di Andrea Giurdanella *
«Sarà possibile farlo? | Sarà facile riuscirci? | Sarà quello che voglio? | Scopritelo insieme a me | lungo le pagine di una | stupenda expérience française...». Con queste parole si apre l'“Expérience Nantaise”, il mio quarto libro di poesie pubblicato qualche settimana fa, nel quale racconto la mia esperienza dell'Erasmus che ho vissuto a Nantes, in Francia, da gennaio a giugno di quest'anno. Un'esperienza davvero unica che consiglio a chiunque di fare nel proprio percorso accademico per arricchire il proprio bagaglio culturale e per dimostrare a se stessi la propria capacità di mettersi in gioco.
Nantes è veramente accogliente, così come i suoi abitanti, ed è assai diversa dalla metropoli romana, così caotica e stressante. Mai mi sarei aspettato di essere ricevuto con tanta cordialità alla Maison delle relazioni internazionali. Sono stato ospite presso una Cité U, dove soggiornano centinaia di ragazzi universitari (tra cui tantissimi studenti Erasmus) tra cui ho conosciuto molte persone con cui ho stretto un'amicizia sincera e spontanea. Come è ovvio che sia, i primi giorni hanno presentato qualche difficoltà, anche a causa della necessità di abituarsi a tradizioni diverse: mai potrò dimenticare la prima sera di permanenza in cui, entrando in cucina, notai un francese prepararsi il suo abituale pasto a base di spaghetti (totalmente scotti e non conditi) e hamburger, il tutto in un solo piatto e ricoperto da un filo di ketchup. Al solo pensiero ancora oggi rabbrividisco. Credo proprio che non meriterei di essere tacciato di sciovinismo se affermassi che noi italiani da un punto di vista gastronomico siamo di un altro pianeta!
Durante la mia permanenza a Nantes ho frequentato quattro reparti presso tre diversi nosocomi della città: all'hôpital Laënnec mi sono occupato di Endocrinologia, all'hôpital mère-enfant ho invece affrontato, per un intenso mese, l’Onco-ematologia pediatrica; ho inoltre avuto modo di toccare con mano, all'hôtel Dieu, la Gastroenterologia e la Chirurgia digestiva (tengo a precisare che quest’ultimo è il tirocinio che ho apprezzato maggiormente).
Ripensando alla jolie Nantes, non posso non rimembrare il tintinnio del tram durante il suo percorso lungo la ligne 3, che da Longchamps conduce a Hôtel Dieu, le classiche serate Erasmus tra le viuzze di Bouffay a sorseggiare una bière o a gustare una crêpe, i sabati sera trascorsi nei pub a ridere e scherzare, le riunioni di 15 persone in stanze che a malapena ne potevano contenere 4 o 5, nonché le serate al cinema katorza trascorse a vedere di frequente film in lingua originale, ma con sottotitoli francesi. Non posso inoltre dimenticare i brevi, ma intensi week-end trascorsi a Parigi, a Mont Saint-Michel, a Normoutier e a Rennes con persone davvero uniche che porterò sempre nel cuore. E dunque, «Nel mio viaggio | di ritorno | quante cose ho visto | quante cose potrò raccontare | quante cose ho vissuto | Avventura conclusa | in un'unica giornata | e speranzoso di riviverla | presto... presto»
* 22 anni, quinto anno di Medicina e Chirurgia, sede di Roma