Per la seconda volta Mooc. Parte il 26 febbraio la nuova edizione di Managing International relations, il corso dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica (Aseri) erogato con un occhio all'innovazione didattica. Il programma si basa, infatti, sul sistema del Massive Open Online Courses (Mooc), pensato per la formazione a distanza e fruibile online.
«Il Mooc Managing International relations è pensato come uno strumento propedeutico per dare delle basi nozionistiche, didattiche e anche operative per operare a livello internazionale» afferma il professor Aldo Pigoli, coordinatore scientifico del progetto. «È rivolto agli studenti, ma anche a chi è già inserito nel mondo del lavoro. Managing è il concetto di fondo: mira a dare strumenti di capacità gestionale operativa nell’ambito ampio delle Relazioni Internazionali, relazioni economiche, politiche e geopolitiche. Il Mooc ha una sua autonomia, ma svolge al meglio la sua funzione se considerato come propedeutico per accedere poi alla seconda fase, la summer school e-learning che si terrà tra giugno e luglio».
Quali sono le novità di questa seconda edizione Mooc? «Abbiamo cercato di gestire al meglio il tema dell’interazione tra i partecipanti, un aspetto cruciale in ogni Massive Open Online Course. Generalmente, questi strumenti agiscono su due livelli di interazione: uno tra i docenti e i discenti e l’altro tra i corsisti. Per quel che riguarda i contenuti, che vengono confermati, sono stati aggiornati i materiali forniti. La struttura è invariata: dai feedback della scorsa edizione infatti, abbiamo rilevato che il modello funziona. Modifiche sostanziali, invece, verranno approntate al corso e-learning».
Quali sono i vantaggi di questo approccio didattico? «A livello generale, il sistema Mooc permette di accedere in maniera semplice e immediata a esercitazioni, materiali didattici e di approfondimento. In più, i contenuti sono fruibili in ogni momento della giornata, senza vincoli di orari o impegni. Infine, permette di creare un rapporto tra docente e studente che può essere un valore aggiunto non indifferente».
E nel vostro caso particolare? «Il Mooc dell’Aseri, a differenza di altri modelli, mira a fornire una conoscenza trasversale sul tema delle relazioni internazionali. Di solito i Mooc sono verticali: cercano di sviluppare un tema singolo della didattica universitaria. Managing International relations, invece, è slegato da questa impostazione. Non punta a dare una competenza verticale su un tema, ma mira ad aprire la mente del corsista di fonte a quello che significa operare o confrontarsi con il sistema internazionale, dotandolo di strumenti atti a gestire il contesto internazionale».
Questa innovazione tecnologica, mette a rischio la didattica tradizionale della università? «Il tema cruciale è come gli atenei italiani riusciranno a gestire questi nuovi strumenti digitali e a coglierne le loro potenzialità. Per quanto riguarda gli studenti, penso che quanto più digitale diverrà la formazione quanto più sarà necessario recuperare la dimensione umana del rapporto tra docente e discente. Il modello didattico non dovrà più essere considerata one to many, ma puntare a sollecitare l’interazione. Questi strumenti possono potenziare il desiderio di interagire, ma se usati male possono allontanare i soggetti coinvolti. Gli studi sul tema hanno certificato che i Mooc sono strumenti integrativi e non alternativi. Il problema non è l’evoluzione che apportano ma il persistere di una didattica frontale classica».
La “democratizzazione dell’istruzione” offerta dai Mooc farà crescere il livello più complessivo dell’istruzione in Italia? «Sicuramente, ma non parlerei di democratizzazione didattica. Il problema non è che il sistema didattico sia democratico ma che diventi partecipativo. Non deve essere un sistema in cui qualcuno detiene la conoscenza e altri ne fruiscono, ma un luogo sinergico. Chi ha sviluppato la conoscenza deve capire che è un percorso e non un punto di arrivo e deve nutrirsi anche di chi è parte di quel processo. Mooc, e-learning e altri strumenti di didattica alternativi a quelli della classe, in senso classico del termine, sono strumenti che aumentano le potenzialità dello studente e permettono anche di valutare il livello reale di partecipazione dei discenti al sistema didattico. E adeguarlo di conseguenza».