Una memoria storica sul mondo dell’editoria italiana accumulata sul campo e poi nelle aule Universitarie e nei teatri. Nessuno meglio di chi è da cinquant’anni in questo mondo può spiegarne l’evoluzione in Italia a un pubblico di esperti del settore e agli studenti che si sono diplomati nel master in Editoria e gestione del prodotto editoriale, corso diretto da Edoardo Barbieri, docente di Storia del libro e dell’editoria. Lo scorso 16 ottobre Guido Davico Bonino saggista, docente universitario e storico critico teatrale de La Stampa è intervenuto alla consegna dei diplomi del master con una lezione sull’Antica e nuova editoria letteraria.
Un’esperienza cominciata nel 1961 presso la casa editrice Einaudi come capo ufficio stampa al posto di uno dei maggiori scrittori italiani del ventesimo secolo: «Fu Italo Calvino in persona a selezionarmi per ricoprire il suo ruolo – dice Davico Bonino -. Dopo aver letto un articolo che avevo scritto sulla trilogia araldica (Visconte dimezzato, Barone rampante, Cavaliere inesistente), mi chiamò nella sede della casa editrice e mi propose il posto». Un lavoro che conserverà fino al 1978. Negli ultimi trent’anni è poi diventato un esperto osservatore del mercato editoriale italiano. «Oggi nell’editoria italiana ci sono dei grandi gruppi come Mondadori che detiene il 29% del mercato nazionale, Rcs con il 13% e il gruppo Mauri-Spagnol con circa l’11%. Ma il mercato oggi è rappresentato per il 60% da piccoli editori che, con circa il 15% del fatturato totale, esercitano un’attività ben specifica nel settore». Queste realtà cercano di ridurre i costi generali come quelli del personale ma la loro scelta editoriale principale è di contenere il numero delle novità. «Per loro infatti è meglio concentrarsi su un settore e di non imitare le case più grandi che spaziano in diversi campi. Le major italiane infatti - continua Davico Bonino - sono malate di presenzialismo in un mercato dove un libro dopo appena un mese e mezzo dalla sua uscita nelle librerie è già vecchio».
Tempi diversi invece quelli che hanno fatto la fortuna di Silvio Antiga. La sua passione per la tipografia e la stampa, campo in cui lavora fin da bambino, gli è valsa la terza edizione del premio Ancora Aldina per la cultura del libro grazie alla felice intuizione della Tipoteca Italiana, museo storico dedicato al mondo dell’editoria. Nata come fondazione nel 1995 a Cornuda (Tv) è diventata museo dal 2002: «Lavoro da sempre in tipografia – dice Antiga - e insieme ai miei fratelli da circa quindici anni raccogliamo caratteri mobili, rotative e altro materiale dalle stamperie. Nel 2002 è stato possibile aprire al pubblico il museo dedicato all’editoria meccanica e ora abbiamo visite da tutta Italia e anche dall’estero». Non è stato l’unico premio consegnato in giornata. Tre big dell’editoria hanno ritirato il Premio del Master in editoria: Lorenzo Enriques (foto a lato), amministratore delegato della Zanichelli, Franco Menin direttore editoriale delle Edizioni Principato e alla collana di libri Bur (Biblioteca universale Rizzoli), che proprio nel 2009 compie i suoi primi sessant’anni da protagonista nell’editoria tascabile. Tre premi alla memoria storica di un settore dalle molteplici storie e influssi.