«Vi consiglio tre cose: percezione, coraggio e generosità. Occhi e orecchi per saper vedere e ascoltare, e avere il coraggio di toccare e unirsi al malato e alla sua anima. Quindi, molto coraggio per essere un vero medico: per ascoltare la vocazione e per metterla in pratica, e il coraggio dello stile di vita; infine, la generosità, cioè non soltanto la tecnica, ma l'arte».
Pablo d’Ors, sacerdote, scrittore e cappellano ospedaliero, ha concluso con preziosi consigli ai medici, particolarmente ai più giovani, l’incontro di presentazione del suo libro “Sendino muore”, in un incontro promosso al Policlinico Gemelli dal Centro Pastorale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dal Centro di Ateneo per la vita, nel ciclo di incontri di formazione rivolti particolarmente ai medici in formazione specialistica della facoltà di Medicina e chirurgia e aperti a tutta la comunità universitaria e ospedaliera.
Il libro, edito da “Vita e Pensiero”, è la storia di Africa Sendino, una dottoressa che un giorno scopre di avere un tumore incurabile, passando dal ruolo di medico a quello di paziente, e che Pablo d’Ors ha accompagnato personalmente negli ultimi giorni di vita.
L’incontro, moderato dal professor Vincenzo Valentini, Ordinario di Radioterapia dell’Università Cattolica, è stato aperto dai saluti del professor Rocco Bellantone, Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia, del dottor Giovanni Raimondi, Presidente della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli”, e introdotto da Monsignor Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Ateneo.
«Dagli ammalati – ha detto l’autore - ho imparato tre cose: non possiamo aiutare se l'altro non si lascia aiutare, la reciprocità è essenziale; inoltre, alcune persone che visto morire sono morte con eleganza, quasi con serenità: viviamo già oggi come ci piacerebbe morire; e, soprattutto, l'ammalato non è un altro: sei tu».
Alla conferenza di presentazione del libro sono intervenuti il professor Massimo Antonelli, Ordinario di Anestesiologia e Rianimazione e direttore del Centro di Ateneo per la Vita, e il professor Giorgio Conti, Ordinario di Anestesiologia e rianimazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
A tutti un prezioso consiglio: «Impariamo ad ascoltare noi stessi per poi incontrare e ascoltare l'altro, l'ammalato. Africa Sendino aveva capacità di ascolto, e io ho avuto il privilegio di poterla ascoltare».