di Bruno Cadelli
Luca Medici ha superato l’esame. Il voto del professor Massimo Scaglioni è più che positivo per il quinto film di Checco Zalone. Soprattutto perché si separava da Gennaro Nunziante ed esordiva alla regia. «Il risultato c’è senz’altro» afferma il professore di Storia dei media e di Economia e marketing dei media della facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica. «Il film mostra una regia che tiene sotto controllo il materiale a disposizione e ha un buon ritmo. Inoltre è un film che si prende il gusto di lavorare sul cinema e i generi cinematografici. È molto interessante il lavoro che Checco Zalone fa non soltanto sulla commedia ma anche sul musical. Il finale, poi, con l’elemento dell’animazione, rende il film davvero interessante».
Perché il finale è così interessante? «Ho trovato la sequenza finale una delle sequenze migliori e meglio riuscite del film. Ci sono due sequenze che mi sono piaciute e che trovo straordinarie: una a metà del film, che rappresenta in un certo senso la parodia dell’incubo dei sovranisti con un’Italia popolata da persone di colore. E poi c’è la sequenza conclusiva, che è uno straordinario modo per concludere il film. Il finale è ben riuscito perché riesce a far riflettere lo spettatore sul senso della giustizia. Attraverso la metafora delle cicogne si comprende come nascere in una parte del mondo ricca o povera sia frutto del caso. L’ho trovato un finale straordinario sia dal punto di vista della realizzazione sia per il messaggio che riesce a inviare».
È corretto dire che il film quasi non abbia una vera trama e che attraverso questi spunti di riflessione Zalone voglia toccare la sfera emotiva dello spettatore? «Il film ha una trama e il racconto è facilmente seguibile dallo spettatore. Penso che in questo film Zalone riesca in maniera più matura a dare una struttura alla sua comicità. È un film molto coraggioso perché Zalone non si sottrae alla sua popolarità e affronta di petto un tema caldo come quello dell’immigrazione. Dal punto di vista politico è abbastanza interessante il fatto che dopo l’uscita del trailer Checco Zalone sia stato bersagliato dalla critica di sinistra, mentre, dopo l’uscita del film, le critiche siano uscite da destra. In realtà Luca Medici si ispira alla lunga tradizione della commedia riassumibile nel detto di origine latina castigat ridendo mores».
Nel caso particolare, in che senso? «Checco Zalone prende di mira i difetti nazionali facendo ridere. Questa caratteristica è quella che ha animato la tradizione della commedia all’italiana alla quale Zalone si ispira nella quale troviamo Dino Risi e Mario Monicelli che hanno sempre messo al centro i difetti dell’italiano e dell’italianità».
Parlando di commedia all’italiana nel film c’è una citazione di “Ricomincio da tre” di Troisi, quando Checco è disteso sul letto e parla con la ragazza… «È un elemento un po’ accennato e si può leggere anche il riferimento a Troisi. Spesso si guarda alla comicità come a qualcosa di facile da realizzare ma in realtà non è così. Luca Medici sin dagli esordi a Zelig è uno che ha studiato la tradizione della commedia all’italiana, pertanto non mi stupisco che ci siano questi riferimenti».
Nel film è presente anche una sorta di citazione di "Salvate il soldato Ryan". Quando la madre di Checco scorge dalla finestra una macchina che si avvicina nel viale… «Sì, certo. Quello che colpisce è il fatto che la cultura cinematografica di Checco Zalone sia molto varia. Abbiamo citato la commedia all’italiana ma è presente anche il grande cinema americano e la commedia americana. Molti passaggi, come quello citato, mostrano la consapevolezza dell’uso della macchina da presa e della costruzione della messa in scena. Questa è un’ulteriore conferma del fatto che la prova alla regia di Checco Zalone sia riuscita».
Tornerei brevemente sul trailer. Qual è stata la strategia comunicativa? «Questo film di Checco Zalone non aveva tanto bisogno di essere promosso perché lo si aspettava da molto tempo. Qualunque prodotto avesse realizzato gli italiani erano pronti ad andare a vederlo. A livello comunicativo il messaggio del trailer ruotava proprio attorno alla sua figura e al suo ritorno sul grande schermo».
In sala c’erano molti bambini. Tolo Tolo è un film per tutti? «È un film che cerca di essere per tutti e la stessa presenza di un coprotagonista bambino nella trama chiama in causa spettatori più piccoli. Mi pare che il film riesca a parlare egregiamente a un pubblico trasversale e i risultati del botteghino lo confermano. La stessa uscita in un periodo natalizio, poi, si presta a raccogliere un pubblico familiare. Certamente gli interrogativi che Tolo Tolo suscita sono diversi a seconda che si rivolga a un adulto o a un bambino».