Sono sotto gli occhi di tutti i “sintomi” di una sempre crescente fragilità delle coppie e della difficoltà nell’esercizio della funzione genitoriale, con evidenti ripercussioni sulla crescita dei bambini e degli adolescenti. Bambini che a sei sette anni prendono ancora il biberon, preadolescenti che dormono spesso nel lettone dei genitori, adolescenti che si sballano in discoteca, che ricorrono ad alcool e droghe, o che si ritirano nei social network, coppie che si separano alle prime difficoltà, pensando di avere sbagliato partner.
Sono solo alcuni segnali di un malessere ben più diffuso, che evidenziano quanto la famiglia sia sottoposta a sfide davvero impegnative in un contesto sociale che spesso non è in grado di offrire un adeguato supporto e di offrire segni concreti di attenzione nei confronti della famiglia e dei suoi compiti.
È necessario dunque mettere a punto e diffondere interventi di tipo preventivo rivolti agli adolescenti e ai giovani, così come alle coppie e ai genitori nelle diverse fasi del ciclo di vita e finalizzati non solo all’ accompagnamento ma anche all’arricchimento e alla promozione dei legami familiari.
In questo quadro, a seguito di una pluridecennale esperienza clinica e psicosociale nello studio e nella ricerca sulla famiglia, il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha elaborato una serie articolata di proposte formative che si fondano sull’approccio relazionale-simbolico di Scabini e Cigoli (2000): gli interventi per le coppie e per i genitori, denominati “I Percorsi di Enrichment Familiare” (Pef), i corsi di educazione all’affettività per adolescenti basati sulla proposta del Teen Star e i gruppi per bambini che hanno vissuto la separazione dei propri genitori, chiamati Gruppi di Parola (vedi a lato).
Che cosa hanno in comune questi interventi? Innanzitutto sono rivolti non alla patologia, non alla cura del sintomo o di situazioni di conclamato disagio, ma alla “normalità” in quanto hanno l’obiettivo di implementare le risorse, rilanciare i legami, incrementare la generatività che appartiene a tutte le famiglie ma che può essere messa alla prova dalla complessità che appartiene al quotidiano. Alla base vi è una visione a tutto tondo della persona come soggetto in relazione, la cui identità si definisce proprio a partire dai legami familiari. In secondo luogo utilizzano come principale strumento formativo il gruppo e mirano a sviluppare reti sociali.
I Percorsi di Enrichment Familiare sono interventi rivolti a gruppi di coppie o di genitori e offrono la possibilità di affrontare con modalità innovative alcune dimensioni cruciali per la famiglia come la comunicazione, la capacità di affrontare i problemi e lo stress, le strategie di gestione del conflitto (pensiamo alla relazione con figli adolescenti!), ma anche cosa significa essere coppia e/o essere genitori in una famiglia “affollata” di relazioni orizzontali (fratelli, cognati..) e verticali (genitori, suoceri, nonni…) e in un sociale in cui il rapporto è sempre più complesso.
Ci si può chiedere: ma alle famiglie “normali” chi lo fa fare di partecipare ai Percorsi di Enrichment Familiare? Potremmo rispondere chiedendoci: ma alle persone “chi lo fa fare” di prendersi cura della propria salute e della propria forma fisica con diete, palestre, camminate, corse? Così come le persone si tengono in forma con queste azioni di cura, allo stesso modo i Percorsi possono essere considerati come un modo per “tenere in forma” le relazioni familiari, rinforzandole nei momenti di fatica e proteggendole dai possibili esiti di rottura.
Attualmente è in corso la sesta edizione del Corso di alta formazione per Conduttori di gruppi di coppie e di genitori (R. Iafrate, R. Rosnati, A. Bertoni, S. Ranieri, S. Donato, F. Cattaneo, M. Parise, L. Ferrari, P. Guiddi) e, grazie alla collaborazione tra il Centro di Ateneo e Caritas Nazionale, si sta svolgendo in tutta Italia una sperimentazione dei Pef rivolti a coppie e genitori che affrontano sfide particolari (es. coppie immigrate). Questi Percorsi sono costantemente monitorati da un’équipe del Centro di Ateneo.
La seconda forma di intervento riguarda il Teen Star (Sexuality Teaching in the context of Adult Responsibility - Educazione Sessuale in un contesto di Responsabilità Adulta). Si tratta di un programma di educazione alla sessualità e all’affettività rivolto a ragazzi e ragazze adolescenti e pre-adolescenti, ma anche a giovani-adulti, a bambini in età scolare e ai genitori. Il programma, sviluppatosi negli Stati Uniti degli anni Ottanta per opera della ginecologa Hanna Klaus e oggi diretto dalla professoressa Pilar Vigil, è attualmente diffuso in più di 40 Paesi.
Il metodo Teen Star propone una visione olistica dell’essere umano e intende fornire ai giovani gli strumenti conoscitivi che li rendono liberi di prendere decisioni critiche, responsabili e informati; aiutarli a costruire una positiva immagine di sé; orientarli alla consapevolezza di tutta la profondità del desiderio di amare ed essere amato. In tale ottica si occupa non solo degli aspetti di rischio connessi alla sessualità, ma anche dellla promozione di un’identità integrata e matura, che sia in grado di fare scelte responsabili nell’ambito della propria sessualità.
I partecipanti vengono attivati tramite esercitazioni, role-playing, drammatizzazioni, discussioni di gruppo, e i contenuti vengono modulati a seconda dei bisogni e delle domande del gruppo. Gruppo che diventa anch’esso uno strumento di formazione, in quanto offre ai ragazzi uno spazio protetto dove confrontarsi su argomenti particolarmente delicati come quelli dell’affettività e sessualità.
Il Centro ogni anno propone una formazione “base” per i tutor Teen Star e una formazione “progredita” per tutor che lavorano già con questo metodo e vogliono approfondire maggiormente gli aspetti della conduzione di gruppo (la direzione scientifica è della professoressa Raffaella Iafrate). Entrambe le proposte formative si pregiano della presenza di Pilar Vigil.