La maggioranza dei giovani italiani desidera rimanere in Europa. Smentendo il vento che sembrerebbe soffiare contro l’Unione. La volontà di restare è presente soprattutto fra chi ha un’età compresa tra i 19 e 25 anni (quasi il 92%), che si sente cittadino europeo più dei giovani austriaci, tedeschi e inglesi, e un po’ meno di quelli rumeni, spagnoli e albanesi (anche se l’Albania è ancora in attesa di entrare nell’Ue).
È quanto emerge da una ricerca realizzata dal progetto europeo “Europe 2038” che ha raccolto le opinioni sul futuro dell’Europa di giovani tra i 16 e i 25 anni di sette Stati europei. Per l’Italia, la ricerca è stata condotta da facoltà di Psicologia, centro di ricerca sulle Dinamiche evolutive ed educative (Cridee), e coordinata dalla professoressa Simona Caravita (nel video in alta). Fine ultimo del progetto è quello di contribuire a creare una comprensione comune e condivisa dell’Unione Europea tra i giovani europei e fornire alle Istituzioni, europee e nazionali, indicazioni per possibili politiche a loro favore. Come azione principale del progetto è stata realizzata nel 2016 un’indagine, a cui in Italia hanno partecipato oltre 800 giovani, con lo scopo di raccoglierne le aspettative sull’Europa, ma anche le sfide e le possibilità che immaginano per il suo futuro.
«Tra le priorità per le politiche europee future i giovani segnalano, in particolare, il rispetto e la salvaguardia dei diritti umani (oltre il 48%) e di gruppi specifici (donne 24%, bambini 20%), l’istruzione (48%), la sicurezza (38%) e la libertà (35%) - anticipa la professoressa Caravita che lo scorso 18 febbraio ha presentato gli esiti della ricerca in un convegno a Brescia con la partecipazione del parlamentare europeo Luigi Morgano.
Il contrasto della disoccupazione è indicato tra le priorità dal 25% dei partecipanti allo studio, mentre i temi dell’immigrazione e dell’ambiente sono segnalati solo dal 14% e dal 17% dei giovani. Minoranze più esigue, invece, hanno segnalato altre problematiche pure di stringente attualità, quali la crisi finanziaria (6.8%) e, con percentuali inferiori al 5%, i temi delle tecnologia, della comunicazione e dei media, dell’informatizzazione, della sicurezza dei dati e della mobilità.
Tra le preoccupazioni principali che, per i giovani, l’Europa dovrà affrontare nel futuro spiccano il terrorismo (44.6% dei partecipanti) e la disoccupazione (41%). Seguono (con percentuali intorno al 19%) la violenza sessuale e criminale, la povertà e l’ingiustizia, il timore di una dittatura. Altri temi emergenti, seppure con percentuali di scelta minore, sono quelli dei conflitti religiosi e etnici, dei migranti e del collasso dell’UE, della corruzione e dell’avanzata dei partiti di estrema destra. Altri temi presenti riguardano l’ambiente e la malattia. Tra le preoccupazioni avvertite da meno del 10% dei giovani troviamo, tra gli altri, l’aumento dei prezzi, i fallimenti degli Stati, i disordini sociali e il nazionalismo in Europa.
Nonostante le preoccupazioni sul futuro dell’Europa i giovani assumono un comportamento passivo: non si fatto particolarmente coinvolgere dalle discussioni europee e non si documentano sui contenuti le tematiche trattate. Da qui la necessità di portare al Parlamento Europeo una Dichiarazione con le loro opinioni affinché vengano attuate politiche a loro favore.