Pubblichiamo la prima parte dell’articolo che il professor Alberto Quadrio Curzio ha scritto per il Blog di Huffingtonpost. Secondo l’emerito di Economia politica in questo momento l’Italia è su un crinale molto sottile perché l’Europa non potrà aspettare i ritardatari e perché vari Stati si stanno movendo rapidamente. A suo avviso quattro gli obiettivi primari che le istituzioni italiane dovrebbero avere per i prossimi 5 anni: interesse euro-nazionale; raccordo costante con le Istituzioni europee; investimenti e occupazione; innovazione sistemica e istruzione
L’autunno che stiamo vivendo in Europa e in Italia (e ovviamente anche negli altri 26 Stati Ue) delinea diverse capacità nel capire del tutto la situazione e poi in quella sui tempi e la qualità nella preparazione dei “Piani di resilienza e ripresa”. Se l’Italia manca questa occasione, l’Ue e l’Eurozona non potranno “aspettarla”.
Le Istituzioni delle UE e gli Stati Membri
La Commissione europea ha dimostrato una grande capacità anche nel combinare la politica con l’economia (sia reale che finanziaria). La ragione di tutto ciò è che nella Ue le Istituzioni ricompongono (migliorandole nella sinergia) le scelte politiche e le competenze tecniche, entrambe essenziali, su orizzonti temporali chiari per la programmazione ed esecuzione. Per la Commissione e per il Parlamento europeo sono cinque anni e per il Quadro Finanziario europeo sette anni. Inoltre i successivi cicli istituzionali si riagganciano ai precedenti. Adesso le Istituzioni europee hanno varato il Next Generation Eu che contiene il Recovery e Resilience Facility ed anche il bilancio poliennale 2012-27. In totale si mobilitano quasi 2.000 miliardi.
Tocca ai Paesi membri presentare alla Commissione i Piani Nazionali di ripresa e resilienza (PNRR). Per ora solo quattro o cinque hanno fatto Piani ed altri sei Paesi hanno presentato dei Progetti. I restanti, tra cui l’Italia, hanno in corso rapporti con la Commissione sulla base di Pre-progetti piuttosto qualitativi.
Gli Stati membri dell’Ue sono quindi in media più lenti delle Istituzioni europee, ma le diverse velocità potrebbero accentuarsi delineando presto una Ue a cerchi concentrici. È un aspetto per ora sottovalutato da vari Stati, ma che sui 5-7 anni potrebbe diventare concretezza.
Euro-pilastri per la ripresa: Recovery, Bilancio e semestre europeo
Tre sono i pilastri delle Istituzioni europee - sui cinque e sette anni a venire - per l’utilizzo di quasi 2.000 miliardi. Il primo è che il Recovery and Resilience Facility (RFF) metterà a disposizione circa 700 miliardi di euro in prestiti e sovvenzioni per sostenere le riforme e gli investimenti intrapresi dagli Stati membri. L’obiettivo è mitigare l’impatto economico e sociale della pandemia di coronavirus e rendere le economie e le società europee più sostenibili, resilienti e meglio preparate per le sfide e le opportunità della transizione verde e digitale.
II secondo è che il semestre europeo e il RFF sono intrinsecamente collegati. E’ questo un aspetto troppo sottovalutato specie in Italia. I piani nazionali verranno valutati anche in relazione al semestre europeo e sulla base delle raccomandazioni specifiche per ogni paese e all’aderenza alla strategia di crescita sostenibile, elaborata sulla base del green deal all’inizio del semestre europeo di quest’anno. A questo si aggancerà anche il ”nuovo” Patto di stabilità e crescita per ora sospeso ma, si tenga ben presente, non cancellato.
Il terzo è che gli Stati membri sono “incoraggiati” a presentare i loro programmi nazionali di riforma e i loro Recovery Plan in un unico documento integrato, che fornirà una panoramica delle riforme e degli investimenti che lo Stato membro prevede di intraprendere nei prossimi anni, in linea con gli obiettivi del RFF.
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* professore emerito di Economia politica all’Università Cattolica, fondatore e attualmente presidente del Consiglio scientifico del Cranec (Centro di ricerche in Analisi economica), presidente emerito dell’Accademia Nazionale dei Lincei