Il tavolo dei relatori per "Basilea 3: cosa cambia per le banche e per le imprese"«Come sistema Paese abbiamo avuto una resistenza significativa alla crisi. E le banche sono state un "tesoretto" per lo Stato italiano perché non hanno avuto bisogno di interventi pubblici. Oggi si presenta comunque la necessità di intervenire trovando elementi di coesione tra i diversi soggetti che devono agire all'interno del contesto». Parola di Gianfranco Torriero, responsabile direzione strategie e mercati finanziari Abi, che è intervenuto al convegno della sede piacentina della Cattolica "Basilea 3: cosa cambia per le banche e per le imprese". Sotto questo nome si raccolgono le regole sancite nella riunione di Seul del G20 dello scorso novembre, cioè i nuovi standard globali per affrontare i rischi a livello di singole banche e di sistema finanziario, che hanno introdotto numerose modifiche all'attuale impianto regolamentare delle banche europee e dei principali paesi industriali. «Nonostante la gradualità con cui entreranno in vigore le nuove norme, le banche e le imprese hanno già iniziato a valutarne attentamente le conseguenze - ha spiegato la professoressa Maria Luisa Di Battista, che ha moderato l’incontro -. Le prime stanno valutando le conseguenze strategiche, organizzative ed operative sul loro modello di business, le seconde stanno cercando di prepararsi al meglio per ridurre sino ad azzerare l'impatto restrittivo che la nuova normativa potrebbe, altrimenti, avere su disponibilità e costo del credito bancario».

Il concetto che emerge con forza dal dibattito è la necessità di un dialogo continuo tra questi due soggetti. «Il problema principale del nostro sistema paese - ha spiegato Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria Emilia Romagna - è la dimensione delle imprese italiane, principalmente piccole e media imprese, che faticano a crescere e sono mediamente sottocapitalizzate. Per questo il nostro sistema economico, sino a oggi flessibile e dinamico, fatica ad affrontare i nuovi mercati. Basilea 3 è un modo per introdurre un processo culturale di cambiamento e accelerare lo sviluppo. La cosa più importante è che venga mantenuta la gradualità nell'adozione delle nuove misure per non mettere in difficoltà un sistema ancora fragile. Bisogna individuare gli strumenti e le soluzioni più adatti per rispondere alla grande domanda di “made in Italy” che c'è nel mondo. Una risposta - ha concluso Anna Maria Artoni - è quella di uno sviluppo in chiave di "sistema di imprese", sviluppo che le banche possono e devono affiancare».

«Oggi aziende e banche vivono fasi diverse - ha spiegato Carlo Piana, direttore centrale corporate e imprese del Gruppo Cariparma -. Le prime hanno attraversato il momento di crisi più acuta nel 2009 e adesso si stanno riprendendo. Gli istituti di credito, al contrario, vivono problemi di liquidità. Basilea 3 dice alle banche di fare attenzione alla propria solidità ricapitalizzandosi. I piccoli istituti sino a ora hanno continuato a erogare credito ma, di fronte alle nuove norme, si trovano a vivere la sfida più grande. Per queste banche diventa necessario il cambiamento, inteso non solo in termini dimensionali, attraverso eventuali aggregazioni, ma soprattutto in termini di rinnovamento della governance».