Venti adolescenti inseriti in regime di messa alla prova e in carico al Tribunale dei Minorenni di Brescia, suddivisi in due gruppi impegnati in un viaggio nella natura a piedi o in bicicletta, per percorrere itinerari - geografici e personali - il primo lungo 100 chilometri attraverso le tre regioni che costeggiano il Lago di Garda, l’altro per 151 chilometri su e giù per le ciclabili della Valle Sabbia (Bs).
Tra conferme e novità, torna “A piedi e in bici. Percorsi educativi”, il progetto pedagogico ideato dalla cooperativa sociale Area Onlus in collaborazione con il Laboratorio di Psicologia dell’Università Cattolica, che quest’anno raddoppia e taglia con successo il traguardo della terza edizione.
Nato nel 2018 come “A Piedi. Percorsi educativi”, tra le novità di quest’anno figurano infatti la suddivisione in due gruppi per altrettanti itinerari, il supporto di una guida alpina lungo il percorso e l’introduzione dell’elemento bicicletta che - proprio come la camminata - combinando azione fisica e pensiero, insegna a misurarsi con le proprie forze, ma con in più l’invito a prendersi cura del proprio mezzo di trasporto che consente di andare lontano.
Già, perché l’obiettivo del progetto è fornire un’alternativa al carcere a quei ragazzi adolescenti che hanno commesso reati minori - legati alla detenzione di sostanze stupefacenti o relativi al patrimonio - e quindi bisognosi di un’esperienza educativa funzionale alla comprensione, all’elaborazione, e alla ridefinizione della propria traiettoria esistenziale, utilizzando l’esperienza del viaggio di gruppo (che presenta punti di forza ma anche regole da rispettare) come strumento di riabilitazione e integrazione sociale.
Accompagnati da un’équipe multidisciplinare composta da Nicola Maccioni, educatore e direttore generale di Area, Luca Bonini, psicoterapeuta e direttore dei consultori familiari di Area, e dal professor Giancarlo Tamanza, pedagogista e direttore del Laboratorio di Psicologia dell’Università Cattolica di Brescia, il primo gruppo è partito “a piedi” il 3 agosto da Salò, per una sfida fisica e mentale lunga cinque giorni, mentre il secondo monterà in sella dal 25 al 28 agosto, con la guida dello psicoterapeuta Stefano Mauroner, dell’educatore Corrado Bontempi e del filmaker Andrea Panni, partendo da Villanuova sul Clisi, fino al Lago di Ledro e ritorno.
I due gruppi sono composti da una decina di adolescenti di sesso maschile, di età compresa tra i 16 e i 18 anni e diverse nazionalità, provenienti in larga parte dalla provincia bresciana ma anche da città limitrofe come Bergamo, Mantova e Cremona.
Come già per le precedenti edizioni, anche quella 2020 ha visto la stretta collaborazione degli enti ideatori con l’Ufficio dei servizi sociali per i minorenni (Ussm) del Tribunale dei Minorenni di Brescia, la cui rete di assistenti sociali, coordinata da Gabriella Vincenzi, ha fornito supporto fondamentale nel processo di selezione dei ragazzi partecipanti, che hanno poi aderito volontariamente all’iniziativa e che, ha fatto notare Vincenzi, «partono con un volto e tornano con un altro, dimostrano grande soddisfazione per l’esperienza fatta e anche a distanza di anni la ricordano come un momento di piacere e di crescita».
Dal punto di vista scientifico il professor Tamanza fa notare che «la ricerca qualitativa condotta dall’equipe del Laboratorio di Psicologia ha evidenziato un netto e significativo miglioramento negli ambiti dell’autostima dei giovani coinvolti, del rispetto/solidarietà nel lavoro di gruppo e di una maggiore capacità di riflessione rispetto alle situazioni».
Già, perché «si tratta di un'esperienza di gruppo, ma anche di un modo per entrare in contatto con sé stessi, con il proprio corpo e coi propri limiti in un contesto ambientale di grande bellezza, che per noi può essere scontato ma che i ragazzi raramente hanno sperimentato» ha precisato Maccioni. «Momenti di riflessione/terapia e di svago (come le attività di canyoning e arrampicata, possibili grazie alla presenza di una guida alpina) procedono parallelamente. Non è una gita, non è punizione, è un percorso di crescita».
Parole riprese da Silvia Butturini, responsabile per Area Onlus del settore inclusione: «Le regole sono poche ma importanti: il rispetto nei confronti del gruppo, niente alcool e sostanze stupefacenti, cellulari solo nei momenti di relax poiché è importante rimanere connessi col gruppo e godersi l’immersione nella natura».
Sul contesto d’azione e sull’importanza di attività di questo tipo si è soffermata Giuliana Tondina, procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Brescia.
«Il campione di ragazzi selezionato rispecchia fedelmente la situazione nazionale attuale: il procedimento penale minorile riguarda infatti per il 90% di adolescenti maschi italiani e stranieri, mentre solo il 10% dei casi ha per protagoniste adolescenti femmine» ha specificato il Procuratore. «Progetti come quello che presentiamo oggi hanno un grandissimo valore che risiede anche nella duttilità: lo strumento deve essere modulato sulla persona e contenere per ciascun ragazzo esperienze significative in grado di guidarlo verso la ricostruzione dell’immagine di sé come una persona capace, gradita e apprezzata dalla società. È bene ricordarsi che la maggior parte dei nostri ragazzi vive un’esperienza assolutamente contraria: ricordo un caso dove il ragazzo mi disse che a scuola godeva di numerose attenzioni per la sua attività di spaccio. La chiave è dare loro attenzione per le azioni positive, solo così è possibile innescare un meccanismo di cambiamento duraturo».