di Martina Furano *
Sono salita su quell’aereo con un unico grande obiettivo: dare a me stessa l’opportunità di crescere in modo rilevante per il mio futuro, tanto sul piano professionale quanto su quello personale.
Credo fortemente nella responsabilità che ciascuno di noi ha di rispondere agli stimoli, di cogliere occasioni irripetibili, di mettersi in gioco. Non mi sono imbattuta nel programma “Stage Personalizzato all’estero” per puro caso. Non appena ho fatto il mio ingresso nel mondo universitario ho subito avvertito il desiderio di guardarmi intorno, di ampliare gli orizzonti e scovare l’opportunità “ideale”. Sono bastati qualche click e un po’ di intraprendenza per trovare un programma che mi permettesse di muovere i primi passi nel mondo del lavoro, allenare entrambe le lingue del mio percorso di studi ed entrare in contatto con così tanti background culturali da rendere quasi impossibile contarli. Tutto in un solo colpo!
Ed è così, ad application inviata, che iniziò il conto alla rovescia. Venerdì 6 marzo 2020 sono atterrata in Spagna, a Barcellona, incredibilmente motivata, ma anche piena di insicurezze. Sì, perché durante quei giorni si stava prendendo consapevolezza della vera portata dell’emergenza sanitaria, che stava obbligando il mondo intero a fermarsi. E qualche giorno dopo, la Spagna si fermò davvero.
Nonostante l’estrema imprevedibilità degli eventi, ho avuto il piacere di trovare un’azienda che mi ha accolto – seppur virtualmente – facendomi sentire parte integrante del team. In effetti, non ho mai incontrato personalmente i miei colleghi, ma ho potuto interagire con loro ogni singolo giorno, partecipare a momenti di team building, scambiare feedback costruttivi, ma anche apprendere da ognuno di loro e mettere in pratica nozioni che fino ad allora avevo solamente appreso dai libri di testo. In particolare, ho affiancato il gruppo creativo nella creazione di contenuti ad hoc che si inserissero nel mercato in una situazione di crisi globale, in virtù della strategia che era stata adottata, orientata verso una maggiore sensibilizzazione rispetto a temi etici e vicinanza al consumatore, promuovendo allo stesso tempo il prodotto.
In un’epoca in cui la connessione a internet è ormai un must, ne ho compreso il reale potenziale, perché “attraverso uno schermo” ho portato a termine con soddisfazione un’esperienza di stage presso un’azienda estera da remoto. Inoltre, il fatto che il lavoro realizzato sia stato apprezzato ed effettivamente utilizzato da parte dell’azienda è per me la gratifica più stimolante, nonché un prezioso ricordo della mia prima esperienza lavorativa.
Ostacolo dopo ostacolo, in questo percorso è stato essenziale sviluppare soft skills che mi permettessero di concretizzare i miei obiettivi a fronte di un’incertezza con la quale nessuno sapeva ancora come misurarsi. Capacità d’adattamento, collaborazione, risolutezza, iniziativa e tanta comunicazione.
Riconosco il grande valore dell’esperienza che ho vissuto. Inevitabilmente, mi ha costretto a scoprire e mettere in campo nuove risorse e mi ha consentito di arricchire il mio bagaglio personale e professionale. Un domani, augurandomi di costruire un profilo flessibile e distintivo, non escludo la possibilità di cimentarmi nuovamente in uno stage da remoto.
* Martina Furano, 21 anni, di Pavia, studentessa del terzo anno della laurea triennale in Lingue per l’Impresa, facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, campus di Milano