di Laura Andreani *
La prima impressione di Perth sono i dieci infiniti minuti prima di atterrare, la sensazione di non voler toccare terra e affrontare ogni novità.
La prima persona che incontri all’aeroporto che sembra fredda e distante, e poi diventerà la tua amica di sempre.
Lo strano accento australiano, le incomprensioni.
La luce che salta in camera la prima sera, nessuno a cui chiedere aiuto.
La meraviglia dei posti opacizzata dalla mancanza della propria famiglia, degli amici di sempre.
La prospettiva di sei lunghi mesi appena arrivati.
E poi il nuovo numero di telefono, la nuova connessione internet, la tessera per i trasporti pubblici, il nuovo badge universitario, la fila in comune per la “proof of age card”.
Ma dopo appena due settimane, una nuova Perth appare.
È il Central business district di una città cosmopolita e a misura d’uomo nello stesso tempo.
Il campus universitario che diventa quotidianità, i mille club sportivi a cui partecipare, le cheerleaders e i ragazzi che giocano a tennis, soccer e football fino al tramonto.
La University of Western Australia (Uwa) che domina nell’incontaminato campus universitario. I pavoni che camminano tra gli studenti. I pranzi seduti tutti insieme in mezzo ai prati.
La disponibilità dei professori e la loro professionalità. Corsi impegnativi ma estremamente stimolanti. La burocrazia veloce, l’ufficio internazionale sempre aperto, persone sorridenti e disposte ad aiutarti.
L’orientation per gli exchangers dove conosci studenti da tutte le parti del mondo e con cui trascorri intere settimane prima dell’inizio delle lezioni. E, improvvisamente, ti accorgi di aver trovato una famiglia.
La gentilezza degli australiani. L’armonia sui bus dove ogni persona che scende alla fermata ringrazia e saluta l’autista.
Sentirsi al sicuro in città. Non aver paura di camminare soli la notte.
Il flat white che sostituisce il solito espresso dopo pranzo, il curry in ogni pietanza, pane burro e yogurt greco a colazione.
Trascorrere giornate intere a Cottesloe, beach volley e frozen yogurt alle 4 p.m. al Red Spoon.
Il weekend che ti offre sempre un viaggio da fare e qualcuno con cui condividerlo.
I 4,500 km on the road al Nord nei dieci giorni di study break e lo sbalordimento di fronte a Shark Bay, Coral Bay e Karajini National Park. Campeggiare nell’outback ammutoliti davanti alla potenza della natura.
I canguri che attraversano la strada, i koala sugli alberi, i pellicani, i wombat ed i cigni neri a Matilda Bay.
Rottnest Island per una giornata di bicicletta e snorkeling.
Visitare il sud, le sue grotte, wine e chocolate tasting a Margaret River dall’alba al tramonto.
Decidere all’ultimo di fare skydiving con qualche amico senza averlo programmato.
La “Gold Coast” prima di rientrare in Italia.
Perth, che se vai a correre la sera a Matilda Bay puoi vedere i delfini.
Che l’oceano è davanti casa e alle cinque c’è lezione di windsurf.
Che se ho un problema, «provo a bussare alla sua porta».
Che se non capisco, chiedo.
Che gli amici arrivano in camera tua a tutte le ore.
Che l’umorismo australiano inizia a farti ridere.
Che nelle differenze culturali trovi somiglianze e punti in comune.
Che gli amici rimarranno anche quando lontani.
Che l’inverno non esiste.
Che quando smetti di pensare inizi a sentire il rumore dell’Oceano.
Che Perth è casa, il tempo è volato ed è già ora di rientrare.
* 23 anni, di Milano, facoltà di Economia, sede di Milano
UCSC Exchange Network alla University of Western Australia, Perth