Un paese in crescita - I risultati del rapporto danno conferma delle tendenze emerse negli anni scorsi: si riscontra un tendenziale aumento della popolazione residente in Italia rispetto al biennio 2006-2007, principalmente imputabile alla crescita della componente migratoria. Nel biennio 2007-2008 l’Italia presenta un saldo totale positivo e pari a +7,7 persone per 1000 residenti per anno, composto da un saldo naturale prossimo allo zero (-0,1‰) ed un saldo migratorio positivo (+7,8‰). Come nel precedente rapporto, l’unica regione con un saldo totale negativo resta la Basilicata (-0,7‰). Il saldo naturale medio del biennio 2007-2008 si è mantenuto costante rispetto al periodo precedente (2006-2007) e si attesta su livelli ancora di segno negativo, pur se prossimi allo zero. Infine si riscontra un lieve aumento dell’indicatore di natalità (+9,6 per mille) e mortalità (+8,7 per 1000).
Cresce anche la fecondità - Il confronto tra il tasso di fecondità totale (Tft) stimato per il 2007 e quello degli anni precedenti mostra come, per l’Italia nel suo complesso, continui la ripresa (seppur lieve) dei livelli del Tft imputabile sia all’aumento della fecondità delle donne in età avanzata che all’apporto delle madri straniere per le quali l’Istat ha stimato un tasso di fecondità totale sistematicamente superiore a quello delle residenti con cittadinanza italiana. Ciò nondimeno il tasso di fecondità totale si attesta su valori particolarmente bassi ed inferiori al livello di sostituzione (ossia quello, circa 2,1 figli per donna, che garantirebbe il ricambio generazionale). Secondo le stime più recenti, il tasso di fecondità totale si attesta, infatti, su un livello prossimo a 1,4 figli per donna in età feconda. Il numero medio di figli per donna nel 2007 ha mostrato una lieve ripresa ed è passato da 1,35 dell’anno precedente a 1,373. Da un punto di vista territoriale, i valori del Tft più elevati si registrano nelle province autonome del Trentino Alto Adige, mentre valori particolarmente contenuti sono stati osservati in tre regioni del Mezzogiorno (Sardegna, Molise e Basilicata).
Il tasso di fecondità totale calcolato con riferimento alla popolazione straniera è sistematicamente più elevato di quello riferibile alle donne di cittadinanza italiana: se si considera l’Italia nel suo complesso il primo è, infatti, pari a 2,4. figli per donna, mentre il secondo è pari a meno di 1,3 figli per donna. Infine in forte crescita, specie nel Centro-Nord, è la quota di nati vivi da madri straniere: quasi 15 nascite ogni 100 avvenute in Italia sono ascrivibili a madri straniere. Si noti pure che, in base ai dati sulla procreazione medicalmente assistita (PMA) forniti nel Rapporto, in Italia ogni 1.000 nati vivi 16,2 nascono da gravidanze ottenute con la fecondazione artificiale. Si noti anche, però, che, a fronte di una domanda crescente di PMA in Italia, il nostro Paese presenta un’accessibilità alle tecniche ancora molto bassa rispetto a quella di altri Paesi, dove con accessibilità, si intende l’interazione tra domanda offerta.
L’Italia continua a invecchiare – Anche il Rapporto 2009 mostra la tendenza all’invecchiamento della popolazione italiana, misurato dalla presenza di una persona al di sopra dei sessantacinque anni ogni cinque residenti (con punte regionali di oltre una ogni quattro in Liguria) e di poco più di una al di sopra dei settantacinque anni ogni dieci (il 9,7% del totale della popolazione del nostro Paese, con punte regionali di una ogni sette). Anche per l’invecchiamento della popolazione andiamo verso una complessiva convergenza delle regioni. Le donne sono la maggioranza, rappresentano il 53,8% della popolazione di 65-74 anni e ben il 62,8% degli over 75. Sono molti gli anziani che vivono soli: il 27,1% degli over 65enni vive in un nucleo monofamiliare, le donne rappresentano la schiacciante maggioranza degli anziani soli. A livello nazionale solo il 13,6% degli uomini con 65 anni e oltre vive solo, mentre tale percentuale è decisamente più elevata (e pari al 36,9%) per le donne. Questo è in gran parte imputabile alla maggiore mortalità maschile, che rende le donne in coppia più “predisposte” a sperimentare l’evento vedovanza e a vivere sole nell’ultima parte della propria vita.
Speranza di vita - Si confermano le tendenze degli anni passati, come il livellamento dell’aspettativa di vita di uomini (78,7 anni al 2008) e donne (84 anni al 2008), sempre più simile tra loro. Tra il 2006 e il 2008, infatti, la speranza di vita maschile è aumentata di 0,3 anni (da 78,4 a 78,7), quella femminile è rimasta ferma a 84 anni (è il terzo anno consecutivo che non cresce); di conseguenza il vantaggio femminile, che era di 5,8 anni nel 2004, si riduce (almeno nei dati provvisori) a 5,3 anni. Osservando i valori relativi al 2008 per gli uomini la Regione dove si vive più a lungo sono le Marche (79,6 anni), per le donne la provincia autonoma di Bolzano (85,1 anni); la Campania è, invece, la Regione dove la speranza di vita alla nascita è più bassa, tanto per gli uomini quanto per le donne (per i maschi è pari a 77,3 anni, mentre per le donne è di 82,7 anni).
Diminuisce la mortalità – Per quanto riguarda la mortalità per causa i dati definitivi del 2006 mostrano un calo generalizzato, rispetto al 2003, dei rischi per le principali cause di morte. Si conferma il divario tra Nord e Sud per quel che concerne le malattie del sistema circolatorio e i tumori che sono rispettivamente prima e seconda causa di morte in Italia: il Nord presenta rischi più alti per i tumori rispetto al Sud, mentre le malattie del sistema circolatorio colpiscono maggiormente, in termini di mortalità, le regioni del Meridione. Tra tutti si distingue, rispetto alla situazione nazionale, il dato della Lombardia, dove, per gli ultimi due anni analizzati, i tumori diventano la prima causa di morte.