Si torna a parlare di emergenza educativa al Meeting di Rimini, dopo l’intervento di Mario Draghi, all'interno del Talk Show Live L'io in azione: conoscenza e creatività, organizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà. All’incontro ha partecipato anche il prorettore vicario dell'Università Cattolica Antonella Sciarrone Alibrandi, in dialogo con il rettore dell'Università Bicocca Giovanna Iannantuoni.
L’emergenza educativa fra gli italiani è meno sentita rispetto a quella ambientale eppure i dati sono alquanto allarmanti. Il 30% degli studenti italiani a febbraio ha abbandonato la scuola e aumenteranno così le disuguaglianze e la povertà educativa.
Oggi esiste un ritardo degli italiani nella conoscenza. Il 47% è analfabeta funzionale (incapace di usare le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni di vita quotidiana). Il 23,4% dei giovani fra i 18 e i 25 anni non studia e non lavora. I laureati nel nostro Paese sono il 26% rispetto al 43% nei paesi Ocse. Al 15° posto per capacità di innovare. Ma le conoscenze non sono solo nozioni. Il 25% in più di possibilità di terminare gli studi dipende dalle non cognitive skill ovvero dalla curiosità, dal coraggio, dall’empatia.
«Le non cognitive skill sono al centro delle preoccupazioni dell’Ocse» afferma Andreas Schleicher, direttore Dipartimento Education and Skills, Ocse. «Ci stiamo accorgendo che sono legate al sistema di apprendimento. Serve spazio per sperimentare, serve una cultura critica e collaborativa. Per quanto riguarda le competenze cognitive abbiamo già fatto molto con i test Pisa. Le nozioni della materia cambieranno ma se hai acquisito la padronanza dei fondamenti ti serviranno a capire l’evoluzione». «Anche per un ateneo multidisciplinare come la Bicocca - racconta Giovanna Iannantuoni, rettrice Università di Milano-Bicocca - capire le soft skill è una sfida importante per avere un approccio importante. Un fatto che porterà gli studenti a essere vincenti sul mercato del lavoro».
La scuola può intervenire per sviluppare queste competenze. Ne è convinto Tommaso Agasisti, professore di Public Management al Politecnico di Milano. Nel formare la capacità educativa di una persona non bastano solo le nozioni ma occorre anche sviluppare quelle caratteristiche più personali: più responsabilità, più precisione, più capacità di lavorare in team. Sono le caratteristiche che vengono richieste dal mercato del lavoro e che faranno la differenza nel trovare o meno il lavoro.
La digitalizzazione forzata di questi mesi quanto ha influito sui giovani? «Ha cambiato tutti noi, non solo gli studenti» afferma Antonella Sciarrone Alibrandi. «Ha reso le informazioni come una immensa prateria. Ora però sono necessarie altre abilità: saper distinguere le informazioni buone da quelle non buone, costruire un pensiero critico, elaborare un pensiero lungo. Fra gli studenti registriamo una minor capacità di concentrazione e di tenere l’attenzione. Fatto che non riguarda solo le nuove generazioni. È cambiato il modo di elaborare il pensiero e questo forse dipende dagli strumenti digitali, dall’utilizzo che se ne fa e dal numero dei dati».
Per Enrico Giovannini, portavoce Asvis, la pandemia ha peggiorato la qualità scolastica. «C’è stato un impatto devastante sui piccoli e sugli adolescenti, ma anche sui giovani che frequentano l’università. Sono rimasti indietro non solo quelli che non avevano i mezzi, ma anche quelli che non avevano dimestichezza con i mezzi. L’impegno va oltre la frequenza semplice. A ottobre serve una collaborazione con il terzo settore per riallinearsi e per interazioni positive».
L’esperienza della didattica a distanza ha potenziato la solitudine degli studenti? «In questi mesi – risponde la professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi – stiamo costruendo un modello nuovo di didattica per ricostruire un legame forte anche a distanza fra chi insegna e chi è lontano».
Una conferma internazionale sull’importanza del tema della didattica a distanza è arrivata da Diana Laurillard, dell’Education Department dell'University College di Londra, che in un intervento video ha sottolineato come sia importante essere attenti alle nuove modalità tecnologiche e prepararsi al loro corretto utilizzo per mantenere gli studenti al centro del processo di apprendimento.
A fine incontro il messaggio chiaro che è emerso a più voci è quello che solo chi si forma sarà in grado di affrontare il cambiamento. Per questo si deve investire sul capitale umano.