Nel nostro Paese i malati di demenza sono circa 1 milione, oltre 6 milioni in Europa e oltre 30 milioni nel mondo. Tali numeri sono destinati ad aumentare nel tempo e si stima che possano raddoppiare entro il 2020. Su questa patologia abbiamo fatto il punto con Maria Caterina Silveri, responsabile dell’Ambulatorio clinica della memoria – Unità Operativa Day Hospital Geriatria, e Rosa Liperoti, del Dipartimento di Scienze Gerontologiche, Geriatriche e Fisiatriche

Qual è l'iter al Gemelli che deve seguire un paziente affetto da Alzheimer?  Il paziente con disturbi di memoria e sospetta demenza potrà eseguire in primo luogo una visita specialistica neurologica o geriatrica prenotandola tramite il CUP (Centro Unico di Prenotazione) o direttamente presso gli sportelli dell’ambulatorio del CeMI, il Centro di Medicina dell’Invecchiamento. Se nel corso della visita viene confermato il sospetto clinico, il paziente viene indirizzato verso esami diagnostici specifici. Tali esami includono una testatura neuropsicologica completa che viene eseguita presso una delle due Unità Valutative Alzheimer (UVA) del Gemelli e un esame neuroradiologico (TAC del cranio o Risonanza Magnetica cerebrale), che può essere eseguito presso il Dipartimento di Radiodiagnostica del nostro Policlinico o presso altra struttura esterna. Ulteriori esami di approfondimento che richiedono tecniche di neuroimaging funzionale quali PET e SPECT sono disponibili nel nostro Policlinico. Dopo il completamento dell’iter diagnostico il paziente viene preso in carico dallo specialista geriatra e neurologo per intraprendere trattamento specifico.

Quali sono i trattamenti farmacologici? Una volta confermata la diagnosi, se non vi sono controindicazioni legate ad altre patologie, vengono prescritti i farmaci “anticolinesterasici” (in grado di inibire la colinesterasi, cioè l’enzima che disattiva l’acetilcolina, mediatore cruciale per l’efficienza dei circuiti della memoria) e/o la memantina (farmaco che sembrerebbe in grado di limitare il danno che porta alla morte del neurone). In base a un piano terapeutico (della durata massima di sei mesi) che viene compilato e affidato al paziente perché lo esibisca al proprio medico curante che potrà così prescrivere i farmaci sul ricettario regionale. Il paziente verrà periodicamente controllato presso gli ambulatori di neurologia e/o geriatria al fine di monitorare l’evoluzione della malattia e l’efficacia della terapia.
Nei controlli ambulatoriali verranno anche prescritti i farmaci necessari al controllo delle manifestazioni psichiatriche/comportamentali se presenti.

Perché l’Alzheimer colpisce più le donne che gli uomini? Non esistono dati epidemiologici inconfutabili a tale proposito. E’ verosimile che poiché l’età rappresenta il fattore di rischio principale per malattia di Alzheimer e dato che le donne hanno un maggiore aspettativa di vita rispetto agli uomini queste risultano apparentemente più colpite.

Fare una risonanza magnetica può essere spia di future disabilità? Il dato radiologico non assume rilievo specifico in assenza di informazioni cliniche ed in ogni caso non esiste nessun aspetto radiologico in grado di “predire” l’insorgenza di malattie causa di disabilità cognitiva.

La malattia di Alzheimer è ereditaria?
La malattia di Alzheimer non è ereditaria e la presenza di un genitore, zio/a o nonno/a in famiglia con questa demenza non implica che necessariamente ci si ammalerà di Alzheimer. Sono stati identificati alcuni geni associati alla malattia di Alzheimer ma se un individuo è portatore di uno o più di questi geni ha solo un rischio aumentato di contrarre la malattia. Esistono infine rarissimi casi di malattia di Alzheimer a carattere ereditario. Si tratta di malati membri di famiglie all’interno delle quali la malattia di Alzheimer si trasmette geneticamente e si manifesta in età precoce tra i 30 e 60 anni. 

 

I dieci sintomi premonitori secondo l’Alzheimer Association

1. Perdita di memoria. Bisogna tuttavia evitare di creare “allarmismi” perché i disturbi di memoria sono estremamente comuni e non necessariamente indicativi di demenza. Il deficit di memoria deve preoccupare se interferisce con l’autonomia del soggetto nella vita quotidiana. L’incapacità di tenere a mente informazioni nuove rappresenta il sintomo più frequente all’esordio.

2. Difficoltà nello svolgimento delle attività del vivere quotidiano. Il malato di Alzheimer può non essere più in grado di svolgere attività quotidiane come per esempio preparare un pasto, fare acquisti, gestire il denaro o usare il telefono.

3. Disturbo del linguaggio: uno dei segni premonitori più comuni è l’incapacità di ricordare parole semplici (il malato tende a riferire che ha le parole sulla punta della lingua ma non riesce a pronunciarle) e la tendenza a sostituirle con parole improprie.

4. Disorientamento nel tempo e nello spazio. Può capitare a chiunque di non ricordare il giorno della settimana. Il malato di Alzheimer presenta tuttavia sintomi più evidenti per esempio può non riconoscere luoghi familiari, non ricordare la strada di casa, perdersi anche nel proprio quartiere.

5. Ridotta capacità di giudizio. Il malato di Alzheimer non è capace di giudicare correttamente le situazioni delle vita quotidiana. Per esempio può indossare capi inadeguati alla stagione (la maglia di lana nella stagione estiva).

6. Difficoltà di pensiero astratto. Il malato di Alzheimer perde la capacità di ragionamento. Per esempio, sin dall’inizio della malattia, può manifestare difficoltà nei calcoli e divenire incapace di utilizzare il denaro.

7. Posizionare oggetti nei posti sbagliati. Può capitare a chiunque di non ricordare dove si è riposto il portafogli o le chiavi. Tuttavia è’ frequente che il malato di Alzheimer possa riporre oggetti di uso comune in posti assolutamente inappropriati (per esempio le chiavi di casa nel frigo) e non averne ricordo.

8. Disturbo dell’umore e del comportamento. Uno dei sintomi iniziali più frequenti è la comparsa di umore depresso. Nelle fasi iniziali il malato di Alzheimer ha consapevolezza degli errori che commette e sa che qualcosa sta cambiando. Anche disturbi del comportamento come reazioni aggressive, comportamenti inappropriati alla situazione o comparsa di linguaggio scurrile possono manifestarsi all’inizio della malattia di Alzheimer nonostante siano più frequenti in altre forme di demenza.

9. Cambiamento di personalità. Il malato di Alzheimer può manifestare all’esordio della malattia un brusco cambiamento di personalità. Il soggetto mite, per esempio, può diventare irruento e intollerante.

10. Mancanza di iniziativa. Il malato di Alzheimer perde progressivamente interesse nelle proprie attività. Può rifiutare di frequentare gli amici, di uscire di casa, di dedicarsi ad impegni sociali o ad altre attività usuali.