Il turismo congressuale continua a crescere in Italia. Nel 2018 in Italia sono stati realizzati 421.503 tra congressi ed eventi per complessive 597.224 giornate, segnando rispettivamente +5,8% e più 6,7% rispetto al 2017. La durata media, pari a 1,42 giorni, rimane stabile mentre sono in lieve flessione (-2,4%) i partecipanti, 28.386.815 e le presenze, 42.319.349. Il pur leggero segno meno di questi ultimi due dati è dovuto principalmente alla flessione dei congressi promossi dalle associazioni internazionali, fenomeno che indica come l’Italia debba mettere in pista nuove strategie promozionali per essere più attrattiva nel mondo a fronte di destinazioni competitor sempre più agguerrite.
È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi-OICE, la ricerca presentata promossa dall’associazione della meeting industry italiana Federcongressi&eventi e realizzata dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica (Aseri) con il coordinamento del professor Roberto Nelli.
Giunto alla sua quinta edizione, lo studio di settore monitora in modo continuativo gli eventi e i congressi organizzati in Italia rilevando le dimensioni, le caratteristiche e le tendenze di un comparto che non è solo creatore di indotto economico, ma anche motore di sviluppo sociale e culturale.
«Lo sviluppo della capacità di attrazione di eventi soprattutto internazionali deve necessariamente passare attraverso l’analisi delle caratteristiche della domanda e dell’offerta della meeting industry congiuntamente all’analisi della geografia dei sistemi locali italiani, che descrivono la ‘dote territoriale’ in termini di struttura produttiva e di vocazione culturale e attrattiva», spiega il professore Roberto Nelli, docente di Comunicazione degli eventi in Cattolica. «Un primo tentativo di mappatura degli eventi e dei congressi ospitati in Italia mostra come, a fronte di una situazione attuale in cui il maggior numero di eventi viene ospitato nei luoghi qualificabili come la ‘Grande Bellezza’, sia possibile identificare strategie di sviluppo della meeting industry sfruttando i punti di forza di alcuni territori, per esempio quelli con ampie potenzialità del patrimonio culturale e paesaggistico non ancora pienamente valorizzate, localizzati specialmente nel Centro e nel Sud, e quelli che, pur disponendo di una minore dotazione di patrimonio culturale e paesaggistico, presentano un ricco tessuto produttivo legato in particolare ai settori del made in Italy, collocati per lo più nel Centro e nel Nord».
Il Nord, infatti, è l’area geografica che attrae maggiormente congressi ed eventi. Dei 421.503 eventi rilevati dall’OICE, infatti, oltre la metà (57,7%), e con un incremento del 7,8% rispetto al 2017, si è svolta nelle regioni settentrionali. Il dato non sorprende perché il Nord è l’area più ricca sia di sedi per eventi (52,6%) sia di aziende, cioè del principale promotore di eventi. Il Centro (con il 25,3% delle sedi) è stato scelto per il 24,6% degli eventi. A dispetto del numero di sedi continua l’ascesa del Sud e delle Isole come destinazioni per eventi, fenomeno attribuibile sia all’efficace attività promozionale svolta dai convention bureau ma anche dagli enti pubblici locali, sia agli investimenti in infrastrutture e servizi. Nel 2018 il Sud e le Isole (con rispettivamente il 13,7% e l’8,4% delle sedi) ha ospitato infatti il 17,7% degli eventi, con una crescita dell’8,3%.
Sono gli alberghi congressuali a concentrare la maggior parte degli eventi: l’80,6% del totale, +6,9% rispetto al 2017. Buona anche la performance dei centri congressi che registrano non solo il 3,2% degli eventi con un aumento del 3,9% ma anche il più elevato numero medio di eventi per sede: 156,3.
Anche per il 2019 le previsioni sono positive: più della metà delle sedi per eventi, il 50,7%, prevede un fatturato invariato. Più ottimista, invece, un 37,2% che ne prevede una probabile crescita. A vedere in maniera più rosea sono gli spazi non convenzionali e le sedi fieristico congressuali.