di Edith Danae Metelli *
Molti studenti per le loro esperienze all’estero ambiscono città come New York, Londra, Parigi, Hong Kong, metropoli molto “in” sia per la cultura che per gli affari. Io invece ho scelto il Cairo senza sapere che ne sarei rimasta tanto affascinata. Quando mi hanno comunicato che sarei partita per uno stage presso l’istituto del Commercio estero nella capitale egiziana, per ultimare il master in International Relations di Aseri, sono rimasta senza parole e l’ansia è incominciata a crescere. Mi spaventava la diversità culturale tra Occidente e mondo mediorientale ma nel contempo mi attraeva la cultura e la lingua araba che studio da ormai sei/sette anni. Dopo il mio stage al Cairo posso dire di essermene innamorata.
Appena uscita dall’aeroporto, ho avuto lo shock di chi, per la prima volta, si imbatte nello smog e nella sporcizia delle strade. Ma in pochi giorni sono andata oltre, cominciando a cogliere i lati positivi. La gente è sempre disponibile. Ho trovato persone che mi hanno aiutato a cercare la casa, mi hanno dato consigli sui i luoghi da evitare e quelli da visitare, fino alle informazioni della sopravvivenza quotidiana: dove fare la spesa e come risparmiare. E poi lo stage.
Inizio non facile, ma poi è stato un crescendo. Affiancavo il vice-direttore nello svolgimento di pratiche di supporto alle aziende italiane che vogliono investire in Egitto. Mi sono occupata soprattutto del settore tessile e di quello agro-alimentare per cui stilare report e completare analisi di settore. Forse non c’entra molto con il mio background di studi linguistici, ma il lavoro mi ha affascinato. E mi ha permesso di approfondire le mie conoscenze sulla situazione economica dell’Egitto e sulle riforme intraprese dal Governo negli ultimi anni. Il vice-direttore mi ha coinvolto anche nelle fiere internazionali, dove di solito si va alla ricerca di nuovi partner per le società del nostro Paese oppure di compagnie italiane che non sono ancora registrate presso Ice. Una formidabile occasione per incontrare persone e imprenditori che lavorano nell’ambito del commercio, scambiare idee con loro e acquisire nuove conoscenze.
Il lavoro non mi ha impedito di guardarmi intorno. Non avevo tanto tempo per visitare la città perché tre volte alla settimana frequentavo un corso di egiziano colloquiale. L’arabo classico che ho studiato non mi consentiva di comunicare con l’uomo della strada che parla un dialetto e spesso non parla inglese. Ora invece ho tutti gli strumenti per prendere un taxi o fare la spesa. Finito lo stage di tre mesi, ora mi piacerebbe trovare un lavoro al Cairo che mi permetta di toccare e assaporare fino in fondo una realtà che è piena di risorse. Ho visitato molti posti nel mondo, ma la città che ho incontrato, con i suoi lati positivi e negativi, mi ha stregato, anche se la povertà è molto diffusa. E, anche se quando camminavo per strada, mi sentivo ancora straniera, almeno per il modo di vestire, ho imparato a rispettare i costumi locali. Un piccolo sacrificio per integrarmi al massimo in questo Paese.
* 28 anni, diplomata al master Aseri in International Relations 2009-2010