Viene comunemente definito naso elettronico. Altro non è se non una piattaforma in grado di rilevare specifiche molecole di gas per applicazioni soprattutto biomediche. «Soffiando semplicemente su degli appositi sensori - afferma Sonia Freddi, doppia laurea in Fisica alla sede di Brescia dell’Università Cattolica e ora dottoranda in Science - è possibile determinare se un paziente è sano o presenta qualche patologia (cancro, fibrosi cistica, broncopneumopatie cronico ostruttive, per citarne alcune) questo perché nel nostro respiro ci sono centinaia di molecole, che però sono in quantità diversa se una persona è sana o se è malata».
Sonia sta sviluppando il progetto sotto la guida del professor Luigi Sangaletti del dipartimento di Fisica. Un percorso che si inserisce nel Progetto strategico d’Ateneo Anapnoi, direttora dal professor Giacomo Gerosa, del dipartimento di Matematica e Fisica, in stretta collaborazione con il gruppo di ricerca della facoltà di Medicina e chirurgia, diretto dal professor Paolo Montuschi, attivo da anni nello studio delle applicazioni dei nasi elettronici in medicina respiratoria.«Dal punto di vista scientifico, è necessario costruire sensori che siano in grado di rilevare determinate molecole considerate biomarcatori di specifiche patologie: per esempio la presenza di determinate quantità di cloro e sodio nel respiro esalato da bambini indica fibrosi cistica, mentre la presenza di determinate quantità di etanolo, acetone o isopropanolo è indice di cancro ai polmoni» spiega Sonia Freddi.
«La piattaforma di sensori che intendiamo sviluppare sarà di notevole rilevanza per tutta la comunità, in quanto, con un effettivo utilizzo ospedaliero, potrebbe diagnosticare specifiche patologie in tempi e con costi molto minori rispetto alle vigenti tecniche diagnostiche, accorciando sensibilmente i tempi di diagnosi e permettendo un intervento più celere».
Finora la giovane ricercatrice ha lavorato con sensori sviluppati in un’università in Russia ma il progetto è quello di riuscire a migliorarli e realizzarne altri, più specifici ed efficienti, a Brescia. Per costruirli è necessario uno studio approfondito dei materiali e della chimica di superficie. «È qui che entra in scena per me la borsa Zegna, che finanzierà il mio soggiorno di 6 mesi al dipartimento di chimica alla KU Leuven, dove avrò modo di approfondire le mie conoscenze in questo settore».
Il semestre a Leuven inizierà solo a gennaio 2019, ma Sonia ha già avuto modo di avere un’ottima impressione della cittadina olandese e del campus universitario. «Potrò ampliare le mie conoscenze in un gruppo di ricerca riconosciuto a livello europeo da un grant ERC e in un’università prestigiosa».
Nel frattempo la ricercatrice bresciana è stata ospite dell’evento che ha festeggiato i cinque anni del programma Ermenegildo Zegna Founder’s Scholarship a Trivero - dove nel 1910 venne inaugurato il Lanificio Zegna - con i 114 studenti selezionati nelle edizioni passate e i 49 a cui è stata assegnata la borsa di studio per l’anno accademico 2018/2019.
«Durante la giornata il Ceo Gildo Zegna ci ha dato tre consigli, se così vogliamo chiamarli. Mi ha colpito soprattutto il terzo, con cui ci ha chiesto di impegnarci a rendere il nostro “place” un “better place”, non solo per noi, ma per tutti. Farò tesoro di tutto: sono orgogliosa di aver ricevuto questa borsa e cercherò di impegnarmi al massimo per rendere il mio posto, un posto migliore.