Può una semplice saponetta diventare per qualcuno un’occasione di rinascita?
Ci vogliono provare insieme l’Associazione Pro Terra Sancta e l’Unità di ricerca sulla resilienza dell’Università Cattolica.
La collaborazione nasce dall’intervento dell’équipe di psicologi dell’Ateneo nell’ambito del progetto “Un nome e un futuro” che l’Associazione ha attivato oltre un anno fa a favore di piccoli orfani e delle loro madri, vittime di stupri, abusi e abbandoni in terra siriana.
I circa tremila figli delle violenze perpetrate prevalentemente dai foreign fighters in questi anni di guerra oggi non sono riconosciuti all’anagrafe e non godono di alcuna assistenza dallo Stato in quanto “figli del peccato”. E le loro madri sono reiette dalle famiglie d’origine. Per questo sono bisognosi dei beni primari, acqua, cibo e recupero psicologico e sociale.
L’Unità di ricerca sulla resilienza, guidata dalla professoressa Cristina Castelli, che opera da molti anni a favore del recupero di minori e famiglie in contesti di povertà ed emergenza, ha messo a disposizione le sue forze per la formazione dei formatori che saranno impegnati nel recupero di minori e madri sul campo.
Presente al Meeting 2019, la professoressa ha incontrato i francescani di Pro Terra Sancta per valutare la fattibilità di un’azione specifica all’interno del progetto, fortemente voluto dal vicario apostolico di Aleppo mons. George Abou Khazen (nella foto con la docente), da fra Firas Lutfi e dal Muftì di Aleppo, Mahmoud Akam.
Con l’aiuto anche della psicologa Binan Kayyali, direttrice del Franciscan Care Center di Aleppo, l’idea è quella di allestire dei piccoli laboratori artigianali dove impiegare le donne nella produzione del famoso sapone di Aleppo. Il primo passo in occasione del prossimo Natale sarà la vendita delle saponette di Aleppo i cui proventi verranno utilizzati per allestire i laboratori che daranno lavoro alle donne e consentiranno loro una ripartenza e un reinserimento sociale.
Forse non tutti sanno che il sapone di Marsiglia deriva proprio dal sapone di Aleppo di cui le prime testimonianze risalgono a quasi tremila anni a.C. ed è tutt’oggi noto per la sua composizione di olio d’oliva e olio di alloro. Chissà che insieme alle sue proprietà naturali non possa davvero diventare anche strumento di un futuro sostenibile.