«Che il medium sia il messaggio, come diceva Marshall McLuhan, la radio, a differenza di altri media, l’ha capito subito, aderendo immediatamente alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie». Per questo secondo Giorgio Simonelli - docente di Giornalismo radiofonico e televisivo e direttore del nuovo master dell’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo (Almed) Fare Radio Ideazione, produzione e gestione dei prodotti radiofonici in partenza a novembre - il passaggio dall’etere al digitale la coinvolge senza traumi. Se non addirittura con un vantaggio: «La vitalità della radio si deve anche al fatto che contiene in se l’aspetto dell’immaterialità e quello dell’interattività, fin dalle origini».
Lo switch off tra la radio analogica in Fm e la nuova radio digitale, Dab (Digital Audio Broadcasting), introdotto tra il 1995 e il decennio successivo, ha aperto a nuovi orizzonti e possibilità.
L’influenza che medium e messaggio esercitano, con l’accelerazione che l’evoluzione tecnologica porta a livello globale, offrono alla conoscenza, allo studio, ma anche alla sperimentazione del prodotto radiofonico un posto centrale nelle iniziative in università: dalla ricerca, ai focus specifici dei corsi, cominciando da quelli del master in Comunicazione musicale, ai corsi di formazione, fino al nuovo percorso postlaurea interamente dedicato al mezzo radiofonico e al progetto di una web radio di ateneo che vuole essere un vero laboratorio. «C’è un grande bisogno di sperimentazione, di attenzione alla parola, all’oralità, all’ascolto» afferma il professor Simonelli.
A livello professionale emerge la necessità di individuare nuove competenze e di valorizzare una consapevolezza profonda: «Quello radiofonico è un mondo Milano-centrico. A differenza della televisione, in città si concentra la più alta percentuale di canali e produzioni discografiche dell’intero territorio nazionale».
Non solo puramente tecnologica, la convergenza dei sistemi radiofonici e dei nuovi media si realizza anche nelle forme di produzione e di consumo dei testi: «L’avvento delle web radio nelle diverse declinazioni, dai siti delle emittenti via etere, esclusivamente via web, ai canali tematici dei portali e ai servizi radiofonici personalizzati online, implica un impatto complesso e prolifico di nuove dimensioni, tra cui il superamento di confini geografici, ma anche economici e politici».
E cambia la natura del pubblico, «sempre più attivo, costruttivo (e decostruttivo) e social». «Persino contenuti distribuiti in forma di podcasting, selezionati per un consumo individuale, sono immessi in quell’immenso spazio di condivisione e di aggregazione rappresentato dai social media creando un nuovo pubblico, quello che Tiziano Bonini definisce pubblico reticolare».
Il nuovo ruolo del consumatore, che secondo Simonelli passa da semplice latore di richieste e opinioni a potenziale informatore, porta «a uno storytelling della vita quotidiana non privo di senso». Per questo servono figure professionali in grado di gestire al meglio questa materia delicata e vitale. «Si può parlare di un responsabile web 2.0 o di un social media manager a cui è affidato il compito di seguire con la massima cura le pagine web dell’emittente. Nella nuova stagione della radio l’interazione tra emittente e destinatario, la conversazione non avviene solo on air ma anche nel pre e post emissione, di fatto in continuità. Interpretare questo continuo scambio, cogliere critiche, proposte, gusti e “sentiment” del pubblico per trasformarli in programmi, generi, canali ad hoc è compito di un nuova professionalità».
Un’ulteriore inedita caratteristica della radio è la visibilità, data dal web, dai canali televisivi che trasmettono live dagli studi di registrazione e dagli eventi. Anche grazie a questo fenomeno, sempre più giovani, oltre alla passione per il mondo radiofonico, scoprono nuove possibilità professionali per entrarvi a far parte.
«L’evoluzione più recente della radiofonia è l’esigenza di mostrarsi agli occhi del pubblico, di diventare visibili, presenti fisicamente o almeno in una serie di immagini. Si va dal contatto diretto dei festival e dei raduni radiofonici alla ripresa televisiva in diretta dei programmi. Non possono quindi mancare professionisti in grado di gestire il fenomeno: video e fotomakers, organizzatori di quegli eventi in cui i protagonisti della comunicazione radiofonica appaiono in carne e ossa, in una sorta di epifania, ai loro fans».