L’importanza della tecnica per sviluppare forme di talento, il ruolo della radio nella vita quotidiana delle persone, le nuove tecnologie come supporto (e non minaccia) del medium radiofonico e la necessità, fondamentale anche a distanza di anni, di avere un riscontro da parte del pubblico.
Dopo l’intervento del celeberrimo cantautore e produttore musicale Tiziano Ferro, il cui saluto ha inaugurato la prima edizione dell’Open Week dedicata a Master e Postlaurea, la presentazione del master Fare Radio. Produzione e management dei prodotti radiofonici di Almed Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo ha coinvolto un altro volto noto al grande pubblico, intervenuto a raccontare agli studenti del master, ma non solo, la propria esperienza umana e professionale all’interno del mondo dello spettacolo.
Luca Bizzarri, attore e conduttore televisivo – famose, tra le altre, le sue partecipazioni ai programmi Le Iene e Camera Cafè in coppia con l’amico e collega Paolo Kessisoglu - ha dialogato con Marco Pontini, direttore didattico del master e vice presidente di Radio Italia solomusicaitaliana, per raccontare il suo percorso umano e professionale fra teatro, cinema, radio e tv, fino all’esperienza come presentatore di Radio Italia Live il Concerto.
«Prima ancora che nelle vesti di conduttore, il mio rapporto con la radio è iniziato come ascoltatore: ascolto radio assiduamente da 30 anni prediligendo i programmi parlati rispetto a quelli musicali, trovo che la radio sia storicamente un mezzo in grado di legare a livello territoriale e mi piace il fatto che sia una presenza diretta nella vita delle persone, in casa come in auto» ha esordito Bizzarri, collegato dalla sua Genova, in diretta sui canali social dell’Ateneo e del master Fare Radio.
Un mezzo che, come sottolineato da Pontini, «si è costantemente dimostrato resiliente sia agli “attacchi” reiterati delle nuove tecnologie, che nel tempo si sono susseguite – dai tempi del walkman agli odierni smart-speaker tipo Alexa, passando per l’avvento di internet, le piattaforme streaming o Spotify – ma anche alla recente situazione derivata dal lockdown generale che ha imposto la chiusura di esercizi/locali e azzerato il tempo passato al volante dell’auto».
Il mezzo radio radiofonico, infatti, non solo è uscito indenne dai cambiamenti imposti dal progresso tecnologico, ma è addirittura cresciuto: «L’esplosione di ascolti radiofonici tramite diversi device, anche durante il periodo di isolamento sociale, è stata dimostrata da una recente indagine condotta da GfK. La tecnologia si è dunque dimostrata un veicolo e non un ostacolo per il settore» ha precisato Pontini.
Sulla presa diretta che il mezzo radiofonico esercita sulla quotidianità delle persone è tornato anche Paolo Gomarasca, direttore scientifico del master e docente di Filosofia morale, che ha interpellato la ex Iena sulle motivazioni che lo hanno spinto verso il gesto artistico dal vivo, in radio, mediante la conduzione sul palco o in teatro.
«Si tratta di uno stimolo impellente e di cui non posso fare a meno» ha risposto Bizzarri. «Un po’ come quando ti ritrovi a dire sì ad una situazione che sai già che ti porterà solo guai. Ecco, io credo che sapersi mettere nei giusti guai per imparare a uscirne sia una cosa importante da saper fare».
In conclusione, su questioni relative al talento, al ruolo delle radio nella crescita sociale e sulla possibilità che le emittenti radiofoniche possano rappresentare una palestra per il mondo dell’intrattenimento professionale si sono concentrate le domande poste a Bizzarri da parte di Lidia Tarsitano, Marco Gentili e Giulia Lo Monaco, studenti iscritti al master Fare Radio.
«A differenza di altri mezzi di comunicazione di massa, la radio consente di ascoltare molteplici punti di vista e questo è alla base del processo di sviluppo della società, mentre sul fronte dell’apprendimento la radio – così come la diretta TV o il teatro – è utile per imparare ad avere il controllo della situazione, monitorando te stesso, gli altri e la gestione dell’imprevisto (da cui si evince il livello di bravura del conduttore). Il talento? È qualcosa di innato, ma senza studio, nozioni e tecnica anche il miglior talento va sprecato» ha concluso Bizzarri.