C’è un medium che resiste al tempo, ai cambiamenti tecnologici, alle mode: è la radio. Lo ha ribadito, intervenendo a una lezione del master in Comunicazione Musicale dell’Università Cattolica, un “professore” d’eccezione come Linus, direttore artistico di Radio Deejay, ospite di Claudio Astorri, docente di Teoria e tecnica della radio.
Negli oltre quarant’anni di lavoro in radio da protagonista e osservatore privilegiato, Linus ha percorso l’evoluzione della realtà radiofonica italiana, la “contaminazione” con Tv e web, le difficoltà legate alle frequenze e al mercato.
«Sapersi distinguere e mantenere un’identità e una coerenza che permetta di differenziarsi è il segreto di un successo durevole come quello di radio Deejay» ha affermato Linus. Ma questo non basta: bisogna anche «saper gestire una radio, con una visione manageriale strategica e consapevole».
Gestione artistica e management, una combinazione che certo non si improvvisa. «Le esperienze negative sono dovute al lancio di iniziative non sempre sostenibili, come accade per alcuni canali tematici: buoni nei contenuti ma non sempre adatti al mercato».
Al centro della programmazione rimane la musica, anche se oggi, grazie ai canali digitali, è fruibile da molte fonti. Una notevole differenza rispetto al passato ma anche la ragione per cui fare radio significa anche offrire qualcosa in più.
«Per le nostre generazioni trovare la musica era un’impresa: un investimento acquistare i dischi e la difficoltà nel recuperali» racconta Linus. «Oggi potete avere la musica da svariate fonti, in ogni momento e (anche) gratuitamente. E se negli anni ’60 la fascia di età degli utenti era 15/25 e in genere dopo i 30 si smetteva in gran parte di seguirla, oggi il target si è spostato fino a 40 anni e oltre. È necessario saper variare, senza però inseguire il gusto di tutti ma costruendo un’identità specifica».
Linus ha spiegato anche come gestire la molteplicità dei canali. «La musica è la “colonna sonora” della nostra vita, va scelta con grande attenzione; i canali streaming a volte sono ripetitivi e categorizzano spesso in modo non “ragionato”. Il ruolo del direttore artistico e dell’ufficio musica di una radio giocano in questo senso un ruolo sempre più importante. Radio, Tv e Internet non necessariamente si annullano a vicenda e spesso si creano alleanze, anche per ragioni editoriali, come nei talent, che però rimangono programmi Tv con le loro logiche».
C’è spazio per i giovani in radio? «Bisogna voler fare radio oltre che esserne in grado. È un lavoro molto più difficile rispetto, per esempio, alla Tv. Ecco perché non è automatico l’inserimento di figure nuove, come blogger e youtuber. Per lanciare nuovi brani (senza dimenticare le esigenze della radio stessa), individuare speaker e dj con personalità che diano vita a programmi con diversi contenuti, progettare iniziative marketing che supportino l’esistenza di una radio serve svecchiare, avere curiosità, non replicare e saperlo fare».