di Arianna De Vittorio *
Se dovessi dire cosa ricordo con nostalgia penso ai bambini in lacrime il primo giorno di scuola perché non volevano separarsi dai genitori, ai ragazzi che inseguivano il pallone per ore, alle ragazzine che cantavano le filastrocche battendo le mani o saltellando su un piede. Poi penso a una bambina a cui mi sono affezionata tantissimo, Maria: orfana di padre e abbandonata dalla mamma vive con lo zio e un cugino che chiama fratello. Le suore la aiutano, ma quello che vedevo nei suoi bellissimi occhi a mandorla ogni volta che la prendevo in braccio era la voglia di calore, di affetto. Da lontano Maria la mattina mi vedeva uscire e mi veniva incontro allargandomi le braccia, come per dire: «Eccomi». In situazioni come queste i bambini hanno cosi bisogno di coccole che le chiedono con forza ed è difficile negarle. Ricordo poi la scena in orfanotrofio ad Addis Abeba: i bambini, quando hanno capito che stavamo per andare via, si sono schierati contro la porta impedendoci di uscire e chiedendoci di restare.
Ho imparato tanto e ho smontato i miei pregiudizi “europei”: gli etiopi non avranno le nostre possibilità economiche ma hanno i nostri stessi sogni e i nostri stessi sentimenti. Non si sceglie dove nascere, non si sceglie la città, la famiglia, la casa, ma si nasce e basta. Gli etiopi sono un popolo gioioso, sorridono tantissimo e hanno molto rispetto per l’altro. Il saluto etiope non è un freddo “ciao”, ma, a seconda della confidenza, una stretta di mano, un abbraccio o tre baci sulla guancia. Un’opportunità unica, di crescita personale, in cui ho conosciuto persone stupende e incontrato un popolo orgoglioso di sé e della sua storia, umile nel ricevere e felice nel dare. L’Etiopia resterà per sempre nel mio cuore, una terra con cui mi sentirò per sempre “gemellata”, in cui ho lasciato un pezzo di me. Per questo, un giorno, spero di poter tornare.
* 24 anni, di Gallipoli (Le), laureanda nella laurea magistrale in Psicologia dello sviluppo e della tutela dei minori, facoltà di Psicologia, sede di Milano, collegio Paolo VI