di Lorenzo Cultrera e Vittorio Maccarrone

L’intelligenza artificiale è croce e delizia dei nostri tempi. Se ne parla molto, se ne parla ovunque, ma non sempre con cognizione. L’AI è al centro di molti dibattiti, tra l’entusiasmo dei pionieri e degli user che ne vedono le grandi potenzialità e chi in maniera più scettica dipinge scenari distopici à la Raymond Kutzweil. Per questo il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS il mese scorso ha chiamato a raccolta diversi esperti del settore perché si confrontassero sul tema dell’AI e l’impatto che ha nel settore medico-sanitario.

«La digitalizzazione in campo medico — sostiene don Paolo Benanti, bioeticista ed esperto di intelligenza artificiale dell’Università Gregoriana e membro Task Force MISE — sta creando disagi, una sorta di cambio del nostro modo di interpretare la realtà. Non è però la prima volta nella storia dell’umanità che un artefatto modifica la nostra realtà. Per esempio — continua l’esperto — nel sedicesimo secolo microscopio e telescopio hanno permesso lo studio dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo». Analogamente alle invenzioni di Galilei, l’AI potrebbe oggi rappresentare un cambiamento epocale.

Esistono tecnologie che, applicate ai settori medico-scientifici, sono capaci di cambiare la vita delle persone. Un esempio molto chiaro di queste potenzialità lo ha fornito Roberto Cingolani, Chief Technology&Innovation Officer di Leonardo Spa ed ex direttore scientifico dell’IIT di Genova. Il manager italiano ha raccontato di mani bioniche che «riescono a fare circa l’80% delle prese che una mano umana può fare». «Inoltre — ha aggiunto Cingolani — ci sono robot che possono essere utilizzati nelle terapie cui vengono sottoposti i bambini con problemi del neuro-sviluppo». 

Un’altra applicazione nel campo medico dell’artificial intelligence è Babylon Health, provider di supporto al medico di base che offre consulenze tramite messaggi e videochat con la sua applicazione mobile. Dopo aver trascritto e analizzato in tempo reale il dialogo fra medico e paziente, Babylon suggerisce al primo le domande da fare al secondo. Successivamente, riesce a fare una diagnosi dettagliata tramite dati statistici di natura gaussiana e infine crea la scheda clinica del paziente. In questo caso lo scetticismo deriva da una probabilità che la Babylon Health favorisca il deskilling dei medici che la utilizzano.

Tutto ciò, però, può essere realizzato solo se vi è un concreto supporto da parte dello Stato. «C’è bisogno di “infrastrutture Paese” — ha concluso Cingolani — e per questo la politica deve garantire investimenti necessari. Credo che la mancanza di etica sia il negare la necessità di queste infrastrutture in un paese civile».

Come ricordato dall’arcivescovo Peña Parra, emerge la necessità di trovare un approccio che unisca il mondo high-tech d’ultima generazione — che come abbiamo visto risulta fondamentale anche nel mondo medico-scientifico — con quello dell’etica, in modo tale da «sviluppare non solo le tecnologie e avvalercene, ma al tempo stesso contribuire a orientarle in modo umano e promuoverle in maniera integrale per la cura del genere umano».