 27 gennaio alle ore 18. Lo spettacolo è tratto dal successo editoriale “Al di là del caos. Cosa rimane dopo Srebrenica” di Elvira Mujcic, giovane autrice bosniaca, al suo secondo romanzo, che si è rifugiata in Italia durante la guerra nei Balcani e si è laureata in Lingue e letterature straniere all’Università Cattolica. Il tema presentato è il genocidio di migliaia di musulmani bosniaci nella cittadina di Srebrenica durante la guerra civile del 1995. La Giornata della memoria non vuole ricordare solo le vittime dei crimini nazisti, ma vuole essere un momento di riflessione su tutti i massacri e genocidi che ci sono stati nel mondo per rendere consapevoli che, purtroppo, ci sono stati episodi anche dopo la Shoah.
In occasione di questa ricorrenza, la libreria ha allestito una vetrina a tema che propone una selezione di titoli editoriali relativi all’olocausto. La seconda iniziativa è la mostra “Le leggi razziste del fascismo italiano a Brescia” che resterà aperta al pubblico dal 25 gennaio al 5 febbraio ed è organizzata dall’Archivio Storico della Resistenza Bresciana e dell’età contemporanea dell’Università Cattolica in collaborazione con la biblioteca nell’aula Chizzolini della sede bresciana.
La legislazione antisemita rappresenta uno degli aspetti più bui della politica del regime fascista, «È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo» - cita la rivista La difesa della razza dopo l’emanazione delle prime leggi razziali nel 1938. Il 25 luglio 1938, il Segretario del Partito annunciò che l'attività principale degli Istituti di cultura fascista nei prossimi anni sarebbe stata «l'elaborazione e diffusione dei princìpi fascisti in tema di razza, princìpi che hanno già sollevato tanto interesse in Italia e nel mondo». E fino al 1944 continuarono a essere emanate leggi razziali a cui fecero seguito persecuzioni e deportazioni di migliaia di persone. È evidente che le leggi del ’38 non furono l’opera improvvida di un estemporaneo legislatore, bensì una tappa significativa e fondamentale dell’elaborazione di un pensiero razzista che si avvalse della propaganda e di tutti i mezzi di comunicazione.
La mostra dell’Università Cattolica vuole raccontare alcuni aspetti dell’applicazione delle leggi in particolare ai giovani studenti, perché fu proprio attraverso l’educazione delle nuove generazioni che il regime cercò di costruire quella che doveva essere una “fabbrica del consenso” e questi meccanismi agirono anche nella società bresciana in maniera più pervasiva di quanto si ritenga abitualmente.