di Glenda Maggio *
Un posto incantevole e incantato in cui avrei voluto rimanere molto di più. Più del semestre che ho trascorso alla University of Western Australia (Uwa) a Perth, nell'estrema Australia occidentale, grazie al programma Exchange. Volevo rimanerci di più perché è stata, fino a ora, l'esperienza di vita più intensa e bella che io abbia mai vissuto. Non semplicemente per i bellissimi posti e paesaggi che ho avuto la grande fortuna di visitare, da Melbourne a Sydney, da Margaret River ad Albany fino a Rottnest Island, spingendomi fino all'Indonesia con Bali, Kuala Lumpur e Langkawi, la Malesia e le isole Hawaii. Ma soprattutto per le conoscenze che ho fatto e le persone che ho incontrato, con le quali ho stretto un forte legame di amicizia che oggi conservo e coltivo ancora.
Amici provenienti da Stati Uniti, Australia e alcuni Paesi europei, mi hanno permesso di capire come si possa davvero vivere uno scambio all'estero e confrontarsi sulle varie differenze culturali e linguistiche senza però essere distanti dai medesimi valori e modi di concepire la vita e le relazioni interpersonali.
Non nascondo che la mia esperienza all'università australiana ha incontrato qualche difficoltà iniziale: ho dovuto velocemente abituarmi a un sistema universitario completamente differente dal nostro: voti in percentuale, assignments e lavori di gruppo settimanali, partecipazione a lezioni tutorials e lectures con centinaia di studenti. E le difficoltà sono state accentuate dalla lingua inglese, nonostante io fossi già in possesso di adeguate skills linguistiche prima della mia partenza. Pensavo che i professori avrebbero apprezzato il mio sforzo linguistico e accademico tenendone conto nella valutazione finale. Non è stato così. Hanno sempre agito giustamente secondo il principio dell'uguaglianza e per tutte le 13 settimane di lezione non hanno mai fatto alcuna differenza tra me e gli altri studenti. Grazie anche a questo, sono riuscita alla fine ad adattarmi e a rispettare i loro "ritmi" di studio e parametri di valutazione.
Cosa dire invece dell'Australia? Per me è il nuovo "Eldorado", soprattutto se devo paragonarla alla nostra realtà nazionale: popolata da soli venti milioni di persone e trentasette volte più grande l'Italia. Qui le regole vengono rispettate, la gente è sorridente ed estremamente proiettata al prossimo e alla collettività, koala e canguri, ma anche altre innumerevoli specie animali, riempiono e abbelliscono gli immensi spazi verdi curati. Un posto dove il voto elettorale del singolo cittadino non è solo un diritto ma è considerato un dovere, obbligatorio e punibile con sanzioni in caso di inadempienza. Trovare lavoro non è così difficile come nel nostro Paese, né è necessario avere delle conoscenze come le intendiamo noi per poter fare carriera e la burocrazia non impiega anni per sbrigare le quotidiane pratiche e procedure previste dalla legge. Ciò che davvero mi ha colpito non é solo la meritocrazia, che sta alla base della struttura socio-economica australiana, ma soprattutto il rispetto dei principi sociali, che viene avvertito ogni giorno nelle più svariate circostanze: alla posta, allo stadio, dal panettiere o all'università.
Ma dell'Australia mi porto a casa più di tutto le persone: sono loro ad avermi insegnato di più. Perché i libri, i progetti di gruppo, gli esami o la stesura della tesi non sono sufficienti, seppur necessari, a completare un percorso di studi universitario. Un'esperienza all'estero può fare la differenza, se vissuta intensamente, per aprire i propri occhi sul mondo ed apprezzare le numerose differenze tra "noi" e "loro".
* 23 anni, studentessa del secondo anno di laurea magistrale in Scienze linguistiche per il Management internazionale, facoltà di Scienze linguistiche, sede di Milano