I migliori direttori generali in sanità sono quelli che si sono formati sul campo. In media i Dg del Servizio sanitario nazionale hanno 55 anni, uno su dieci sono donne e poco più della metà sono laureati in Medicina e chirurgia. Non è sufficiente la formazione tradizionale per gestire strategicamente ospedali e strutture sanitarie; più idonei sono i contesti di apprendimento privilegiati, le “palestre” dove i singoli professionisti acquisiscono esperienze significative in vista di futuri ruoli di top management. Questi i principali risultati dello studio dell’Alta Scuola di Economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica, che ha avviato un’analisi sui percorsi di carriera dei direttori generali in sanità recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista Health Care Management Review.
L’indagine è stata presentata il 12 aprile, presso il polo Didattico “Giovanni XXIII” della Cattolica di Roma, in occasione del primo “Graduation day” Altems, durante il quale hanno ricevuto il diploma cinquanta studenti del master in Organizzazione e gestione delle aziende e dei servizi sanitari (quindicesima edizione) e del master in Valutazione e gestione delle tecnologie sanitarie (seconda edizione). Sono stati inoltre premiati quattro studenti per progetti di ricerca sulla sperimentazione e-learning in ambito sanitario, sulla diagnostica strumentale quale segmento strategico di sviluppo per il rilancio di un’azienda in crisi, sulla valutazione dell’impatto dell’istituzione dei registri Aifa di monitoraggio dei farmaci e sull’adozione di medical devices innovativi e farmaci per la gestione del dolore post operatorio.
L’evento, a cui ha partecipato il preside della facoltà di Economia Domenico Bodega, è stato aperto dalla lettura magistrale del professor Sergio Pecorelli, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), dal titolo “I farmaci: decide il medico, il manager o il filosofo?”. Pecorelli ha trattato le principali implicazioni cliniche, economiche ed etiche delle decisioni che riguardano la valutazione, la gestione e la prescrizione dei farmaci. L’intervento conclusivo è stato affidato al professor Lorenzo Ornaghi, ministro per i Beni e le attività culturali.
Lo studio Altems sui Dg in sanità
A 20 anni dal Decreto legislativo 502/1992 che ha fatto della figura del direttore generale (Dg) la pietra angolare della aziendalizzazione della sanità, Altems ha avviato un approfondimento sulla selezione dei manager in ambito sanitario con il duplice obiettivo di comprendere la relazione esistente tra caratteristiche del percorso di carriera e performance manageriale, e di individuare quelle aziende che possono essere considerate contesti d’apprendimento di rilievo ai fini di una migliore performance manageriale dei Dg. Lo studio ha analizzato i curricula di 124 Dg in carica nel 2008, pari a circa il 40% dell’intera popolazione di top manager della sanità. L’età media del campione è pari a 55 anni. Le donne rappresentano circa il 12% dei Dg analizzati. Nel complesso, l’anzianità media dei professionisti all’interno del Ssn è pari a 15 anni. Per quanto riguarda la formazione universitaria, poco più della metà dei top manager (52%) sono laureati in Medicina e chirurgia, il 13% in Giurisprudenza, il 10% in Scienze Politiche, il 9% in Economia e commercio, l’8% in Ingegneria, il restante 6% in altre discipline.
In particolare, l’analisi indica che il numero di organizzazioni nelle quali il Dg ha lavorato e la prominence – cioè la rilevanza strategica nella carriera di tutti i Dg - di queste organizzazioni svolgono un ruolo rilevante per il conseguimento delle performance manageriali. «Questi risultati – spiega il docente della Cattolica Daniele Mascia, autore dello studio insieme alla ricercatrice Altems Ilaria Piconi - concordano con studi già condotti in settori industriali diversi, e dimostrano che le caratteristiche e i modelli di carriera hanno implicazioni non trascurabili anche per le performance organizzative. A parità di condizioni, l’esperienza maturata all’interno di specifiche aziende del Ssn consente di acquisire sul campo capacità e competenze che, per quanti ricopriranno il ruolo di Dg, si riveleranno un utile supporto nella gestione di processi decisionali caratterizzati da un grado elevato di incertezza e di complessità strategica. Non è la laurea il fattore discriminante tra il Dg più o meno efficace ma la capacità di intraprendere un percorso di apprendimento continuo basato sull’esperienza, che veda lo sviluppo delle competenze e delle capacità necessarie alla copertura del ruolo, lungo l’intero iter lavorativo. Allenarsi per la gestione di organizzazioni a elevata complessità, come le aziende sanitarie, significa non solo conoscere e approfondire la normativa e gli strumenti che ne regolano l’attività, ma soprattutto saper cogliere l’opportunità di acquisire all’interno di palestre naturali, quali sono specifici contesti organizzativi, le skills e le competenze necessarie per guidare nel modo migliore le organizzazioni sanitarie a tutela dell’efficacia della gestione e dunque del servizio pubblico al quale sono chiamate.
«I processi di selezione - spiega Americo Cicchetti, direttore Altems e docente di Organizzazione aziendale alla facoltà di Economia della Cattolica - devono necessariamente fondarsi sulla valutazione della presenza di requisiti di professionalità che nascono da un percorso formativo che garantisce l’acquisizione dei “fondamentali del management” riletti ed adattati al contesto della sanità e da un percorso di esperienze direzionali che garantiscono l’accumulo di quelle competenze manageriali contingenti utili ad assicurare le performance negli specifici contesti (di una Asl piuttosto che un Irccs). Sono i percorsi, e non solo la formazione - conclude Cicchetti -, a permettere la reale “certificazione delle competenze manageriali distintive” utili a Regioni e istituzioni private nella selezione di una classe dirigente ricca di fondamentali, coerente con il contesto e in grado di garantire performance elevate».