di Mattia Bizzozero *
“Jojo Rabbit”, del regista neozelandese Taika Waititi, è stato protagonista degli ultimi Oscar, riuscendo a conquistare la statuetta come miglior sceneggiatura non originale. La storia è quella di un undicenne fanatico nazista, Jojo, che cresce tra le fila della Hitler Jugend e affronta le difficoltà della vita chiedendo consiglio a un amico immaginario: Adolf Hitler.
È quasi impossibile rinunciare alle sequenze di guerra in un film ambientato durante il secondo conflitto mondiale. Il regista le inserisce ma solo nell’ultimo quarto d’ora della pellicola. Una scelta perfettamente coerente con il tema centrale del lungometraggio: la volontà di fare del bene.
Prima di tutto il protagonista del film preferisce essere soprannominato “coniglio” piuttosto che ucciderne uno a mani nude per compiacere il suo superiore. Un altro esempio è la disponibilità della mamma di Jojo, interpretata da una indimenticabile Scarlett Johansson, di offrire ospitalità a una ragazza ebrea. Infine, durante un’ispezione, il capitano della milizia locale sceglie di non denunciare la presenza di questa clandestina alla Gestapo. Queste tre scelte comportano rischi enormi, considerando soprattutto il periodo storico in cui è ambientata la vicenda. I personaggi non possono però fare a meno di compierle e una volta imboccata la strada del bene non la abbandonano più.
Tutto il film diventa così un collage di situazioni altruiste. Emblematica è la scena in cui Hitler, lamentandosi con Jojo per il troppo tempo che dedica a Elsa, la ragazzina ebrea, dopo avergli scaldato il letto esclama: “È questo che fa un vero amico!”. Si tratta pur sempre dell’immaginazione di un bambino ma la sequenza comunica che perfino il Führer, icona dell’odio e incarnazione del male, sa voler bene al suo amico.
Waititi affronta infine la via della redenzione del suo protagonista. Il primo cambiamento radicale di Jojo avviene rinunciando al male, scaraventando Hitler fuori dalla finestra con un calcio, per escluderlo definitivamente dalla sua immaginazione, dal suo cervello, dai suoi ideali. Dopodiché il ragazzo completa il suo percorso affettivo: durante i bombardamenti notturni sulla cittadina in cui è ambientata la storia, il legame tra Jojo ed Elsa viene sigillato dal fuoco della contraerea. Le stelle, icona romantica nell’immaginario collettivo, sono sostituite dalle esplosioni.
Ogni relazione, e questa ne è una cifra perfetta, si basa sulla fiducia. Un messaggio che non conosce confini spazio temporali. Rispondendo a Elsa che chiede: “Come faccio a fidarmi?”, Scarlett Johansson risponde semplicemente: “Fidandoti”.
* 21 anni, di Milano, studente del terzo anno del corso di laurea triennale in Linguaggi dei Media, facoltà di Lettere e filosofia, campus di Milano