di Camillo Sirianni *

È stata un’estate particolare quella iniziata in un caldo giorno di fine luglio: dalla caotica metropoli milanese mi sono ritrovato a Koplik, centro urbano di Malësi e Madhe, all’estremo nord dell’Albania.

Giunto al termine dei miei studi universitari, ho deciso di voler vivere un’esperienza di volontariato in un Paese in via di sviluppo. Era da tempo che cercavo di poter mettere al servizio degli altri le conoscenze economiche apprese negli anni. Così, la scorsa primavera ho partecipato al bando del Charity Work Program, il programma promosso dal Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (Cesi) del nostro Ateneo.

Ed è stato così che mi sono ritrovato a Koplik. Qui, tra campi di lavanda e salvia e maestose montagne, opera da circa 10 anni il VIS Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, con programmi che mirano al miglioramento delle condizioni socioeconomiche della popolazione.

Lo staff del VIS, albanese e italiano, mi ha accolto e fatto sentire parte del team sin da subito e mi ha coinvolto nelle numerose attività e progetti per la comunità di Malësi e Madhe. 

Ho trascorso “un’altra estate” occupandomi della redazione di un business plan per una cooperativa agricola del villaggio di Reç, finanziata dalla Cooperazione Italiana. Ho anche dato il mio contributo alle attività legate all’erogazione dei microgrant e al monitoraggio dei microcrediti erogati. E poi con Laura, la mia compagna di viaggio, abbiamo contribuito alle numerose attività per i ragazzi: i giochi estivi, la settimana del volontariato e le attività del nuovo centro giovanile.

Ho avuto anche l’opportunità di viaggiare nella regione più settentrionale dell’Albania e di scoprire luoghi selvaggi, rurali e meravigliosi nella valle del Kelmend, di Shkrel e poi Theth. 
Luoghi dove le relazioni sociali rivestono un ruolo di primaria importanza. Una mentalità che mi ricorda la Calabria di 50 anni fa, luogo dal quale provengo. Modi di vivere così simili che mi hanno permesso sin da subito di ambientarmi nel piccolo centro di Koplik.

Una meta ben diversa dalle altre presenti nel programma Charity, dove apparentemente sembra che ci sia tutto, ma dove invece si cela un forte mancanza di opportunità, soprattutto per i giovani, che sempre più spesso devono scegliere la via dell’emigrazione all’estero. Ed è proprio qui che le attività del VIS si inseriscono, nel ridare opportunità in un luogo dimenticato dallo stato centrale.

Due mesi passano molto velocemente, ma sono stati sufficienti a trarre il meglio da questa esperienza. Considerato il mio percorso di studi in management, prima di partire, non avevo alcuna idea di come funzionasse la cooperazione e temevo di non poter essere di aiuto. In due mesi forse non avrò capito tutto, ma di certo so che c’è posto in cooperazione per chi proviene dalla facoltà di Economia. 

In questi mesi ho imparato che non è così semplice scrivere un business plan per un’azienda il cui settore era a me sconosciuto e dove l’accesso alle informazioni è limitato. Ho imparato a gestire ancor di più il mio tempo, in un luogo dove si svolgono tantissime attività, dove i piani possono cambiare molto rapidamente e dove la proattività e il problem solving sono la quotidianità.
Ho capito che bisogna ridare il giusto valore al cibo e rispettare i produttori, soprattutto in un Paese dove l’agricoltura è il settore che traina l’economia; principi di Slow Food, fondazione con la quale il VIS Albania collabora da tempo.

La mia attività con il VIS non avrà di certo cambiato le condizioni del luogo, ma spero che il mio piccolo contributo abbia avuto un qualche impatto. Sulla mia crescita personale e professionale lo ha di certo avuto.

Mi porto a casa un bagaglio carico di bei momenti, ed è soprattutto grazie alle persone che hanno permesso tutto ciò. Quindi oltre a ringraziare il Cesi, l’Università Cattolica e il VIS, ci tengo a dire “faleminderit” (grazie in lingua albanese) a tutto lo staff di VIS Albania: Pier Paolo, Anna, Altin, Franc, Angelica, Martina, Rregjina, Tommaso, Drita, Mirela, Nermin, Zana, Sameda, Saida.

L’Albania è un paese affascinante, così vicino e così diverso, con le sue numerose contraddizioni e il suo popolo gentile e accogliente. Riccardo Luna, qualche anno fa, titolava un suo articolo dicendo che “la prossima estate andrete tutti in Albania” e questo lo auguro soprattutto ai ragazzi che si candideranno il prossimo anno al bando Charity.

Il paese delle aquile è proprio il luogo nel quale presto tornerò per svolgere la mia ricerca per la tesi di laurea magistrale, perché l’Albania ti sorprende e non vorrai più tornare a casa.

* 23 anni, di Soveria Mannelli (Calabria), laureando del corso di laurea magistrale in Management per l’impresa, facoltà di Economia, campus di Milano