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Covid, le decisioni che fanno la differenza
L’occasione di oggi è non solo far conoscere il nostro Instant Report sul Covid-19, ma dialogare insieme ai nostri esperti su ciò che abbiamo vissuto e sulle prospettive gestionali e organizzative che queste fasi di pandemia ci hanno mostrato» ha detto il professor Cicchetti nel saluto introduttivo. L’obiettivo era duplice: fornire un’informazione scientifica, sulla base di dati validati, che potesse essere anche uno strumento di public reporting, utile alla società, ai decisori politici e ai cittadini». A tutti gli ospiti una domanda fra passato e futuro: Che cosa abbiamo imparato da questa crisi economico-sanitaria? «Personalmente ho imparato che l’atteggiamento di sicurezza e certezze che la classe medica e tutti noi abbiamo sempre tenuto rispetto alle situazioni sanitarie si è rivelato molto fragile. Quello che abbiamo imparato è che il modello organizzativo del sistema sanitario italiano ha retto e gestito l’impatto di questa emergenza» ha risposto il dottor Mantoan . Le Regioni che hanno mantenuto un impianto organizzativo solido dal punto di vista anche territoriale, in collegamento con le aziende sanitarie locali e con gli ospedali, sono quelle che ci hanno permesso di affrontare meglio la crisi, quelle che non hanno investito su questo modello sono entrate in difficoltà. Una figura che si è rivelata molto importante è, per esempio, quella dell’ingegnere gestionale per la gestione dei flussi e dei processi, quella dell’epidemiologo per l’analisi degli scenari e per supportare le giuste decisioni, e, dal punto di vista della prevenzione, quella degli assistenti sanitari nei dipartimenti di prevenzione. Stiamo rivalutando in maniera significativa tutto il mondo della Sanità pubblica – ha concluso il professor Cicchetti – quindi tutte quelle professioni che hanno bisogno di una formazione medica, ma anche proiettata nel mondo al di fuori.
Covid-19, "rivoluzione digital" per le Regioni italiane
ALTEMS Covid-19, "rivoluzione digital" per le Regioni italiane Il nuovo instant report settimanale dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Servizi Sanitari dell’Università Cattolica estende l’analisi dei dati a tutte le Regioni italiane. Altro elemento che emerge dal 4/o rapporto è un netto aumento dei posti letto di terapia intensiva, spesso in percentuale superiore a quella indicata dal Ministero della Salute (+50%). Sono alcuni dei dati della quarta puntata dell’Istant Report Covid-19 una iniziativa dell’ Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale, per la prima volta prendendo in considerazione 20 Regioni italiane. In tutte le Regioni il tasso di saturazione delle Terapie Intensive è sceso sotto il 65% e in media è del 25% significativamente più basso rispetto al livello di saturazione “medio” del Servizio Sanitario Nazionale nelle statistiche storiche (intorno al 48%). In molte Regioni, grazie all’implementazione di nuovi posti in Terapia Intensiva e la riduzione delle attività chirurgiche in elezione, la saturazione dei posti letti in terapia intensiva negli ospedali è ben al di sotto della media storica (es. in Campania è intorno al 10%). Piemonte, PA di Trento e Lombardia seguono con una incidenza di positivi ad oggi pari allo 0,34% e una incidenza di casi pari allo 0,68% in Lombardia e a Trento e dello 0,50% in Piemonte, segnale di un ritardo nella diffusione in questa regione rispetto alle altre. Con il Report #4, il gruppo si arricchisce della collaborazione del Centro di Ricerca e Studi in Management Sanitario dell’Università Cattolica (prof. Eugenio Anessi Pessina ), di Paola Adinolfi , dell’Organizzazione Aziendale, Università di Salerno e del Gruppo di Organizzazione dell’Università Magna Græcia di Catanzaro (prof. Rocco Reina ).
Trecento mln di euro per 9 mln di tamponi
Ricerca Trecento mln di euro per 9 mln di tamponi È la spesa sostenuta dal Servizio sanitario nazionale dal 24 febbraio a oggi e stimata dal 18° Instant Report Altems Covid-19. Quadro epidemiologico I dati (al 1° settembre) mostrano che la percentuale di casi attualmente positivi (26.754) sulla popolazione nazionale è pari allo 0,04% (raddoppiato rispetto ai dati del 23 luglio). La Puglia registra il valore più basso nella percentuale di casi totali diagnosticati a partire dal sospetto clinico (36,77%), le Marche il più alto (100%), nel Lazio il 60% dei tamponi è effettuato per sospetto clinico». Il trend nazionale sul tasso dei tamponi effettuati (per 1000 abitanti) è in ascesa dal mese di luglio, e pari a 9,94 tamponi per 1000 abitanti (nella settimana del 23/7 il tasso era di 4,98). Soluzioni digitali Dopo il primo periodo di emergenza, è continuata la crescita delle iniziative di telemedicina dedicate all’assistenza dei pazienti non covid. A livello regionale sono in corso iniziative per la formalizzazione delle modalità di erogazione delle prestazioni in telemedicina, ad integrazione di quanto definito nelle «Linee Guida Nazionali» definite dal Ministero nel 2014 e recepite dalla Conferenza Stato-Regioni il 25-02-2014. A partire dal Report #4 la collaborazione si è estesa al Centro di Ricerca e Studi in Management Sanitario dell’Università Cattolica (professor Eugenio Anessi Pessina ) e al Gruppo di Organizzazione dell’Università Magna Græcia di Catanzaro (professor Rocco Reina ).
Ricoveri Covid, oltre un miliardo di spesa
Altmes Ricoveri Covid, oltre un miliardo di spesa Nona puntata dell’ Instant Report Altems Covid-19 : contrazione considerevole dei ricoveri ordinari con possibili ripercussioni future sulla salute dei pazienti. Il DRG medio riferito a ricoveri ordinari, che nel 2018 risultava di 3.866,56 , in 4 mesi di emergenza Covid ha subito ripercussioni e contrazioni: si stima una riduzione di 860.000 ricoveri ordinari e di 3,3 miliardi di di spesa complessiva. Rimane da verificare se tale «perdita» di attività avrà ripercussioni sia sulla salute dei pazienti, sia sull’attività futura di ricovero (con possibili perdite economiche in particolare per gli istituti privati accreditati). Considerando inoltre 176.145 giornate di degenza (al 26 maggio) in terapia intensiva, ad un costo giornaliero medio di 1425 il costo totale a livello nazionale ammonterebbe a 250 milioni di , di cui il 36% sostenuto in strutture ospedaliere della Lombardia. La survey condotta dalla Società Italiana di Cardiologia (SIC) evidenzia come a fronte di una contrazione nel numero di ricoveri per IMA (-48%), vi sia un aumento nei decessi sia in valore assoluto (31 vs. 17) sia considerando il case fatality rate (13.7% vs. 4.1%). La digitalizzazione in epoca di Covid-19 Continua l’implementazione di soluzioni di telemedicina: il trend di crescita del numero totale delle iniziative avviate dalle singole aziende è circa il 10% in più rispetto alla settimana scorsa (totale attuale 149). L’analisi delle delibere regionali mostra che se per la fase 1 ben 16 Regioni hanno predisposto un provvedimento di “Programmazione Sanitaria Regionale”, a distanza di 7 giorni dall’ultimo aggiornamento, sembrerebbe che nessuna Regione abbia emanato delibere o atti relativi alla riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera per la fase 2.
Covid, ricoveri in aumento nel Centro-Sud
La combinazione di tali indicatori potrebbe consentire di descrivere l'apporto che le attività di screening stanno dando nell'individuazione del bacino di residenti attualmente positivi, nonché di meglio caratterizzare i modelli adottati nelle diverse Regioni per la ricerca dei casi in generale. (Le liste d’attesa già nel 2018 mostravano ritardi : secondo i dati sulle liste della Corte dei Conti analizzando, per esempio, la classe di priorità delle prestazioni brevi - ossia da erogare entro 10 giorni-, l’82% di esse viene erogato nei tempi stabiliti, il restante 18% in ritardo). La delibera pianifica le attività di recupero degli interventi e delle visite, dando priorità alle urgenze, operando una suddivisione di prestazioni e di relativi budget tra Asur, Ospedali riuniti di Ancona Marche Nord e Inrca. Per quanto riguarda le attività di ricovero, i piani di potenziamento delle singole aziende, approvati oggi, prevedono un incremento complessivo di oltre 3.700 interventi chirurgici con classe di priorità A e B (ricovero rispettivamente entro 30 e 60 giorni). Si stabilisce inoltre la possibilità di reclutare il personale attraverso assunzioni a tempo determinato o attraverso forme di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, anche in deroga ai vigenti contratti collettivi nazionali di lavoro. Tali vaccinazioni sono state riconosciute di primaria importanza in epoca Covid-19 dalla WHO e dal CDC, sia per ridurre il numero di pazienti con sintomatologia sovrapponibile a quelle dall’infezione da Sars-CoV-2, sia per ridurre il più possibile la circolazione di altri patogeni respiratori causa di gravi complicanze e comorbilità. L’adozione di politiche vaccinali specificamente rivolte agli operatori sanitari può inoltre consentire di tutelare e preservare il personale sanitario , riducendo per questo non solo i rischi in termini di salute, ma anche in termini di giorni di lavoro persi per malattia.
Coronavirus, un caso su dieci riguarda un operatore sanitario
ALTEMS Coronavirus, un caso su dieci riguarda un operatore sanitario Online il secondo Instant Report del gruppo di lavoro ALTEMS sulla diffusione del Covid-19: confronto sistematico, implicazioni, indicatori e modelli organizzativi adottati. Inoltre sempre in Lombardia oltre 1 caso su 10 di casi Covid-19 riguarda operatori sanitari. Secondo l’ Instant Report (pubblicato integralmente sul sito dell’Alta Scuola) il contagio da Sars-COV-2 ha riguardato più intensamente gli operatori sanitari in Regione Lombardia (12,2% dei contagiati), meno quelli delle altre Regioni (intorno al 5% in Veneto e in Emilia Romagna; 3% nel Lazio; 1% in Piemonte). L’Instant Report evidenzia che stanno emergendo tre modelli di risposta: - gestione prevalentemente ospedaliera, che caratterizza la Regione Lombardia e in parte la Regione Lazio; - gestione prevalentemente territoriale che caratterizza la Regione Veneto; - gestione combinata ospedale-territorio che caratterizza Emilia-Romagna e Piemonte (soprattutto dopo il 20 marzo). Ilrapporto tra pazienti trattati in terapia intensiva e pazienti in terapia a domicilio è a oggi doppio in Regione Lombardia e nella Regione Lazio rispetto a quanto accade in Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Il Piemonte, dopo una prima fase di basso utilizzo dell’assistenza domiciliare cambia repentinamente atteggiamento dopo il 20 marzo all’acuirsi del contagio. Fanno parte del team Americo Cicchetti Gianfranco Damiani, Maria Lucia Specchia, Michele Basile, Rossella Dibidino, Eugenio Di Brino, Maria Giovanna Di Paolo, Andrea Di Pilla, Fabrizio Massimo Ferrara, Luca Giorgio, Teresa Riccardi, Filippo Rumi, Angelo Tattoli.
Terapie intensive in aumento, ecco dove c'è il rischio saturazione
Saturazione terapie intensive Analizzando il tasso di saturazione dei Posti Letto di Terapia Intensiva sui nuovi posti letto attivati post DL 34/2020, le Regioni con il tasso di saturazione più alto sono: Valle d’Aosta, Sardegna, Liguria e Campania. In particolare, se consideriamo la dotazione di posti letto originaria, ovvero prima dei piani regionali di riorganizzazione della rete ospedaliera, il 30% dei posti letto di terapia intensiva in Valle D’Aosta, il 19,4% in Sardegna, il 19,3 in Liguria e il 18,2 Campania sono occupati da pazienti Covid-19. Il tasso di saturazione medio calcolato sull’intera penisola è del 10,5% se consideriamo la dotazione pre DL 34 e del 6,4% se, invece, teniamo in considerazione i nuovi posti letto di TI, in aumento rispetto al precedente aggiornamento di 3,9 (situazione PRE DL 34) o 2,4 (situazione POST DL 34) punti percentuali. Per quanto riguarda l’incremento del tasso di saturazione dei PL di terapia intensiva (considerando anche i PL previsti in risposta ai dettami del DL 34/2020) rispetto all’aggiornamento della settimana precedente, le percentuali più alte si registrano in Valle d’Aosta (+11,1%), Abruzzo (+4,8%) e Lazio (+4,4%). È necessario evidenziare – sottolinea Cicchetti - come a fronte dell’aumento dei posti letto di terapia intensiva manca ad oggi un aumento in egual misura del numero degli anestesisti, venendo a minare il rapporto consolidato tra personale anestesista e posto letto in terapia intensiva». Il valore medio registrato nell’ultima settimana nelle Regioni del Nord dall’indicatore è pari a 5,26% (in aumento rispetto alla scorsa settimana quando era pari a 4,94%). Confronto tra acquisizione di personale con specializzazione legata all’emergenza covid-19 e personale non Dal report #24 è stata avviata un’analisi che mostra i diversi approcci all’acquisizione di personale strutturale a tempo determinato o indeterminato da parte delle regioni.
In calo i positivi ma anche i tamponi
In questo numero il report aggiunge un’analisi sulla predisposizione di Piani Pandemici o Piani Emergenziali da parte delle Regioni e la programmazione sanitaria regionale Covid-correlata (compresa la programmazione in ambito vaccinale). Attuazione del decreto legge 34/2020 (decreto rilancio) , che prevede un piano di riorganizzazione per affrontare eventuali nuove emergenze, ad esempio legate a nuovi focolai e garantire la ripresa dell’attività sanitaria non-covid. Marche, Calabria e Veneto hanno adottato le disposizioni nell’ultima settimana, e arrivano dunque in tutto a 12 su 21 le regioni che hanno formalmente dato attuazione al provvedimento. Tamponi diagnostici Per quanto riguarda la ricerca del virus attraverso i tamponi, si osserva che il trend nazionale, è tornato nuovamente a scendere: rispetto alla settimana scorsa, in Italia il tasso per 100.000 abitanti è passato da 6,25 a 5,93. Una nuova mappa per le terapie intensive Il Friuli-Venezia Giulia rappresenta la regione che attualmente registra il rapporto più elevato tra ricoverati in terapia intensiva sui ricoverati totali (25%; percentuale dovuta presumibilmente a un numero di ricoverati totali basso) seguita dalla Toscana (23%). In merito alla sensibilizzazione-educazione dei cittadini, le regioni sono pressoché allineate, con il Veneto che presenta la maggior percentuale di contenuti recanti questa funzione (12,2%). L’85,7% delle comunicazioni sui siti web delle aziende sanitarie per la regione Marche dedicate ai cittadini; l’Emilia-Romagna e il Veneto presentano più di metà delle comunicazioni indirizzate ai cittadini (rispettivamente 61% e 63,2%).
Poche iniziative anti Covid extra ospedale
Si tratta di una iniziativa dell’ Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica, campus di Roma, di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale, per la prima volta prendendo in considerazione 19 Regioni italiane e 2 Province Autonome. Diffusione dell’uso dei tamponi diagnostici Le Regioni continuano a differenziarsi in termini di strategia di ricerca del virus attraverso i tamponi, anche se il trend nazionale è in crescita: rispetto alla settimana scorsa in Italia il tasso per 100.000 abitanti è passato da 6,52 a 7,07 . Il tasso settimanale più basso si registra in Sicilia (è di 2,74 tamponi per mille abitanti nell’ultima settimana); il tasso più alto si registra nella PA di Trento (23,03 per mille abitanti) subito dopo la Valle d’Aosta con 15,37 per mille abitanti. I grafici implementati nel Rapporto#7, mettono in evidenza che la Regione con maggiore incidenza settimanale è la Lombardia (42 casi ogni 100.000 abitanti), ma effettua un numero di tamponi per 1000 abitanti pari a quelli della Toscana in cui l’incidenza è di 5 casi ogni 100.000). Continua l’implementazione di soluzioni di telemedicina: il trend di crescita del numero totale delle iniziative avviate dalle singole aziende è oltre il 15% in più rispetto alla settimana scorsa (totale attuale 127) . Accanto ai nuovi indicatori, il Rapporto continua a offrire l’aggiornamento di alcuni indicatori selezionati tra quelli che hanno caratterizzato il modello di risposta delle Regioni nella Fase 1 della pandemia. Grazie ai nuovi indicatori si prenderanno in considerazione aspetti relativi alle modalità prescelte per la tracciatura del contagio, per la realizzazione dei test sierologici tra le Regioni nonché le modalità di separazione dei flussi tra pazienti Covid-19 e pazienti non Covid-19 nell’ambito delle strutture ospedaliere e territoriali.
Vaccinazione antinfluenzale, pronte quasi tutte le regioni
Alcune di esse (Lazio e Calabria) hanno deliberato circa l’obbligatorietà della vaccinazione antiinfluenzale per determinate categorie a rischio (over-65 e operatori sanitari), mentre altre Regioni (Campania) hanno annunciato l’intenzione di introdurla. Tali vaccinazioni sono state riconosciute di primaria importanza in epoca Covid-19 dalla WHO e dal CDC, sia per ridurre il numero di pazienti con sintomatologia sovrapponibile a quelle dall’infezione da Sars-CoV-2, sia per ridurre il più possibile la circolazione di altri patogeni respiratori causa di gravi complicanze e comorbidità. L’adozione di politiche vaccinali specificamente rivolte agli operatori sanitari può inoltre consentire di tutelare e preservare il personale sanitario, riducendo per questo non solo i rischi in termini di salute, ma anche in termini di giorni di lavoro persi per malattia. A poco più di due mesi dall’approvazione del DL n.34 del 19 maggio, l’ 80% delle regioni italiane ha deliberato specifici piani di riorganizzazione dell’attività ospedaliera per il potenziamento della rete ospedaliera e delle terapie intensive. Sono 7 le regioni, prevalentemente caratterizzate da una consistente circolazione del virus , che hanno deliberato piani di riorganizzazione della rete ospedaliera in risposta a quanto richiesto dal DL 34/2020 e che avevano già riorganizzato l’assistenza ospedaliera. Circa l’evoluzione dei livelli di gravità dal 30 giugno al 14 luglio si segnala un aumento della quota sia di casi tanto gravi da richiedere TI (dall’1,94% del 30/06 al 2,66% del 14/07) sia di casi che hanno richiesto il ricovero (da 17,47% a 26,50%). Il focolaio è divampato in massima parte fra il 24 febbraio ed il 6 aprile 2020, nel centro storico di Medicina e nella frazione di Ganzanigo (circa 10.500 residenti distribuiti in un’area di 9 Kmq), all’interno del territorio del comune di Medicina.
Personale sanitario, cresce ma non in tutte le regioni
Considerando 69 bandi di concorso attivati, per le quattro specializzazioni mediche considerate, sono stati assunti (o in fase di assunzione) 444 medici di cui il 61% in Veneto, il 20% nel Lazio e solo il 3% in Lombardia. Il report si è arricchito di un’indagine sul personale sanitario medico ed infermieristico per i quali è stato indetto un concorso pubblico nel periodo compreso tra il 9 marzo 2020 ed il 9 settembre 2020. Il primato per la prevalenza periodale sulla popolazione si registra in Lombardia (1,01%), seguita da Valle d’Aosta (1,00%) e PA Trento (0,99%) ma è in Emilia-Romagna e Lombardia che oggi abbiamo la maggiore prevalenza puntuale di positivi (0,08%), con valori in leggero aumento nelle altre regioni, e con una media nazionale pari a 0,06%. Tamponi diagnostici Per quanto riguarda la ricerca del virus attraverso i tamponi, si osserva che nella maggior parte delle Regioni solo una minoranza dei casi accertati di COVID-19 risulta diagnosticata a partire dai test di screening. Il trend nazionale sul tasso dei tamponi effettuati (per 1000 abitanti) è in ascesa dal mese di luglio, e pari a 10,6 tamponi per 1000 abitanti (la settimana scorsa il tasso era di 9,94). Nella settimana appena trascorsa (dal 2 al 9 settembre) i costi sostenuti dal Ssn per realizzare i tamponi in Italia sono cresciuti di 22 milioni di euro raggiungendo il valore complessivo di oltre 331 milioni di euro, con una crescita del +6,7% in una sola settimana. Questi test rapidi possono fornire una risposta qualitativa (si/no) in tempi molto rapidi (circa 30 minuti), e non richiedono apparecchiature di laboratorio, anche se per la lettura dei risultati di alcuni test e necessaria una piccola apparecchiatura portatile.
Migrazione e cittadinanza
Ecco i dati del MigraREport 2019 elaborati dal CIRMiB by Bianca Martinelli | 27 novembre 2019 Il quadro statistico vede un’inversione di tendenza: con 157.463 residenti stranieri (pari ad una incidenza del 12,4%), per la prima volta dopo 6 anni la provincia di Brescia assiste ad un incremento, seppur modesto, di popolazione non autoctona. Fra i motivi, la maggiore stabilità occupazionale, le molteplici azioni pro-immigrati, svolte negli anni, e la capacità del territorio di farsi carico di bisogni hanno permesso alla popolazione immigrata di radicarsi maggiormente e di superare i momenti più difficili. A Brescia l’incidenza degli stranieri sulla popolazione complessiva (rimasta invariata dallo scorso anno) supera quella lombarda (11,7%) e italiana (8,7%) e in Lombardia la provincia di Brescia è scivolata di una posizione: da seconda è diventata terza, dopo Milano (14,5%) e Mantova (12,9%). Rispetto al genere, la componente femminile rappresenta il 51% del totale degli stranieri residenti (valore stabile); disequilibri di genere sono sempre presenti all’interno di alcune nazionalità, come Ucraina e Moldova (per due terzi donne) e Senegal ed Egitto (per due terzi uomini). Nella scuola secondaria di secondo grado l’incidenza è del 11,9%, con poco più di 4 giovani stranieri su 10 che si iscrivono all’Istituto tecnico e poco meno 4 su 10 che si iscrivono ad un Istituto professionale. I dati delle prove Invalsi dell’a.s. 2017/18 evidenziano che in provincia di Brescia, gli studenti nativi ottengono punteggi più brillanti di quelli non nativi in tutti i segmenti scolastici e in entrambe le prove di Italiano e Matematica. Gli allievi più svantaggiati nelle performance sono gli stranieri nati all’estero, ma anche, soprattutto, coloro che hanno un basso livello socio-economico della famiglia di origine #migrazione #integrazione #dati #report #flussimigratori #immigrazione Facebook Twitter Send by mail Print.
Un report multisciplinare per prevenire
Roma Un report multisciplinare per prevenire L’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari della facoltà di Economia dell’Università Cattolica ogni settimana pubblica un rapporto elaborando vari dati sull’emergenza coronavirus. Il core dei report prevedeva 10 indicatori epidemiologici e 19 indicatori clinico-organizzativi, redatti principalmente sui dati rilasciati dal bollettino della Protezione Civile ogni martedì, per poi analizzarli e rielaborarli nel singolo Instant Report rilasciato il giovedì mattina per cinque settimane. L’ultima sezione dell’Instant Report presentava l’analisi dei modelli di risposta regionali, delineando le caratteristiche sintetiche di ciascuna Regione e riportando i punti salienti emersi da una prima valutazione dei dati disponibili, e l’analisi dei profili regionali. Le attività di analisi riguardante lo studio della Fase 1 sono state avviate il 31 marzo 2020 e si sono protratte fino al 30 aprile 2020, analizzando l’evoluzione dei dati dal 1 febbraio 2020 al 28 aprile 2020. Gli Altems Istant Report – spiega il professor Cicchetti - sono il frutto di un eccezionale lavoro di gruppo che dimostra come in un settore come quello sanitario la multidisciplinarietà è essenziale per analizzare fenomeni estremamente complessi e delicati, come quello dell’emergenza Coronavirus. Un’analisi integrata degli indicatori di impatto organizzativo mostra l’esistenza di scostamenti significativi nella fase d’esordio dell’epidemia (inizio marzo) – aggiunge Filippo Rumi , ricercatore dell’Altems. A partire dal 23 di marzo, si registra un trend significativamente più stabile che sottolinea l’implementazione di protocolli standardizzati che hanno garantito una gestione più uniforme dell’emergenza sanitaria».