Il Dipartimento di Filologia Classica, Papirologia e Linguistica storica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nell’ambito del Progetto PRIN 2015 Centro e periferia nella letteratura latina di Roma imperiale, organizza una giornata di studio sul tema Centro e Periferie. Andare a Teatro a Roma nel I sec. a.C., che viene introdotta da un’originalissima e innovativa lezione-spettacolo, Le favole atellane di Maccus.

Giovedì 7 novembre alle ore 18.30 e 20.30 al Teatro San Lorenzo alle Colonne, Corso di Porta Ticinese 45, Milano, lezione spettacolo Le favole atellane di Maccus. Compagnia La Mansarda. Il Teatro dell’Orco di Caserta. Introduce Roberto Danese. (Università di Urbino). Per informazioni e per prenotare un posto a teatro www.kerkis.net e direzione@kerkis.net.

Venerdì 8 novembre ore 9-19, Aula Bontadini, Università Cattolica (largo Gemelli 1, Milano). Centro e periferie. Andare a teatro a Roma nel I sec. a.C.. Comitato scientifico e organizzatore professor Luigi Galasso e professoressa Elisabetta Matelli.

La giornata di studio ha lo scopo di comporre in un contesto organico di relazioni i frammenti di conoscenza che si hanno sul teatro del I secolo a.C. a Roma, un’epoca di trasformazioni così importanti da mutare anche la prospettiva del “centro” e delle “periferie” dell’Urbe, anche in relazione a questo genere poetico. Con l’auspicio di poter proporre nell’insieme un rinnovato quadro di conoscenze, gli studiosi focalizzano l’attenzione sulle trasformazioni delle drammaturgie teatrali, sulla nascita di nuovi generi, sui radicali mutamenti dei luoghi che ospitano gli spettacoli nel I secolo a.C., sull’importanza e il ruolo del pubblico, sulle forme di pensiero che determinano la ricezione degli spettacoli, facendo emergere il forte nesso che il teatro ha sempre con le vicende politiche.

Siamo nell’epoca delle guerre civili, dell’allargamento dei confini con le conquiste di Cesare e Pompeo, del passaggio da repubblica a principato, in cui le spedizioni dei militari, l’importazione di schiavi stranieri, liberti e intellettuali provenienti da luoghi lontani, lo spostamento di persone in un ambito geografico sempre più allargato creano nuove istanze culturali che preparano l’età imperiale e i mutamenti epocali di una Roma che allarga il suo potere a sempre più distanti periferie. Il teatro, quale “mimesis” della vita, rappresenta un ambito di osservazione privilegiato per delineare le connessioni complesse tra questi fenomeni. 

L’Università Cattolica propone, in collaborazione con l’associazione Kerkis. Teatro Antico in scena, la performance della Compagnia Teatrale La Mansarda Teatro dell’Orco di Caserta, frutto di una ricerca teatrale che è capace di portarci alle radici del teatro comico italiano con un prodotto originale, innovativo, che fonde ricerca scientifica ed esperienze artistiche.

La performance è concepita come una lezione/spettacolo, che vede alternarsi ai pezzi squisitamente teatrali alcuni interventi che consentono di approfondire, con la leggerezza di una conversazione ben condotta, l'argomento della “misteriosa” Atellana, al quale il teatro comico tutto, a partire da Plauto, è profondamente debitore.

L’atellana è una tradizione poetica e teatrale di età arcaica, nata in suolo italico, che è scomparsa, ma che non è possibile cercare di ricostruire indirettamente, a partire dalle famose quattro Maschere dei ‘tipi’ fissi Maccus, Pappus, Buccus e Dossennus, che riconosciamo a monte della commedia italiana e del teatro comico di ogni tempo, a partire da Plauto. Il lavoro teatrale propone ipotesi di messa in scena delle Fabulae Atellanae. Consapevoli dell'impossibilità d'una ricreazione filologica, si è voluto piuttosto effettuare una ricerca, che prevede l'utilizzo di tali Maschere reinventandone la grammatica attraverso l'analisi dei materiali disponibili, sia letterari che iconografici, quali i frammenti di testo di Pomponio e Novio (poeti del I sec. a.C.) e i calchi delle Maschere in gesso rinvenuti a Pompei nel 1749 e recentemente riscoperti ed esposti al Museo Archeologico di Napoli, assieme ad altro materiale iconografico proveniente da siti archeologici campani, al fine di ipotizzare una messa in scena quanto più verosimile a quella originale.

L'indagine e lo studio dei frammenti letterari utilizzati per la messa in scena, è partita dallo studio dei pochi versi di Pomponio e Novio a noi pervenuti. Dai frammenti scaturisce la drammaturgia originale di Roberta Sandias, che, con la consulenza filologica del professor Raffaelli dell'Università di Urbino e del professor Monda dell'Università del Molise, ha composto delle brevi farse in metrica, adoperando il dialetto napoletano (lingua idonea più di tutte ad esprimere la vis popolare delle antiche Fabulae di Atella), che si riferiscono a trame di Pomponio e Novio, e ne citano i relativi versi. In scena dunque, oltre a Velitationes – una scena di insulti tra i servi – e il Postribolo, debutterà in anteprima al Teatro San Lorenzo alle Colonne un’altra breve farsa ispirata ai frammenti di Maccus Virgo e alla Casina di Plauto, arricchendo la struttura drammaturgica dello spettacolo. La scrittura scenica si avvale di musiche eseguite dal vivo dal gruppo Mainomai Project, che esegue una ricerca di ricostruzione di strumenti antichi attraverso l’iconografia di reperti archeologici.