Grazie a uno studio internazionale coordinato da medici del campus di Roma dell'Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, la cura della retinopatia dei prematuri ha un nuovo alleato: una iniezione locale di un farmaco (Ranibizumab) nel neonato blocca praticamente nella quasi totalità dei casi la malattia, evitando il distacco di retina.
Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet ed è stato ideato e coordinato dal dottor Domenico Lepore, ricercatore di Oftalmologia all’Università Cattolica e specialista dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, insieme a Neal Marlow, neonatologo della University College London, Alistair Fielder della University of London, e Andreas Stahl, della University Medical Center, Greifswald in Germania e Brian Fleck, dell’Università di Edimburgo.
I bimbi nati pretermine vanno incontro a retinopatia a causa di un’immaturità del sistema vascolare retinico: l’incidenza tra i prematuri gravi (nati sotto le 28 settimane di gestazione e 750 grammi di peso) è del 100%. Nel trial clinico coordinato dal dottor Lepore sono stati arruolati 225 neonati pretermine, suddivisi in tre gruppi di intervento che hanno ricevuto Ranidizumab in due dosaggi diversi o la terapia laser, fino a ora considerata lo standard di cura.
Il Ranidizumab è un anticorpo specifico contro il fattore di crescita vascolare (VEGF), utilizzato dapprima come chemioterapico e poi nelle maculopatie. E' emerso che una sola iniezione del farmaco (solo nel 30% dei casi servono due iniezioni) ferma la progressione della retinopatia, un problema molto diffuso tra i prematuri che sono l’11% dei nati in Italia. Il tasso di successo del laser è inferiore e si assesta sul 68% dei casi.
Le implicazioni cliniche di questo studio sono importanti perché è la prima volta che si attesta l’efficacia del farmaco (già in uso da tempo sui nati pretermine) con un trial clinico: “il farmaco – conclude il dottor Lepore - evita la progressione verso il distacco di retina praticamente nel 100% dei casi. Tuttavia i piccoli pazienti devono essere sottoposti a controlli dopo l’iniezione. La terapia richiede comunque che i bambini siano seguiti da centri specializzati per alcuni anni (come in realtà dove essere fatto per tutti i pretermine gravi come sono questi bambini)”.