di Michele Santoro*

La nostra proposta formativa di quest’anno “Omnia Vestra In Caritate Fiant - L’amor che move il sole e l’altre stelle”, colonna portante dell’esperienza di crescita al Collegio Nuovo Joanneum e che rappresenta il palinsesto delle attività che scandiscono l’anno collegiale, ha visto, come suo primo momento caratterizzante, un’uscita fuori porta a Subiaco: “Sui passi di San Benedetto: Agli albori della civiltà europea”.

I motivi per cui si decide di cominciare con una gita sono molteplici: permettere di socializzare ai nuovi membri del collegio, avere l’occasione di visitare posti mai visitati, che possano far scaturire in noi momenti di riflessione e crescita. Quest’anno però non è un anno come gli altri e quindi la scelta, coraggiosa, di mantenere questa tradizione ha assunto un significato ancora più grande.

Dopo l’esperienza delle misure restrittive messe in atto in seguito alla pandemia da Covid-19, serviva una spinta forte a ricominciare, un segnale che la realtà del Collegio Nuovo Joanneum si sarebbe adattata certamente alle nuove circostanze, ma senza rinunciare a ciò che anno dopo anno spinge molti studenti ad intraprendere questo percorso di vita in collegio.

La gita a cui faccio riferimento è stata dedicata a San Benedetto da Norcia e ci ha portato a visitare, lo scorso 10 ottobre, luoghi, nei pressi della cittadina di Subiaco, che furono fondamentali nella sua vita e nel suo cammino di santità. Abbiamo avuto la possibilità di visitare: il “Sacro Speco”, un monastero costruito intorno al luogo in cui il Santo compì i suoi anni da eremita prima di fondare l’ordine monastico che porta il suo nome, e il “monastero di Santa Scolastica”, dedicato alla sorella gemella di San Benedetto, che rappresenta l’ultimo superstite dei dodici monasteri fondati direttamente dal santo nella valle dell’Aniene durante la sua vita, nel V secolo. Abbiamo inoltre visitato il laghetto di San Benedetto, splendido paesaggio naturalistico in cui il santo compì un miracolo.

La scelta di dedicare a questa figura questa prima attività non è stata casuale. La regola benedettina, riassunta nella famosa formula “Ora et Labora”, scritta subito dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, è un’indicazione che il santo ci offre sul ruolo cruciale del Lavoro, della Riflessione e della Preghiera in un momento di grande subbuglio e disorientamento generale.

Questo è il messaggio che mi sono portato dietro da Subiaco: in questo periodo ci sono limitazioni (basti pensare alla onnipresente combinazione di mascherine e disinfettante ormai parte del corredo di buone abitudini preventive di ognuno di noi) ma, la riflessione e il lavoro di gruppo permettono al collegio, e in misura ancora maggiore all’intera comunità, di raggiungere grandi successi anche in queste circostanze.

Quest’anno è stato diverso, è diverso e sarà diverso, ma qui in collegio ci stiamo rimboccando le maniche come il Santo fece 1500 anni fa, pronti ad adattarci alle difficoltà che si presenteranno sul nostro percorso, pronti a viverle nel loro autentico significato, ovvero come momenti di riflessione e crescita, momenti in cui l’unione in una comunità, come quella del collegio, può fare certamente la differenza nel consentire il raggiungimento dei propri obiettivi.

Una volta rientrati, infine, abbiamo concluso la giornata con una celebrazione eucaristica officiata dall’assistente pastorale del nostro collegio, Don Luca De Santis, per festeggiare S. Giovanni XXIII, nostro santo patrono, a voler coronare l’esperienza con la consapevolezza che quanto era stato vissuto in quella giornata era un dono prezioso per tutti noi, per la nostra amata comunità, un dono di cui essere grati e riconoscenti.

Noi collegiali, con la guida di una nuova e rinnovata direzione, siamo pronti ad affrontare le sfide che si presenteranno quest’anno, magari proprio con l’augurio e l’auspicio di poterlo fare …”Sui passi di San Benedetto”.

*studente del sesto anno corso di laurea in Medicina e chirurgia