L’economia ha bisogno dell’etica. E non può farne a meno se punta a un corretto funzionamento e al bene comune. Anzi la loro unione risulta proficua per il mondo finanziario e per l’intera società. È questo l’assunto di fondo emerso dal convegno Oeconomicae et pecuniariae quaestiones, che si è tenuto martedì 29 gennaio all’Università Cattolica. Accademici, banchieri, esperti del settore si sono confrontati su alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario, a circa un anno dalla pubblicazione dell’omonimo documento della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Il convegno, organizzato da Università Cattolica, Associazione Bancaria italiana (ABI) e Banca Mediolanum, ha messo in evidenza come le indicazioni della Santa Sede, di respiro mondiale, siano opportune per intendere l’attività economica e finanziaria al servizio dell’economia reale e del bene comune. Se ci si fosse ispirati a questi principi, molto lontani da quelli della finanza speculativa che ha innescato la crisi del 2007 - e di cui si subiscono ancora gli effetti -, sarebbero stati evitati tanti danni a persone e aziende.

Tra i protagonisti del dibattito - coordinati da Andrea Perrone, docente di Diritto commerciale in Università Cattolica - Lorenzo Caprio, docente di Finanza aziendale nell’Ateneo del Sacro Cuore e tra gli esperti chiamati a collaborare alla stesura del documento, Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Banca Intesa Sanpaolo, Giovanni Pirovano, vicepresidente di Banca Mediolanum, Mauro Salvatore, economo generale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei).

A entrare nel vivo della questione è stato il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli che, nel suo intervento, ha posto l’accento sull’importanza di un’analisi ampia e accurata del Documento, utile a fornire indicazioni pratiche e concrete, e non solo nobili dichiarazioni. In particolare, soffermandosi sul fondamento antropologico del testo della Santa Sede, il rettore Anelli ha sollecitato la necessità di un recupero dell’umano, oggi aggredito in varie forme.

Ma può l’economia favorire il progresso del bene comune nel rispetto della dignità umana? Secondo il presidente dell’ABI Antonio Patuelli va posto «un limite al mercato affinché non diventi un luogo di anarchia e di sopraffazione». Per questo «l’economia ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento: non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona. Il profitto va sempre perseguito ma mai ad ogni costo e il benessere va valutato con criteri più ampi di quello del solo Pil».

Guadagno e solidarietà, insomma, non devono essere antagonisti. Ne è convinto il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro, che ha infatti spiegato che «la finanza ha il dovere di selezionare gli investimenti e scegliere quelli che portano utilità sociale e che il profitto è lecito se rispetta la persona umana». E forse un rimedio per cancellare le «asimmetrie informative» può essere l’«educazione finanziaria».

Eppure l’economia può essere virtuosa. L’ha dimostrato il vice presidente di Banca Mediolanum Giovanni Pirovano con esempi concreti  raccontando le attività della sua banca e della Fondazione Mediolanum Onlus.

Infine l'economo della Cei Mauro Salvatore, tirando le somme del dibattito, ha colto la continuità del Documento con la dottrina sociale della Chiesa dall’enciclica Populorum progressio di papa Paolo VI alla Laudato si’ di papa Francesco. E  ha auspicato che diventi uno «strumento di lavoro per tutti gli operatori del sistema bancario e finanziario».

Alla discussione hanno partecipato anche la preside della facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative Elena Beccalli, e Ferdinando Citterio, del Centro di Ateneo per la Dottrina Sociale della Chiesa.