«Siamo qui per provare a risvegliare la causa di beatificazione per Ludovico Necchi, ferma dal 1975, anno della morte dell’ultimo postulatore. Con l’impegno e la preghiera possiamo farcela come testimonia il felice esito del processo riguardante Giuseppe Toniolo». Padre Luigi Cavagna, cappellano dell’Università Cattolica e assistente nazionale dell’Associazione Necchi, va subito al cuore della questione e, in apertura della sua relazione, spiega i motivi che hanno portato il Centro Pastorale e l’Associazione Ludovico Necchi a dedicare un appuntamento di Ad fontes ad occuparsi della vita e delle opere del co-fondatore del nostro ateneo.
«Una figura poco nota oggi ma non per questo meno importante – ha ricordato Agostino Picicco, autore del libro “Ludovico Necchi” – forse dovuta al fatto che la morte coglie il Necchi prima degli amici co-fondatori Agostino Gemelli, Armida Barelli e Francesco Olgiati. E proprio in occasione della sua scomparsa la città di Milano seppe tributargli grandi onori. Tuttavia – ha aggiunto Picicco – non bisogna dimenticare il ruolo fondamentale di Ludovico Necchi nel processo di conversione di Gemelli. Una conversione che Necchi indusse non a suon di prediche ma dando il suo esempio con la sua condotta irreprensibile e introducendogli la figura di San Francesco d’Assisi. Del resto lo stesso Agostino Gemelli amava definire Necchi come la sua spalla ‘discreta e necessaria’».
Monsignor Sergio Lanza, assistente ecclesiastico generale della nostra università, per ricordare il legame tra i due amici e il ruolo di Necchi nella conversione di padre Gemelli ha invece voluto ricordare un episodio significativo: Quando erano compagni di camera l’allora Edoardo Gemelli era incuriosito dal fatto che Necchi si alzava tutte le mattine all’alba per andare in un luogo misterioso. Una mattina si svegliò e gli chiese di portarlo con lui. Necchi, contento per questa richiesta, soddisfò la sua volontà: e andarono nella cappella».
«L’amicizia tra Necchi e Gemelli è un emblematico scherzo della Provvidenza. L’impetuoso e impulsivo Edoardo abbraccerà la vita monastica per diventare padre Agostino. Il cauto e tranquillo Ludovico, pur essendo terziario francescano e tentato di seguire la strada intrapresa dall’amico, invece scelse di rimanere allo stato laicale».
«Conservare le proprie specificità, fermo restando l’unità di missione, crea una sinergia funzionale al raggiungimento degli obiettivi. Questa università ne rappresenta la prova tangibile».
Necchi, che nella sua vita fu anche consigliere comunale provinciale di Milano, resta un alto esempio anche per tutto il mondo della politica come ha sottolineato il vice presidente della Provincia di Milano Umberto Novo Maerna: «I valori cattolici, di cui Necchi è stato un testimone di prim’ordine, sono sempre più difficili da ritrovare nella società attuale. Non facciamoci schiacciare dal degrado e difendiamola innalzando figure rette e giuste come Ludovico Necchi».
Esiste però un lato meno noto di Necchi, quello del soldato. A rievocarlo ci ha pensato il comandante dell’Esercito in Lombardia, generale Camillo De Milato. «Grazie al foglio matricolare ancora presente nei nostri archivi – ha spiegato il generale - abbiamo diverse notizie sul periodo militare del Necchi. Profilo ‘greco’, alto 1,68, fisico fragile, il giovane Ludovico grazie anche al suo elevato livello di istruzione riuscì a congedarsi con il grado di sergente. Lo scoppio della prima guerra mondiale lo costrinse a tornare sotto le armi con il grado di tenendo. In questo frangente diede prova di coraggio e alto spessore umano. Grazie al suo cagionevole stato di salute Necchi poteva ‘imboscarsi’ invece decise di rimanere in prima linea perché, per usare le sue parole, “i cattolici devono dare l’esempio”. La sua carriera militare terminò con la fine della guerra con il grado di Capitano, come suo padre».