«In sei mesi abbiamo realizzato quello che credo resterà un volume fondamentale per tutti coloro che si occuperanno di Newman, uno dei più importanti intellettuali del pensiero cristiano»: così il rettore Lorenzo Ornaghi ha presentato il volume Una ragionevole fede, Logos e dialogo in John Henry Newman nel corso dell’incontro che si è tenuto lo scorso 29 ottobre nell’aula Moscati della Cattolica di Roma. L’opera, edita da Vita & Pensiero, a cura di Evandro Botto, direttore del Centro di Ateneo per la Dottrina della Chiesa, ed Hermann Geissler, direttore dell’International Centre of Newman Friends, raccoglie gli atti del convegno internazionale che l’ateneo a marzo ha dedicato alla figura del porporato inglese. Filosofo e teologo, uomo di Chiesa e grande comunicatore, pensatore originale e anticipatore del Concilio Vaticano II, Newman, oggi ormai vicinissimo alla beatificazione, va studiato da diversi angoli visuali.
Alla Cattolica di Roma, per inquadrare la grande e poliedrica personalità del cardinale Newman e a spiegare come risolse il conflitto “primordiale” tra fede e ragione, sono intervenuti il vescovo di Albano Marcello Semeraro, l’editorialista del Corriere della Sera Armando Torno e il senatore Marcello Pera. In platea, tra il pubblico, il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. «È proprio dalla peculiare prospettiva della ragionevolezza della fede che ritroviamo il tratto più attuale e significativo della riflessione del cardinale inglese», ha detto il rettore Ornaghi, richiamando il titolo del volume. «Di questo titolo suggestivo - ha sottolineato monsignor Semeraro - i curatori del libro danno una convincente spiegazione quando scrivono che in rapporto all'odierno scenario culturale il modello offerto da Newman è quello di una fede pensata e vissuta, protesa a rendere ragione di se stessa e pure di una ragione in tutto e per tutto aperta e disponibile all'accoglienza, comprensione e condivisione della verità, ovunque essa si manifesti e da qualsiasi parte provenga».
Per Armando Torno, «Newman, anticipatore per eccellenza, seppe prevedere già nell'800 il pericolo del relativismo, affermando con forza che una Verità esiste e che, al contrario, senza Verità tutto si annulla». Il vescovo inglese, ha proseguito Torno, «è completamente attuale anche per il suo modo di vedere il rapporto tra l'umano e il divino, per la sua sottolineatura dell’importanza delle fonti bibliche e per l'aggancio alla patristica, ma anche per le sue doti di comunicatore».
Marcello Pera ha ripercorso la storia del conflitto tra fede e ragione alla luce della impostazione galileiana dei due ordini “de fide” e “de facto”, per leggere e vivere la realtà. Secondo Galileo, c’è un unico Dio creatore che ha fatto in modo che i due ordini fossero compatibili e che non potessero mai contraddirsi. Ma questa è una tesi troppo ottimistica per Pera. «Il conflitto - a giudizio del senatore - è sanabile solo con un ritorno al tomismo o, meglio ancora, con la proposta di Benedetto XVI: allargare i confini della ragione. Una tesi che nasce proprio dalla proposta di Newman, che lancia un concetto di ragione più ampio, così ampio da comprendere tutto. Ragione allora non solo matematica e scientifica, non più concetto in esclusiva degli scienziati, ma ratio del bene e del male, della fede».