Il “colpo della strega”? Tutta colpa di una molecola. Il suo nome è “NF-kB” ed è stata scovata dai ricercatori dell’Università Cattolica di Roma. Un'importante scoperta visto che la molecola ha un ruolo chiave anche nella lombalgia e in altri dolori acuti dovuti al fisiologico invecchiamento della colonna vertebrale come la cervicalgia.
“NF-kB” è inoltre responsabile della degenerazione dei dischi intervertebrali, che inizia già a 30 anni, soprattutto se si adotta uno stile di vita sedentario. In particolare è emerso che quando NF-kB diventa iperattiva all’interno delle cellule dei dischi intervertebrali, innesca una serie di reazioni deleterie che finiscono per alterare la struttura fisiologica della colonna. Ma non è tutto. I ricercatori hanno visto che “spegnendo” NF-kB con un “farmaco sperimentale”, è possibile rallentare la degenerazione dei dischi intervertebrali.
Il risultato, che sarà pubblicato sulla rivista Spine, è stata condotto dal professore aggregato Enrico Pola e Luigi Aurelio Nasto, specializzando in Ortopedia e Traumatologia presso il dipartimento di Ortopedia e traumatologia della Cattolica di Roma, diretto da Carlo Fabbriciani. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con il gruppo di ricerca dell’Università di Pittsburgh diretto da Paul Robbins e James Kang. I risultati del lavoro saranno presentati e premiati con l'ISSLS Award il 31 maggio ad Amsterdam presso l'Auditorium dell'Amsterdam RAI Congress and Exhibition Venue. Lo studio, inoltre, ha vinto in Italia la prima edizione del Premio Biospina per la migliore ricerca di base della Società Italiana di Chirurgia Vertebrale (assegnato al dott. Nasto e al prof. Pola).
Con il trascorrere degli anni (ma anche nei giovani adulti magari in sovrappeso e sedentari) i dischi intervertebrali , ovvero i cuscinetti che dividono e ammortizzano le vertebre, degenerano determinando un progressivo irrigidimento della colonna vertebrale. I ricercatori della Cattolica hanno scoperto i meccanismi che innescano questi processi degenerativi della colonna studiando particolari topi di laboratorio affetti da “sindrome progeroide”, ovvero animali geneticamente programmati per invecchiare rapidamente. I topi normali invecchiano lentamente e muoiono a circa 2 anni di età. «I topi progeroidi che abbiamo utilizzato – spiegano Pola e Nasto - invecchiano più rapidamente (anche se in modo del tutto simile ai topi normali) e muoiono a circa 8 mesi di vita. Questi topi, quindi, permettono di studiare i meccanismi dell'invecchiamento in tempi più brevi e con costi ridotti. I topi progeroidi mimano perfettamente il processo di degenerazione della colonna vertebrale e dei dischi intervertebrali, che si verificano nei pazienti anziani e permettono quindi di sperimentare nuove terapie in modo più semplice ed efficace».
NF-kB è un fattore di trascrizione, la sua funzione dunque è indurre l'attivazione di geni bersaglio specifici, Per are un esempio la molecola agisce come un direttore d'orchestra che decide quali geni accendere in un determinato momento e quali spegnere. I ricercatori hanno poi dimostrato che nei dischi intervertebrali NF-kB attiva molti geni legati all'infiammazione e spegne geni protettivi anti-infiammatori. Inoltre hanno osservato che NF-kB è iperattivo nei dischi di topi anziani, cosa che già in precedenza è stata osservata nella colonna vertebrale di persone anziane.
Il risultato finale è che con l’invecchiamento NF-kB favorisce l’innesco di deleteri processi infiammatori a danno dei meccanismi anti-infiammatori. «Con il nostro studio abbimo dimostrato che inibendo NF-kB è possibile bloccare l’effetto negativo di questa molecola sulla degenerazione dei dischi intervertebrali – spiega Nasto - farmaci che spengano o disattivino anche solo parzialmente questa molecola potrebbero essere utilizzati per prevenire la degenerazione dei dischi intervertebrali nei nostri pazienti».
«Esistono già molti farmaci che interagiscono in qualche modo con NF-kB - spiega Pola - sebbene nessun farmaco specifico pro o anti-NF-kB sia ancora stato reso disponibile per l'applicazione clinica.Nel nostro studio abbiamo sviluppato un farmaco specifico, chiamato peptide NBD, che è capace di inibire specificamente l'attivazione di NF-kB. Questo stesso peptide è stato già utilizzato con successo da un altro gruppo di ricerca USA a Pittsburgh per rallentare lo sviluppo della distrofia muscolare in un modello animale (NF-kB è coinvolto anche in questa malattia). Dall'anno prossimo, infatti, questo peptide verrà utilizzato in un primo trial clinico su pazienti affetti da distrofia».
Stando alla ricerca di Nasto e Pola, dunque, il peptide NBD potrebbe anche essere usato per contrastare l’invecchiamento fisiologico della colonna vertebrale: «Ovviamente le ricadute di questo studio – conclude Pola - sono correlate alla possibilità di sviluppare altri farmaci inibitori selettivi di NF-kB (per via sistemica e/o locale) che permettano di rallentare la degenerazione dei dischi intervertebrali, ma anche altre patologie che siano collegate all’iperattivazione di NF-kB».