Il suo nome evoca un noto gioco di strategia militare e non è un caso perché è stato creato proprio per soddisfare esigenze strategiche. Si chiama, Ris.I.Co, ed è un software in grado di indicare il rischio di infiltrazione criminale negli appalti pubblici. A presentarlo, in occasione della conferenza 'Cittadini, sicurezza e territori', è stato il centro di ricerca Transcrime, promotore dell'evento, che ha progettato e realizzato il programma in collaborazione con il Ministero dell'Interno. Usarlo è semplice: basta inserire i dati relativi a una gara d'appalto (contesto territoriale, tipologia di gara, caratteristiche dell'attività economica interessata ecc.) e sulla base di tre diversi indici il software dirà qual è il livello di rischio d'infiltrazione mafiosa. Più alto è l'indice più le forze dell'ordine dovranno vigilare. In pochi clic si può dunque indagare in modo mirato senza disperdere energie preziose.
«Produrre più sicurezza riducendo i costi - questo l'auspicio del direttore di Transcrime Ernesto Savona - perché i problemi relativi alla sicurezza possono essere individuati, previsti e prevenuti». Un obiettivo che è alla base dello sviluppo del concetto di hot spot ovvero pochi luoghi dove si concentrano molti reati: «Con questo termine – ha spiegato Savona - si indicano quelle zone che si caratterizzano per una concentrazione anomala ed elevata di reati di diverso tipo che può variare nel tempo e nello spazio. Un determinato territorio produce criminalità a seconda del giorno e dell’orario. Come dimostrano le ricerche effettuate a Oxford e a Napoli. A Milano, e gli ultimi casi di cronaca lo confermano, un esempio di hot spot si trova in via Padova. Un caso che ci interessa e di cui ci vogliamo occupare».
Molto interessato allo sviluppo del concetto di hot spot è stato il Ministro dell'Interno Roberto Maroni che, dopo il saluto del rettore Lorenzo Ornaghi, ha sottolineato la bontà della collaborazione del Viminale con la Cattolica e in particolar modo con un centro di eccellenza come Transcrime. «Una dimostrazione – ha detto – l’abbiamo avuta in occasione dell’analisi delle aree a rischio, uno studio molto importante che ci ha permesso di capire se anche l'Italia può essere soggetta a una rivolta delle periferie sulla stregua di quanto accaduto in Francia. L’applicazione del concetto di hot spot, che sfrutteremo, rappresenta uno strumento d’informazione molto utile soprattutto per i sindaci».
E alla conferenza la voce dei primi cittadini non è mancata grazie agli interventi del sindaco di Bari Michele Emiliano e del primo cittadino di Verona Flavio Tosi. Durante la sessione moderata dal giornalista del Corriere della Sera Massimo Franco, il sindaco del capoluogo pugliese ha spiegato nel dettaglio l'esperienza dell'Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità: «Un progetto che attraverso diverse esperienze educative vuole contrastare la pedagogia mafiosa mostrando ai giovani che il modello malavitoso non fa di loro dei vincenti. Anzi».
Il sindaco Tosi ha invece voluto sottolineare l'importanza del contributo dei cittadini nel contrastare la criminalità: «Nella nostra città la collaborazione funziona perché la gente sa che segnalando ciò che non va verrà ascoltata e che ci sarà una risposta da parte dell'amministrazione».
La conferenza è stata l'occasione anche per confrontare i modelli di sicurezza italiani con quelli esteri. Per l'occasione sono intervenuti Stephen Moore dell'università Anglia Ruskin di Cambridge e Amadeu Recasens i Brunet, ex direttore della Scuola di Polizia della Catalogna.
«In Inghilterra i cittadini pensano che vi sia più criminalità di quella effettivamente presente – ha spiegato Moore – e la risposta delle autorità è racchiusa in due parole chiave: rassicurazione e punizione. Far vedere che la situazione è sotto controllo ma allo stesso tempo mostrare che i reati, quando ci sono, vengono individuati e condannati».
Brunet ha invece ricordato come nella società catalana i problemi maggiori sono dovuti a quella che viene definita 'criminalità irritante' (sporcizia, degrado, scarsa vivibilità). Un problema principalmente di educazione civica davanti al quale le forze di polizia possono ben poco: «E’ una questione che riguardo soprattutto la politica che, per agire al meglio, deve disporre di strumenti adeguati. Per questo motivo le istituzioni non possono non investire su ricerca, sviluppo e tecnologia».