«Si parla molto di violenza contro le donne ma non abbastanza di hate speech tra ragazzi e ragazze. Abbiamo lavorato non solo per rendere gli studenti consapevoli, ma anche per impegnarsi a parlare ai coetanei». Presenta così il progetto di cui è direttrice scientifica, Milena Santerini, docente di Pedagogia generale dell’Università Cattolica. “Digit.ALL – Young Digital Advocates per una cultura contro il discorso d’odio contro le donne e le ragazze online e offline” è realizzato dal Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali dell’Ateneo insieme al Centro di Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità – Rissc.
Quattro scuole superiori di Milano e Torino (l’Iis Oriani Mazzini e Caterina da Siena di Milano, l’Iis Amedeo Avogadro e l’Istituto Albe Steiner di Torino), 15 classi, oltre 300 ragazze e ragazzi. Canzoni, minivideo, meme ironici, opere grafiche, lavori artistico-poetici, immagini, TikTok e simulazioni di chat WhatsApp. Differenti formati comunicativi per i prodotti realizzati nei laboratori del progetto da ottobre a maggio, iniziati in presenza e, a seguito dell’emergenza sanitaria, continuati durante la Dad (didattica a distanza) con ottimi risultati di partecipazione. Milena Santerini, già presidente della No Hate Alliance del Consiglio d'Europa, nota come gli studenti «hanno saputo parlare di temi come l’umiliazione del linguaggio sessista, l’insicurezza delle ragazze, il problema della complicità maschile, proprio perché sono temi che vivono in prima persona».
Il progetto è stato presentato in una diretta online mercoledì 3 giugno con la partecipazione della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti. «Lavori creativi, intelligenti e non banali – ha detto ai ragazzi – che mostrano la strada per una cittadinanza matura. Voi siete la squadra che il nostro Paese può mettere in campo: siete chiamati a decidere da che parte far andare la storia, estirpare la discriminazione in base al genere è un’occasione e una responsabilità che la vostra generazione ha e verso cui occorre mettere in campo tutta la nostra fiducia».
«La violenza contro le donne – ha detto la ministra Bonetti – è spesso raccontata attraverso la forma più evidente e cruenta della violenza fisica, che può sfociare fino nel femminicidio. Eppure questo fenomeno non può essere trattato come fatto di cronaca, ma è il segno di un processo di relazioni degradate che ha radici profonde». Da un lato «il linguaggio deve tornare a riacquistare un significato di verità, alle parole va riconosciuto il potenziale enorme e talvolta irreversibile che possono avere; una parola detta su una chat di WhatsApp può rimanere come una piccola cicatrice nell’esperienza di ciascuno». Dall’altro lato l’odio verso le donne nasce «quando l’uomo si pensa soggetto e la donna oggetto. È un problema di relazioni: dobbiamo riconoscerci pari nella nostra diversità di genere, in relazione tra soggetti».
Al centro dell’incontro ci sono stati i ragazzi e le ragazze delle classi che, emozionati ma giustamente orgogliosi del percorso svolto, hanno presentato video e immagini, poesie e canzoni. Questi lavori sono ora al centro della campagna di comunicazione social sulla pagina Instagram Love4Love (https://www.instagram.com/digit.all_love4love/?hl=it). Appena sarà possibile il ritorno a scuola, una mostra sarà esposta nelle scuole e in luoghi significativi delle città.
Il progetto, realizzato grazie al contributo del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha sviluppato anche la app Digit.ALL per segnalare episodi di odio online contro le donne. «I nostri attivisti digitali possono segnalarci in modo anonimo ogni volta che lo vedono un episodio di odio online, e queste segnalazioni servono a noi ricercatori per comprendere meglio le radici del fenomeno», spiega Elena D’Angelo, ricercatrice presso Rissc.
In tutte le sue fasi (analisi dei discorsi d’odio contro le ragazze, produzione dei lavori, progettazione e realizzazione della mostra, scelta del nome Love4Love, creazione del logo, diffusione tramite social) il progetto ha vissuto grazie alla partecipazione attiva e alla creatività delle ragazze e dei ragazzi attraverso la co-progettazione dal basso e la centralità della comunicazione tra pari, con i propri linguaggi e stili. Nella convinzione che allenare a pensare al plurale sia l’unica possibilità di contrastare e prevenire gli stereotipi e i pregiudizi. Oltre ogni categoria.
Segui la campagna sulla pagina Instagram Love4Love