di Andrea Scapigliati *

L’arresto cardiaco colpisce ogni anno una persona su mille: solo in Italia, uccide ogni anno circa 60.000 persone. Nel dare una risposta ad uno dei più importanti problemi di salute pubblica si deve tenere in conto l’importanza del fattore tempo.

In un contesto ideale, chi si trova accanto alla vittima dovrebbe riconoscere l'arresto cardiaco, chiamare il numero di soccorso (quello unico europeo 112 oppure ancora il 118) e iniziare immediatamente le manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP: massaggio cardiaco, ventilazione, defibrillazione), rimanendo in linea con l’operatore telefonico in attesa dell'arrivo dei soccorsi inviati dalla centrale operativa. Purtroppo, questo avviene raramente: i dati italiani da città campione (non esiste ancora un registro nazionale degli arresti cardiaci) dicono che gli astanti iniziano la rianimazione in circa il 25-30% dei casi. Ancora più desolanti i numeri relativi all’uso di defibrillatori semiautomatici esterni (DAE) prima dell’arrivo dei mezzi di soccorso. 

Il 30 luglio la Camera dei deputati ha approvato all’unanimità una nuova legge sul tema che introduce una serie di interventi che possono facilitare il soccorso tempestivo alle vittime di arresto cardiaco salvandone molte di più di quanto accade ora.

La legge tiene conto di molte delle proposte che l’Associazione Italian Resuscitation Council ha presentato il 18 giugno scorso, durante l’audizione alla Commissione Affari Sociali, nel documento “Un sistema per salvare più vite” (vedi www.ircouncil.it), come la tutela legale del soccorritore, la maggiore diffusione dei defibrillatori semiautomatici esterni, l’introduzione a scuola della formazione obbligatoria sulla rianimazione cardiopolmonare, la creazione di un’applicazione per la geolocalizzazione dei DAE, l’obbligo per il 112/118 di fornire alle persone che hanno segnalato l’emergenza le istruzioni telefoniche per riconoscere l’arresto cardiaco, fare il massaggio cardiaco e utilizzare il DAE. 

Sono elementi essenziali per favorire i soccorsi da parte di chi assiste a un arresto cardiaco e, di conseguenza, la sopravvivenza delle persone che ne sono colpite.

* presidente di Italian Resuscitation Council, Ricercatore Istituto di Anestesia e Rianimazione Università Cattolica, dirigente medico dell’OUC Cardioanestesia e Terapia Intensiva Cardiochirurgica Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS