Sul podio salute, famiglia e libertà. Con la giustizia che si attesta “solo” al sesto posto. È la graduatoria tra valori stilata dai giovani bresciani tra i 14 e i 18 anni. Almeno quelli di cinque scuole superiori di Brescia, oggetto-soggetto di studio della ricerca della Cattolica che, per la prima volta, dà la parola ai giovani, per conoscere i loro orientamenti e aspettative sul tema della legalità. Come conciliano la coerenza tra giudizi e comportamenti, fra valori particolari e istanze universali? Quali aspettative hanno verso la sfera pubblica e quale idea di convivenza civile e di sicurezza? E, ancora, quale percezione dei comportamenti criminosi e delle condotte devianti? Sono solo alcune delle domande che gli autori della ricerca-azione Costruire legalità partendo dalle percezioni giovanili. Ricerca azione per un curricolo attivo, hanno posto al campione di 640 ragazzi.
I primi risultati dello studio, che si concluderà nel 2012, sono interessanti perché delineano un mondo giovanile che, pur nelle incertezze di un’età di transizione, mostrano un senso civico inatteso, soprattutto in una stagione di delegittimazione politica e istituzionale, su cui del resto hanno le idee chiare, se è vero che più della metà degli intervistati non si fida per niente dei politici. «Sono giovani che dimostrano grande maturità – spiega la coordinatrice Carla Bisleri – e non si chiamano fuori dalla legalità: non sono semplici osservatori e non delegano, sono coscienti di cosa temere e di come si potrebbero migliorare le cose».
Sanno bene che è illegale rubare, investire, guidare con alcol, non pagare le tasse, invadere proprietà, aggredire, non pagare il bus, acquistare merce rubata, ma non nascondono incertezze e opinioni divergenti su quella zona dove il confine tra legalità e illegalità sfuma, quel passaggio al mondo adulto su cui educatori e operatori del progetto andranno a concentrare il loro lavoro. Comportamenti socialmente vietati, per i ragazzi non lo sono nella pratica: un terzo degli studenti del campione considerano lecite e accettate abitudini quali l’abuso di alcool, l’uso di droghe definite leggere, il sesso a pagamento e gli atteggiamenti razzisti. Allarmante è la forte percentuale di ragazze che dichiara di aver compiuto (da sole o in gruppo) l’assunzione di alcol e il furto nei negozi. Il 25% degli intervistati, inoltre, ritiene che la trasgressione dimostri “coraggio” e solo l’11% “stupidità”.
In positivo, tra le regole più importanti da seguire, i ragazzi nella loro pratica mettono quelle legate al senso di lealtà (dire la verità ai genitori 24%, non tradire amico 23%, dare soccorso 9%), mentre il “denunciare” reati/ingiustizie subito compare solo al quarto posto con l’8%). Paradossalmente la regola in assoluto più seguita “sempre” è pagare le consumazioni al bar. La maggioranza dei giovani crede che ci si comporti correttamente per coscienza personale o per libera scelta, più che per rispetto di norme e leggi. «La componente femminile – rileva Maddalena Colombo, direttore scientifico e responsabile della ricerca – ha valori di legalità più alti rispetto ai coetanei maschi, ma si esporrebbe meno nella denuncia; globalmente è emerso che il senso di legalità degli stranieri è più elevato di quello dei colleghi italiani».
La ricerca smentisce anche un altro luogo comune, cioè che i giovani d’oggi non abbiano figure di riferimento o valori saldi. Le risposte dei ragazzi sono state nette e prive d’incertezze: risultano fondamentali le figure della madre (91%), del padre (87%) e dei nonni (78%); solo poco meno della metà degli studenti considera gli insegnanti come persone di riferimento per apprendere le regole di comportamento.
Quanto al problema sicurezza, che negli ultimi anni è diventato un’emergenza percepita, il 91% del campione si sente “molto o abbastanza” sicuro a casa e a scuola. l’80% si sente “molto o abbastanza” sicuro in città/quartiere/paese. Non è “mai capitato” di subire molestie al 92% del campione, scippi al 88%, essere derubato 63%. È invece capitato una o più volte di essere insultato (72%), provocato (43%), aggredito (25%). I giovani si fidano abbastanza delle forze dell’ordine per niente invece dei politici e molto poco dei sindacalisti.
In effetti, il clima nazionale in cui i ragazzi di oggi crescono è pervaso da una comunicazione mediatica centrata sul rischio sicurezza e farcita di scandali. «Eppure la speranza di questi giovani è di buon auspicio – sottolineano i responsabili della ricerca – e non può essere delusa soprattutto dai contesti educativi e dalla comunità sociale».
Le conclusioni della ricerca sono previste per maggio 2012: le prossime fasi prevedono la discussione con la partecipazione attiva dei ragazzi sul senso di legalità che è emerso dai dati, e la diffusione pubblica dei risultati tramite convegni e incontri con realtà significative. Il tutto finalizzato a promuovere un’ampia sensibilizzazione culturale sul tema.