Intrecciare riflessioni teoriche e narrazioni di buone pratiche per l’educazione dei bambini. È lo spirito del convegno promosso il 6 dicembre, alla sede bresciana dell’Università Cattolica, per iniziativa del Centro studi sulla vita familiare (Cespef), con il patrocinio del Dipartimento di Pedagogia e della facoltà di Scienze della Formazione, del Comune e della Provincia di Brescia. “Intrecciare reti di qualità… per far crescere i bambini”, questo il titolo dell’iniziativa, ha raccolto studenti, operatori, referenti e responsabili del settore prima infanzia di Brescia e provincia, ma anche di città come Bergamo, Mantova e Milano.
Gli spunti teorici e le esperienze hanno tematizzato l’infanzia di oggi, che necessita della presenza di adulti responsabili e coerenti per crescere in modo armonico e completo. Gli adulti in questione sono il genitore, l’educatore, l’insegnante, il vicino, il politico, il cittadino che con fantasia e creatività sappiano incontrare e ascoltare il bambino. Come ricorda i pedagogista dell’Università di Padova Giuseppe Milan un proverbio africano suggerisce che «per far crescere un bambino ci vuole un intero villaggio». Il nostro “villaggio” dovrebbe essere costituito da una rete di adulti che volgono lo sguardo nella medesima direzione: lo sviluppo del bambino. Come indicato dal pedagogista della Cattolica Luigi Pati, riflettere sull’infanzia costituisce un’importante occasione per iniziare a riflettere sul futuro. Il convegno pertanto ha inteso valorizzare buone pratiche, al fine di innescare percorsi di riflessività, in un’ottica di corresponsabilità tra agenzie educative ed istituzioni impegnate nella costruzione di una comunità educante.
Ed è questa comunità che il professor Milan auspica come autentica, pervasa da un atteggiamento di ospitalità che accoglie e integra ogni persona. Ciò è possibile soltanto se ciascuno impara a coltivare l’arte di invitare l’altro, di so-stare con l’altro. Questo intreccio di relazioni, suggerisce Domenico Simeone, docente di Pedagogia in ateneo, potrebbe essere letto attraverso la categoria del dono, che sospinge gli adulti a tessere reti che non trattengano e imbriglino la persona, ma permettano di allargare le maglie grazie alla fiducia nell’altro. In particolare, questo può avvenire nell’ambito familiare, luogo per eccellenza delle relazioni, che dall’intimità della casa dovrebbero essere disposte ad aprirsi anche all’esterno, al fine di “tessere reti di responsabilità” comunitarie.
Susanna Mantovani, pedagogista all’Università Milano-Bicocca, ha evidenziato la rilevanza di una rete che nel nostro Paese ha assunto una significativa qualità e pregnanza: il sistema di servizi per infanzia e famiglia, che si qualifica come “espressione virtuosa di legami”. Alla logica della rete non sfugge nemmeno la progettazione architettonica di questi servizi, che risponde in maniera concreta alla concettualizzazione dell’importanza di fare rete, di tessere relazioni. In particolare, lo sforzo comune dovrebbe essere orientato a coltivare il rapporto con i genitori, accompagnandoli verso l’assunzione di consapevolezza della propria responsabilità, infondendo loro fiducia, in una logica di corresponsabilità educativa e di reciproco riconoscimento di competenze.
Monica Amadini, docente di Pedagogia alla sede bresciana, ha introdotto la presentazione di alcune esperienze positive ribadendo la capacità dei servizi di attivarsi per allargare e dare senso alla rete, configurando una “trama paidetica”. Ai nostri giorni le reti per l’infanzia devono essere in grado di aprirsi a nuove sfide e inediti bisogni delle famiglie e al tempo stesso devono permettere di attivare e valorizzare le risorse familiari. La corresponsabilità non è auspicata esclusivamente a livello teorico, ma deve essere sostenuta da precise azioni: l’adozione di un approccio sistemico e integrato; l’abilità di costruire una grammatica comune dando voce ai significati; l’aver cura della continuità per permettere al bambino di costruire e assemblare i propri tasselli identitari. La Amadini ha quindi introdotto alcune esperienze di rete, attinte a livello locale, nazionale e internazionale, dal momento che negli ultimi anni in ambito europeo e in Italia sono stati avviati molteplici servizi innovativi per l’infanzia, connotati da approcci integrativi e dalla capacità di attivare reti tra diversi soggetti ed istituzioni (ne riferiamo qui a lato).