Le opportunità di sviluppo per le Pmi italiane nei nuovi mercati: il continente africano, “nuova” frontiera o contesto difficile per il business? Aldo Pigoli, docente ed esperto di geopolitica e analisi delle relazioni internazionali, approfondisce vantaggi e criticità nel seminario organizzato dal master in Economia e gestione degli scambi internazionali-Megsi in programma giovedì 15 dicembre alle ore 14 in Università Cattolica (via Carducci 28/30, Milano).
«Da circa 15 anni il continente africano sta attraversando una fase di crescita economica e sviluppo che ha attirato gli interessi di vari operatori economici a livello internazionale. A stimolare sono principalmente le materie prime (idrocarburi, minerali e risorse alimentari) ma anche il settore del real estate, delle infrastrutture e dei servizi, in particolare quelli legati all’Ict e alla finanza» afferma il professore. «Nelle prime 10 economie a maggior crescita dell’ultimo cinquennio, la maggior parte sono dell’Africa subsahariana. La crescita non è omogenea tra tutti i Paesi ma ci sono aree, come ad esempio quella dell’Africa orientale, che stanno crescendo rapidamente da circa un decennio, in particolare l’Etiopia. Inoltre, negli ultimi anni molti Paesi africani hanno avuto successo nel rendere attrattivi i loro settori economici, attraverso investimenti in servizi e infrastrutture ma anche nel miglioramento degli aspetti burocratico-amministrativi e giuridico-legali».
Secondo l’esperto di geopolitica, «permangono alcune criticità, le principali derivanti dalla forte dipendenza dalla produzione e dall’export del settore primario, largamente dominante in molti Paesi, e in generale, dalle enormi disparità socio-economiche, dalla perdurante corruzione e dal ritardo nello sviluppo delle infrastrutture».
Quali settori possono maggiormente beneficiare di questo mercato? «Sebbene le principali opportunità riguardino investimenti e commesse di grandi dimensioni, appannaggio di multinazionali e fondi di investimento (per esempio nel settore delle commodities), sono sempre maggiori gli spazi che si aprono per il tessuto produttivo italiano, caratterizzato prevalentemente dalle piccole e micro imprese, che possono sviluppare attività in vari ambiti, principalmente nell’agribusiness, nel turismo, nella green economy e nell’Ict. In prima fila sono soprattutto le aziende con capacità innovativa o quelle che riescono a meglio dialogare con il tessuto imprenditoriale e politico-amministrativo a livello locale, spesso non considerato dei grandi investimenti».
Possiamo citare un caso emblematico? «Nel contesto dell’Africa occidentale, il Senegal è uno dei paesi che appare come maggiormente interessante per le Pmi italiane, per il livello del Pil, il grado di sicurezza e la disponibilità da parte delle autorità locali a sostenere gli investimenti esteri anche di minor entità ma che contribuiscano allo sviluppo economico-sociale del territorio. La Mistral International sarl si occupa di attività agricole e di allevamento animale è stata costituita nel 2013, ed è registrata presso la Camera di Commercio di Dakar (Sn). Nasce dall'unione di capitali e prestazioni d'opera italiani e senegalesi con la mission di strutturare un'azienda in grado di produrre alti profitti e svolgere una funzione sociale importante nel territorio, in grado di portare innovazione, formazione e lavoro; combattendo povertà e migrazione clandestina verso l'Europa. Oggi viene considerata il miglior esempio di azienda agricola nella regione di Louga, dove ha sede».