Avere avuto calcoli renali aumenta del 30% il rischio di soffrire di cuore, cioè infarto e necessità di interventi sulle coronarie. Il rischio, però, aumenta solo per le donne. Lo hanno scoperto ricercatori facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” di Roma insieme ai colleghi della Harvard University di Boston.
La scoperta è frutto di un maxi-studio durato 24 anni, che ha coinvolto oltre 240 mila persone. Lo studio è stato pubblicato sul prestigioso “Journal of American Medical Association” (Jama) e condotto da Pietro Manuel Ferraro, nefrologo presso l’Unità operativa di Nefrologia e dialisi dell’Università Cattolica-Complesso Integrato Columbus, diretta dal professor Giovanni Gambaro.
La calcolosi renale è una patologia frequente e in aumento nella popolazione generale, con una frequenza in Italia pari quasi a una persona su dieci. Multipli fattori sono coinvolti nella formazione dei calcoli renali, alcuni di carattere genetico e altri legati allo stile di vita (scarsa idratazione, dieta ricca in sale e proteine animali).
Lo studio ha coinvolto complessivamente 45.748 uomini e 196.357 donne, tutti privi di segni di malattia cardiaca all’inizio dell’indagine. Il campione è stato seguito nel tempo per vedere se sviluppava malattia delle coronarie: infarto del miocardio o sviluppo di malattia coronarica, che necessitasse rivascolarizzazione con angioplastica o con by-pass aorto-coronarico.
Sul totale di 242.105 partecipanti, 19.678 hanno riferito di aver sofferto di calcoli renali nel corso della propria vita. Dopo ben 24 anni di osservazione per gli uomini e 18 per le donne, i ricercatori hanno registrato 16.838 casi di malattia delle coronarie. Per le donne, ma non per gli uomini, è risultata un’associazione significativa tra calcoli renali e malattia cardiaca. In presenza di calcoli la donna ha un rischio-cuore più alto del 30% a parità di altri fattori di rischio come fattori dietetici, diabete e ipertensione.
«È difficile spiegare perché la stessa associazione non è stata evidenziata per il sesso maschile - commenta Pietro M. Ferraro - , ma fattori ormonali o relativi alla composizione dei calcoli renali potrebbero spiegare questi risultati». Lo studio suggerisce che i pazienti affetti da calcoli renali siano a maggiore rischio di sviluppare eventi cardiaci. «Sulla base di tale informazione – conclude il professor Giovanni Gambaro - , potrebbe essere utile un rigoroso screening dei fattori di rischio cardiologici in questa popolazione».