di Alessandro D’Alice *
Lo sport è stato il cuore della mia esperienza di studente Exchange in Polonia. Un po’ come avviene nelle università americane, poco dopo il mio arrivo alla The John Paul II Catholic University of Lublin ho deciso di affiancare l’attività sportiva allo studio, riuscendo bene su entrambi i fronti.
Per quanto riguarda il programma universitario, ho frequentato 8 corsi nel primo semestre e 4 nel secondo, poiché mi sono occupato anche di ricerche per la tesi. I corsi mi hanno permesso non solo di apprendere nuovi contenuti, ma anche di confrontarmi con differenti punti di vista, avendo come compagni studenti non solo europei ma anche asiatici.
Ho scelto di studiare la lingua polacca grazie ad alcuni corsi offerti dall’università. Un modo per entrare in contatto diretto con la cultura polacca e apprendere una lingua molto difficile ma molto interessante.
In contemporanea decisi di entrare a far parte della squadra di football americano della città. Stavo andando incontro a qualcosa di stupendo. Ricordo come se fosse ieri il primo allenamento dei provini, 70 giocatori polacchi, tutto in lingua polacca, una delle più grandi sfide mai affrontate nella mia vita.
Sudore, fatica e sacrifico mi hanno portato a diventare un membro della squadra, o meglio, un membro della famiglia meravigliosa dei Tytani Lublin. Sere d’inverno con 20 gradi sotto lo zero, borsa pronta, cuffie nelle orecchie, e ci si incamminava per arrivare al campo di allenamento. Quel tragitto lo porterò sempre con me, per tutto ciò che ho provato ogni singolo giorno, ogni singolo allenamento: mi sentivo vivo più che mai.
Con i Tytani Lublin ho giocato tutta la stagione, che si è chiusa il 28 luglio con la sconfitta in semifinale. Vivere il mio Erasmus in Polonia, anche attraverso il football, mi ha permesso soprattutto di entrare maggiormente nella cultura polacca.
Tra tutte le esperienze belle vissute con la maglia dei Tytani, sono tre i momenti unici. Il primo risale nel mese di aprile, quando durante la partita, da semplice studente italiano arrivato a studiare a Lublin, divenni uno dei giocatori più conosciuti della squadra, con tutti i tifosi che iniziarono a urlare il mio nome. Non lo dimenticherò mai.
Il secondo momento risale a maggio, quando fui inserito nella top 11 dei migliori giocatori di tutta la Polonia. Il terzo momento rappresenta qualcosa che ha reso orgoglioso me e la mia famiglia, che dall’Italia non mancava mai di venire in Polonia per sostenermi a ogni mia partita. Il 1° luglio giocai come capitano della squadra. Un’emozione indescrivibile, che va aldilà dello sport, perché in quella nomina era stato riconosciuto tutto il mio sacrifico e amore per la maglia e il gruppo. Purtroppo durante quella partita subii un grave infortunio, la rottura della clavicola destra, che mi costrinse al rientro immediato in Italia per poter essere operato. Lasciai il cuore il campo, con i tifosi che urlavano il mio nome mentre andavo via in ambulanza: un’emozione indescrivibile.
Durante questi 10 mesi ho avuto occasione di viaggiare molto, scoprendo tutte le meraviglie racchiuse in Polonia, città e paesaggi stupendi, immancabilmente insieme al freddo polacco e ai miei compagni di avventura.
Studio, viaggi, amicizie, sport, ricordi meravigliosi che solo un’esperienza come questa può regalarti. Prima di partire sono molti i pensieri che attraversano la propria mente, e tra tutti questi c’è la consapevolezza che non si tornerà mai gli stessi. Questi tipi di esperienza cambiano te e anche l’ambiente in cui tornerai a vivere sarà diverso, perché lo guarderai con occhi diversi.
* 23 anni, di Lainate (Mi) corso di laurea magistrale di Gestione del lavoro e comunicazione per le organizzazioni, facoltà di Scienze politiche e sociali, campus di Milano