La formazione è la chiave di volta per ripartire veramente. È il messaggio emerso nell’incontro Aspettando l'#OpenWeekUnicatt che venerdì 15 maggio ha anticipato virtualmente l’apertura delle porte dell’Ateneo ai futuri studenti.
«L’Università Cattolica, grazie alla sua offerta multidisciplinare, fa acquisire agli studenti solide basi e una visione del mondo che può essere una bussola per entrare nel cuore della realtà», ha detto il pro rettore vicario Antonella Sciarrone Alibrandi. Rispondendo alle domande del direttore Offerta formativa, promozione, orientamento e tutorato Michele Faldi ha raccontato l’Ateneo, assieme al delegato per l’Offerta formativa Giovanni Marseguerra e allo studente del secondo anno della facoltà di Economia e rappresentante della componente studentesca nel Presidio di qualità Michele Brusa. Un racconto che è proseguito con l’assistente ecclesiastico generale, monsignor Claudio Giuliodori che, accompagnato da alcuni assistenti pastorali e docenti di teologia dei cinque campus, ha illustrato le attività del Centro pastorale. «I giovani – ha detto – sono portatori di desideri, di sogni, di visioni e ogni anno, accogliendone più di diecimila, costruiamo insieme la cittadinanza dell’universo».
L’evento - che rigorosamente online per necessità di cose ha ottenuto 5.035 visualiazzazioni e raggiunto 10.323 persone - ha offerto a quanti fossero collegati in streaming la possibilità di poter ugualmente avvicinarsi all’atmosfera che si respira in Cattolica il cui «intento educativo» è da sempre la formazione integrale della persona. Una missione che, soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria diventata per molti anche un’emergenza economica, risulta ancora più centrale.
«Alla luce di quello che sta succedendo lo studio universitario diventa importante affinché la società e il mondo del lavoro dispongano di persone competenti», ha osservato la professoressa Sciarrone. «Questa situazione ci ha messo di fronte al fatto che è fondamentale avere competenze riconosciute. La realtà è complessa, e l’attuale crisi pandemica ce lo dimostra, e chi ha in mano un’adeguata ‘cassetta degli attrezzi’ può offrire le sue competenze e risultare utile, richiesto e ambito dal mondo del lavoro».
Sulle caratteristiche formative della Cattolica si è soffermato il professor Marseguerra. La prima è «l’interdisciplinarità» che consente di operare in un contesto complesso e forma la personalità attraverso il contributo delle 12 facoltà le quali, coprendo tutti i saperi e le discipline, impediscono una «formazione rigidamente specialistica». La seconda è l’«interattività» che si realizza in un contesto straordinario di momenti vissuti in comunità, spaziando dagli argomenti filosofici a quelli scientifici, grazie al crescere assieme, rivelando l’insegnamento e l’apprendimento come due facce della stessa medaglia. La terza è l’«internazionalizzazione» e si realizza nell’incontro fra i tanti studenti che vanno a studiare fuori dai confini nazionali e tra coloro che dall’estero vengono a formarsi in Cattolica, e dove in tutti i corsi c’è attenzione ad affrontare tematiche con valenza internazionale, in un contesto conviviale e non di fugace presenza “mordi e fuggi”.
Sull’esempio di padre Agostino Gemelli che quasi cent’anni fa realizzava l’idea lungimirante di fondare l’Università Cattolica per formare giovani generazioni, ancora oggi, ha aggiunto la professoressa Sciarrone, la missione dell’Ateneo è far sì che «gli studenti acquisiscano un bagaglio di competenze» affinché siano «portatori di una visione professionale e sociale».
Non a caso, ha fatto eco il professor Marseguerra, in tutti i ranking, quando si va vedere il livello di apprezzamento dei datori di lavoro per i laureati, l’Università Cattolica si classifica sempre nelle primissime posizioni. Una conferma che il tipo di «formazione integrale», di «preparazione che guarda alla persona» è riconosciuta a tutti i livelli. «È la dimostrazione di quanto il nostro ruolo oggi sia decisivo – ha notato il professor Marseguerra –. Durante questi mesi il nostro Ateneo è riuscito a erogare la didattica attraverso il supporto delle tecnologie mantenendo vivo il contatto con gli studenti. Ci stiamo attrezzando con impegno e con grande spirito di solidarietà per fare di più e meglio grazie a importanti investimenti multimediali di modo che l’interazione, anche in un momento così difficile, possa rafforzarsi».
Interazione che è anche apertura al mondo. Lo hanno ribadito gli assistenti pastorali don Paolo Bonini, del campus di Roma, don Roberto Maier, del campus di Piacenza, don Daniele Balditarra, del campus di Milano, e la docente di Teologia Gaia De Vecchi, intervenuti con monsignor Giuliodori al talk “Occhi aperti sul Mondo”. «Il sapere non corrisponde a un processo chiuso, per un mondo elitario, ma esso è per sua natura connesso con la realtà», hanno precisato. «Per questo l’Università è aperta al mondo, e studio e ricerca sono commisurati alle richieste del nostro tempo. In tale contesto gli studenti sono protagonisti, coinvolti in un’avventura comune e condivisa, che privilegia – anche attraverso i corsi di teologia – quella formazione integrale per lo sviluppo armonico e completo della persona».