di Alessia Silipigni *
Radical Choc è il titolo a effetto che Raffaele Alberto Ventura, analista per il Groupe d'études géopolitiques di Parigi, ha usato per il suo ultimo libro. Secondo l’autore, la mancata realizzazione delle promesse della scienza ha portato a una progressiva sfiducia nei confronti dei competenti. Le motivazioni vanno individuate nel lungo periodo, ma è soprattutto nell’ultimo mezzo secolo che il meccanismo è tornato a incepparsi, dando inizio a una vera e propria crisi di legittimazione. La storia continua a riproporsi, cambiano gli scenari, gli attori e i mezzi. Le dinamiche restano però quasi sempre simili, perché la perdita di fiducia nei competenti può essere interpretata come il riemergere di tendenze più generali, che si ripropongono ciclicamente.
La necessità di competenti si è manifestata in maniera ancor più evidente con la crisi Covid-19. Si è portati a chiedere ai competenti di trovare risposte soddisfacenti e possibili soluzioni. Ma il mancato adempimento delle promesse e la delusione delle aspettative portano a un senso di sconforto e a una disillusione nei confronti di chi avrebbe dovuto occuparsene.
Luca G. Castellin, docente di Storia del pensiero politico internazionale alla facoltà di Scienze politiche e sociali, mette in luce un problema legato al compimento delle richieste: la sicurezza si basa su fondamenta fragili e «il competente può non saper rispondere alle sfide non per mancanza di competenza ma per interesse specifico». Anche l’esperto, in altre parole, può mostrare la sua fragilità se mosso da interessi personali. Ma l’interesse specifico dell’uomo, aggiunge Ventura, non è l’unica causa della degenerazione della competenza, che può essere dovuta anche alle “dinamiche delle organizzazioni”.
Le organizzazioni si reggono, infatti, su regole, procedure, gerarchie rigorosamente disciplinate. Il rispetto di queste può trasformarsi nell’obiettivo principale di queste realtà, facendo perdere loro di vista le finalità originarie. Le grandi organizzazioni dei competenti vengono contestate proprio nel momento in cui non sono realizzate le promesse di sicurezza. E oggi è automatico mettere in discussione i limiti della burocrazia rispetto all’incapacità di produrre i risultati attesi. Le difficoltà della burocrazia si manifestano nella scelta tra i diversi rischi da cui deve proteggere i cittadini. Una pandemia rientra tra gli immaginabili eventi catastrofici che si sarebbero potuti realizzare in futuro anche se, per Ventura, in questa scelta dei rischi la società «seguirà sempre la priorità del momento». Infatti, «il rischio è diventato l’ecosistema nel quale viviamo» e questo porta a pretendere un’efficace gestione della propria sicurezza da parte dei competenti.
Si vive nella continua illusione di riuscire a imparare dagli errori passati, di essere abbastanza informati per riuscire a governare i possibili scenari futuri e, invece, ancora oggi siamo piegati di fronte all’evidenza che non si smette mai di imparare. La dipendenza dai competenti resta necessaria di fronte all’indeterminatezza della situazione e sebbene stia subendo un graduale indebolimento, oggi è possibile sperare che possa lasciare in eredità alcune risposte per riuscire ad affrontare con lungimiranza quello che riserverà il mondo di domani.
* studentessa del corso magistrale di Politiche europee e internazionali, facoltà di Scienze politiche e sociali, Università Cattolica, campus di Milano