Un fenomeno capace di informare tanto l’immaginario individuale quanto quello collettivo, il ruolo di tale stile nel panorama più ampio dell’arte e della cultura visuale contemporanee, ma anche esempi attuali di come un concetto - inizialmente nato per connotare negativamente e da un punto di vista estetico oggetti e manufatti - abbia via via allargato il proprio campo d’azione arrivando ad includere in modo trasversale la sfera di atteggiamenti e cliché che oggi compongono la variegata cultura dell’immagine. Tra questi: i prodotti televisivi, cinematografici, il digitale, la propaganda politica e le immagini veicolate a mezzo social.

Su questo e su molto altro verte l’analisi contenuta nella tesi di laurea magistrale “Lo sguardo kitsch. Verso una rilettura del fenomeno nell’arte e nella cultura visuale recenti”, frutto del lavoro di Chiara Borgonovo con la supervisione di Kevin McManus, docente di Iconologia e cultura visuale, che è valsa alla neo-laureata del campus milanese la vincita dell’edizione 2020 del Premio di laurea di Fondazione Prada, destinato dall’istituzione agli elaborati di studenti italiani e stranieri selezionati dagli atenei milanesi.

A decretare la vincita di Chiara è stata l’autorevole giuria composta da Miuccia Prada, Presidente dell’omonima Fondazione, l'Assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno, Cristian Valsecchi, Direttore generale della Fondazione e Fabio Tamburini Direttore editoriale e responsabile de Il Sole 24 ore, che ha motivato la scelta sulla base della capacità della tesi di distinguersi per creatività e originalità dei contenuti, per il carattere innovativo dello studio condotto, nonché per la qualità della ricerca sviluppata.

«L’intero lavoro è incentrato sulla rivalutazione del concetto di kitsch partendo da un doveroso excursus sull’evoluzione storica delle principali posizioni assunte dalla critica, che lo ha spesso usato come sinonimo di “cattivo gusto” o gusto di massa, per poi approdare ad una rielaborazione del concetto, a mio avviso necessaria - racconta Chiara all’indomani dall’annuncio ufficiale della vittoria. - Nel farlo ho indagato il rapporto esistente tra il kitsch, l’arte e la cultura visuale recenti e contemporanee, nonché la modalità interdisciplinare con cui lo stile oggi si manifesta. L’analisi di alcune immagini è stata inoltre utile per precisare le caratteristiche assunte dal fenomeno nelle sue numerose declinazioni».

Qualche esempio? «L’espediente del capovolgimento della tela ideato da Georg Baselitz per quanto concerne la sfera dell’arte istituzionale; l’immaginario televisivo plasmato dalle sit-com o la grammatica visiva nella cinematografia di Quentin Tarantino. Diverso invece è l’ambito politico dove, oggi come al tempo dei grandi regimi totalitari del secolo scorso, il kitsch continua ad essere sfruttato per quelle finalità demagogiche Walter Benjamin definì “estetizzazione della politica”. A questo proposito, nella tesi parlo della strategia di comunicazione social adottata da Matteo Salvini e della creazione di un repertorio di soluzioni visuali attraverso cui divulgare la retorica di partito in forme semplici e immediate per accrescere la base di consenso» illustra l’autrice.

Un lavoro complesso di rilettura dunque, il cui merito consiste nell’aver elevato il kitsch a categoria estetica tout court, in grado di concorrere alla creazione di una vera e propria strategia di branding, presentazione e trasmissione di contenuti stereotipati utili a catalizzare l’empatia del fruitore per manipolandone sguardo e visione.