Sono 66 gli studenti dell’Università Cattolica protagonisti di un'estate alternativa: un’esperienza di studio e lavoro in Paesi in via di sviluppo. Sono partiti l’11 luglio i primi giovani che partecipano al Charity Work Program, la scholarship che prevede lo svolgimento di attività di volontariato all'estero di 3-4 settimane. Il 9 luglio hanno lasciato il nostro Paese i ragazzi che aderiscono a Mission Exposure (Mex), un progetto di missione organizzato dall’Ateneo in collaborazione con il Pime.
Due opportunità di crescita professionale e personale offerte, il primo, dal Centro d’Ateneo per la Solidarietà internazionale (Cesi), il secondo, dal Centro pastorale dell’Università Cattolica, e che rappresentano un unicum tra i programmi di studio all’estero.
Charity Work Program
Il programma è rivolto agli studenti di tutte le facoltà con progetti dedicati in particolare agli iscritti a Medicina e Chirurgia, Scienze agrarie, alimentari e ambientali, Scienze politiche e sociali, ma anche a Economia, Giurisprudenza, Psicologia e Scienze linguistiche. A riprova dell’importanza trasversale, se non universale, di questa esperienza di crescita.
Quest'anno 38 studenti hanno ottenuto le borse di studio messe a disposizione dall’Istituto Toniolo. Saranno impegnati sul campo in missioni per l’infanzia abbandonata e programmi educativi in Brasile, Bolivia, Camerun, Etiopia, Messico, Tanzania-Nyabula, e Terra Santa; progetti agricoli in Gabon, Perù e São Tomé e Principe; attività ambulatoriali di supporto al personale medico in Tanzania-Ikonda e Uganda; e, infine, attività di supporto legale per i rifugiati in Sud Africa.
«Solidarietà, lavoro di squadra e capacità di incontrare ogni forma di diversità sono attitudini sempre più ricercate nel mondo del lavoro. L'esperienza del Charity Work Program intende offrire agli studenti la possibilità di diventare dei professionisti in grado di operare in qualsiasi contesto grazie a due fattori: le competenze acquisite operando in contesi internazionali complessi, e l'educazione umana ricevuta entrando in rapporto con le realtà locali», dichiara Pier Sandro Cocconcelli, delegato del Rettore per l’Internazionalizzazione.
Tendenza già affermata negli Stati Uniti, il volontariato diventa anche in Italia un’attività da mettere a curriculum, come conferma Roberto Cauda, direttore del Cesi: «Nel processo di recruitment, la preferenza dei datori di lavoro va spesso a candidati coinvolti in processi strutturati, certificati, dal respiro internazionale e finalizzati a rafforzare la capacità di aprirsi agli altri e far fronte alle difficoltà. Tutte caratteristiche proprie del Charity Work Program».